Dipendenti infedeli alla Manara, sei arresti

Sottraevano sistematicamente denaro dalle casse omettendo un gran numero di scontrini per un totale stimato di oltre 70 mila euro in sei anni. L'accusa è peculato

Sei dipendenti della piscina comunale Manara sono finiti agli arresti domiciliari alle prime luci dell’alba di oggi, venerdì, con l’accusa di peculato. Ad eseguire le ordinanze di custodia attorno alle 5 del mattinio, i Carabinieri di Busto Arsizio al termine di un’indagine realizzata con il sostituto procuratore Nadia Calcaterra della Procura bustocca. Il gruppo avrebbe sottratto denaro dalle casse omettendo il rilascio dello scontrino fiscale ai clienti che pagavano l’ingresso nella struttura, un trucco che mettevano in atto più volte durante la giornata e che in due settimane ha fruttato circa 500 euro in un periodo, comunque, di bassa affluenza alla struttura.

Secondo i militari di piazza XXV Aprile, comunque, il sistema era collaudato da anni e vi sonotestimonianze attendibili che comprovano l’esistenza del sistema almeno dal 2007. Gli ammanchi nelle casse erano irrisori, rispetto al totale, ma Procura e Carabinieri hanno stimato in almeno 73 mila euro la cifra sottratta ma, anche se difficilmente comprovabile, il totale potrebbe anche essere superiore. Il flusso di clienti del complesso Manara, infatti, è soggetto a diverse variazioni durante l’anno: con l’aertura delle piscine esterne nel periodo estivo, infatti, il pubblico aumenta in maniera esponenziale. I sei utilizzavano questi soldi per pagarsi pranzi e cene, oppure per comprare qualche regalo di nozze. Il sistema era semplice: il cliente pagava l’ingresso  e a lui veniva consegnato solo il badge per superare i tornelli, lo scontrino veniva battuto ma rimaneva sul registratore di cassa per essere consegnato al cliente successivo. Ogni due clienti, dunque, veniva battuto un solo scontrino. A fine giornata il cassiere stornava i soldi in avanzo rispetto al totale degli scontrini battuti e lo faceva confluire nella cassa comune. 

Le indagini dei militari del capitano Antonino Spinnato, avviate a seguito della segnalazione pervenuta da parte di alcuni utenti accortisi delle “anomalie” nella fase di erogazione degli scontrini fiscali, non sono state semplici ma si sono avvalse di microcamere piazzate nel box delle casse e di intercettazioni ambientali e telefoniche. Attraverso l’utilizzo di questi sistemi si è riusciti a dimostrare la modalità con cui venivano sistematicamente creati gli ammanchi mentre grazie alla captazione delle conversazioni i militari hanno ottenuto, praticamente, delle confessioni involontarie. Dalla perquisizione di questa mattina nelle abitazioni degli arrestati sono spuntati fuori mille euro, il fondo cassa del gruppo. Dura la reazione di Agesp Servizi che ha affidato ad una nota le iniziative che verranno prese nei loro confronti, a partire dalla costituzione di parte civile nel processo che ne scaturirà.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Marzo 2013
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