L’edicolante che aiuta i senza tetto: «In stazione il dramma continua»
Mentre la città si avvia al 2010 lo scalo ferroviario Fs è sempre più simile ad un dormitorio improvvisato. Ivan Forestieri, dopo l'appello agli sciuri della città, torna a chiedere una soluzione
La fine dell’anno si avvicina e Ivan Forestieri, l’edicolante della stazione Fs di Busto Arsizio, torna a lanciare l’appello alla città che si avvia verso il 2010 perchè amministrazione e associazioni si impegnino a trovare una soluzione ai senza tetto che ormai sono arrivati ad un numero che sfiora le venti unità: «Anche ieri sera sono rimasto con loro – racconta l’edicolante – dopo la chiusura della mia attività ho fatto un giro e ne ho contati 19, fortunatamente due volte alla settimana un gruppo di volontari della Croce rossa (anche ieri sera) si occupa di loro portando cibo, bevande e coperte». Ivan non può far altro che attirare l’attenzione su questa situazione incresciosa: «Mi rivolgo ai giornali perchè ne parlino e l’ultima volta su Varesenews si è innescato un bel dibattito – racconta – l’amministrazione non può solo stare a guardare».
La tristezza nella voce di Ivan è palpabile, la sera di Santo Stefano l’ha passata con una famiglia rumena: madre, padre e figlio di 12 anni: «Si chiama Angel e il suo sorriso di fronte al freddo, al pavimento scomodo e alla sporcizia dell’ingresso della stazione mi ha lasciato senza parole – racconta – era contento di dormire appollaiato tra la mamma e il papà mentre io non riuscivo a capacitarmi di come si possa sorridere davanti a tante difficoltà». La famiglia rumena è venuta in Italia da qualche mese dopo che la loro casa è stata distrutta, forse per far spazio a qualche quartiere residenziale per i nuovi ricchi di un paese invaso dal capitalismo violento: «Il padre mi ha raccontato della baracca distrutta e del desiderio di venire in Italia per trovare un lavoro e una vita dignitosa – racconta Ivan – ma da qualche mese viaggiano sui treni tra Varese e Milano senza una casa».
Quello della famiglia rumena accampata con materassi e coperte nell’androne della stazione è solo l’ultima delle tante storie di vita perdute tra l’andirivieni dei passeggeri della stazione. Di giorno non li noti, sono in giro a cercare pasti caldi o a chiedere l’elemosina ma la notte si ritrovano alla stazione delle Fs, unico luogo caldo dove rifugiarsi sempre che non ci si debba prendere a pugni per un posto vicino al calorifero. Dopo il primo appello lanciato anche all’assessore ai servizi sociali Mario Crespi più nulla si è saputo del dormitorio per i senza tetto di cui una città come Busto, al centro di una grande area urbanizzata, ha sempre più urgentemente bisogno.
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