Farioli: “Busto non sia l’arlecchino servo di due padroni”

Il sindaco scrive agli amministratori di Trenord e Ferrovie Nord e a tutte le autorità provinciali e regionali per ribadire che la città e il territorio hanno pagato prezzi altissimi per lo sviluppo della mobilità nel nord Italia

Di seguito il testo della lettera inviata dal sindaco Farioli sul tema dei collegamenti ferroviari Malpensa-Milano e della fermata del Malpensa Express a Busto Arsizio al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, al presidente della Provincia di Varese Gunnar Vincenzi, a tutti i membri del tavolo tecnico Sea-Malpensa, all’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Alessandro Sorte, al presidente della Commissione regionale Territorio e Infrastrutture Alessandro Sala e all’ amministratore delegato di Trenord Cinzia Farisè, al presidente delle Ferrovie Nord Milano Norberto Achille, ai sindaci di Somma Lombardo, Lonate, Ferno, Castellanza, alle associazioni economiche della Provincia di Varese e ai consiglieri regionali eletti in provincia di Varese.

“Carissimi,
faccio seguito alla mia precedente comunicazione prevalentemente focalizzata sulla ottimizzazione economica, infrastrutturale e logistica delle aree limitrofe alla stazione delle Ferrovie Nord Milano in Busto Arsizio, all’interno della quale facevo riferimento alla assoluta necessità di governare con consapevole sguardo unitario tutte le scelte in funzione di Expo e, soprattutto, per non vanificare gli enormi investimenti in termini di territorio, risorse, progettazioni relative all’aeroporto di Malpensa, al suo sviluppo e alla sua imprescindibile centralità su ogni progetto inerente il quadrante nord ovest Lombardia.
Torno a scrivere oggi, sollecitando incontri possibilmente a breve, alla luce delle notizie che, smentendo, pur per il momento solo parzialmente, le mie personali preoccupazioni, paiono dare già per certa la soppressione sulla tratta Malpensa-Milano delle fermate del Malpensa Express a Busto Arsizio. Ricordo in questa sede, pur sapendo che gli interlocutori non possono esserselo dimenticato, che il sacrificio territoriale di gran parte del basso Varesotto, la delocalizzazione di interi nuclei urbani, la previsione di sviluppo dell’aeroporto di Malpensa come aeroporto strategico internazionale, gli investimenti di Ferrovie Nord Milano, comunità del Varesotto e dell’Altomilanese per l’interramento contestuale al quadruplicamento delle linee avevano e, a mio avviso, hanno ancora di più oggi giustificazione nella scelta di un investimento funzionale alla creazione di opportunità economiche e di lavoro, oltre che di maggior sostenibilità ambientale e infrastrutturale della Lombardia tutta, del nord Italia, dell’intero Paese, ma anche, se non soprattutto, delle comunità che hanno sacrificato beni privati e collettivi in vista di questo risultato.
E’ ben lungi da me, e dalla cultura del sottoscritto, limitarsi ad una sterile e vuota forma di protesta. Lo testimoniano gli atti, la coerenza, le risorse messe a disposizione, il coinvolgimento di realtà pubbliche e private, oltre al sacrificio di importanti parti del territorio per servire un’area vasta che va ben al di là dei confini della provincia. Pur avendo avuto nei giorni scorsi ampia assicurazione che, delle decisioni e programmazioni, il territorio, i suoi attori economici e sociali, le comunità locali sarebbero stati attori

protagonisti, parrebbe, dalla lettura degli orari già resi noti al pubblico, a far data dal 26 di aprile, che alcune scelte vengano già presentate come imposte e definite.
C’è certamente bisogno di governare i processi e non di inseguirli, c’è probabilmente bisogno, di fronte alle difficoltà internazionali, economiche e sociali, di essere pronti a riattualizzare ciò su cui si era costruito un percorso passato; ma….. Se è vero com’è vero che il collegamento veloce tra Malpensa e Rho Pero dovrà, anche per il necessario rinvio dell’anello da Gallarate, sfruttare i raccordi x e y (guarda caso realizzati smembrando interi quartieri di Busto Arsizio e Castellanza); se è vero com’è vero che da Busto Arsizio si distacca il collegamento con Novara per l’alta velocità, per anni colpevolmente ritardato dai fenomeni ostruzionistici, quando non terroristici dei No Tav; se è vero com’ è vero che il collegamento Malpensa – Varese e Svizzera è avvenuto o avviene, con rotture di carico, attraverso il raccordo x di Busto Arsizio (che ha costretto ad importanti investimenti Comune e Regione non più tardi di 6 anni fa per non lasciare segregate famiglie ed imprese); se è vero com’ è vero che può essere meglio ottimizzato il collegamento con l’alta velocità Milano – Roma – Bologna attraverso un più razionale utilizzo delle stazioni milanesi, grazie anche al passante, ciò che appare insostenibile e ingiustificabile è la soppressione della fermata di un treno, il Malpensa Express, che dalla sua nascita ha goduto, oltre che degli investimenti diretti dell’Amministrazione di Busto, dell’erogazione di una quota-parte di trasporto pubblico locale e del contributo annuale di molti pendolari, che hanno con ciò anche sgravato treni regionali altrimenti difficilmente sostenibili.
E’ partendo da queste considerazioni che invito tutti i membri del tavolo tecnico e politico a considerare le necessità suddette, tutti i comuni, a cominciare da Somma Lombardo, Lonate, Ferno, Castellanza, tutti i consiglieri regionali, a cominciare dalla commissione territorio e trasporti, tutte le forze economiche territoriali, a cominciare dalla Camera di Commercio che tutte le rappresenta in sintesi, a predisporre non un generico manifesto di protesta, ma un consapevole corollario di proposte che consentano adeguate soluzioni. Soluzioni in linea con la storia, la responsabilità, l’orgoglio, gli investimenti di un territorio che tanto ha dato e che non è disponibile ad assistere inerte a scelte calate e che parrebbero ai più, se non comunicate correttamente e giustificate alla luce anche delle poche osservazioni finora formulate, motivate solo da interessi economici a cui ancora una volta la Lombardia e il nostro territorio sono costretti a pagare dazio.
L’Italia degli Enrico dell’Acqua non accetterebbe, proprio alla vigilia di Expo, di essere ricordata come l’Italia di Pulcinella, o peggio, di Arlecchino servitore di due padroni (alla vostra intelligenza capire quali)”

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Pubblicato il 19 Gennaio 2015
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