Caserma di via Bellini, il Comune valuta “l’esproprio”

Una proposta di Diego Cornacchia punta ad applicare le clausole rescissorie della convenzione rientrando così in possesso del terreno e di tutto ciò che c’è sopra. Ma l’amministrazione teme l’inevitabile battaglia legale con il costruttore

L’unica cosa che si muove da parecchi anni a questa parte all’interno della Caserma di via Bellini è la vegetazione spontanea. Quella che sarebbe dovuta essere la nuova casa dei Carabinieri di Busto Arsizio, infatti, rimane sigillata con porte chiuse e tapparelle abbassate ma da qui a qualche tempo la situazione potrebbe cambiare. Da diversi mesi circola tra gli uffici di Palazzo Gilardoni una proposta di mozione di Diego Cornacchia che, se venisse approvata dal consiglio comunale, sbloccherebbe finalmente la strada per l’apertura di quello stabile. Il presidente del Consiglio Comunale chiede infatti di applicare alla lettere l’articolo 4 della convenzione che fu stipulata con la ditta costruttrice. "A seguito del verificarsi dell’inadempimento di cui agli obblighi e prescrizioni previsti" si legge nel documento, Cornacchia propone di "assumere le conseguenti determinazioni, con la declaratoria di decadenza della concessione e la conseguente estinzione del diritto di superficie". La decadenza della convenzione avrà l’effetto collaterale di "ritenere acquisita al patrimonio pubblico la costruzione soprastante il suolo di proprietà comunale" che l’avvocato propone di destinare in gran parte "all’archivio del Palazzo di Giustizia e del Municipio".

 

L’assunto sul quale si muove Diego Cornacchia è piuttosto semplice: l’amministrazione aveva concesso quella superficie (chiudendo anche un occhio sulle cubature delle costruzioni, ndr) solo perchè la struttura avrebbe dovuto ospitare un edificio pubblico. E non uno qualsiasi, proprio una Caserma dei Carabinieri. Naturalmente la convenzione con il costrutture prevedeva che il contratto di locazione dovesse essere sottoscritto dal ministero competente ma oggi, quel tavolo, è saltato. Più volte è stato ribadito che il dicastero della Difesa non ha alcun interesse a trasferire lì i propri militari e questo porta il comune a poter disporre nuovamente di quel terreno. Si legge infatti nella convenzione:

"Qualora non si sia proceduto alla stipula dell’atto a locare […] ciò comporterà la decadenza della concessione con conseguente estinzione del diritto di superficie ed incameramento della fidejussione di cui all’art. 3 da parte del Comune. In tal caso il Comune, a suo insindacabile giudizio, potrà disporre il ripristino dei luoghi a spese della Società o suoi aventi causa"

La questione, però, si complica. Nella seduta del consiglio comunale del 21 luglio, infatti, la delibera era ad un passo dalla votazione quando è stato deciso di rispedirla in commissione. Dovrà essere ridiscussa entro fine mese e tornerà in votazione nel primo consiglio comunale dopo la pausa estiva ma trovare un accordo non sarà facile. L’amministrazione, infatti, pare non aver sposato la linea dura e teme il contenzioso legale che una tale decisione farebbe nascere con la società attualmente proprietaria dell’immobile, la Edilteco srl. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Luglio 2014
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