I 5 Stelle contro l’Ad di Accam: “Business plan artificiale”

I pentastellati contestano il piano economico presentato dalla società che gestisce l'impianto nei giorni scorsi: "C'è un palese conflitto d'interesse e una mancanza di valutazione sull'impatto ambientale nell'analisi"

Il M5S di Busto Arsizio si oppone a quella che definisce una «strumentale presentazione del Business Plan di Accam», avvenuta martedì 4 novembre in Comune alla presenza di diverse Amministrazioni che fanno parte del Consorzio. L’amministratore delegato Giorgio Ghiringhelli, infatti, ha presentato lo scenario emerso dal tavolo tecnico che doveva superare l’ipotesi del revamping (ristrutturazione) totale dell’impianto con il relativo costo da 40 milioni, e valutare soluzioni alternative che tenessero in considerazione la sostenibilità economica e ambientale per la gestione dei rifiuti. Ghiringhelli ha presentato la possibilità di un revamping parziale dell’inceneritore e di una difficile sostenibilità economica della cosiddetta "fabbrica dei materiali". Il Movimento 5 Stelle di Busto ha emanato un comunicato che riportiamo di seguito che contesta il business plan di Accam definendolo una "fabbrica di bugie".

La contestazione parte dalla discutibile terzietà che ha avuto ACCAM Spa nel Gruppo di
Lavoro; un conflitto di interessi enorme che non poteva che garantire una soluzione di continuità
con il revamping dell’inceneritore, seppur parziale. Signicativo è ad esempio il fatto
che l’argomento "Ambiente" non sia stato neanche preso in considerazione, mentre tutta la
parte economica viene snocciolata con dati che contengono "artifici imperfetti di finanza
creativa".

Prendiamo ad esempio alla svalorizzazione dell’impianto, è un elemento dello stato patrimoniale
che viene computato nel conto economico per creare terrorismo psicologico nei confronti
dei Comuni, in caso di chiusura dell’inceneritore. Ci sono in ballo circa 1,4 mln di € annuali che appesantiscono lo scenario della Fabbrica dei Materiali, smontando quanto di buono rappresenta sia dal punto di vista ambientale che di sostenibilità nel tempo; non si capisce perchè un’ ipotetica Fabbrica dei Materiali debba sostenere costi di bonifica e penali, mentre nella soluzione del revamping scompare magicamente tutto, lasciando in sospeso 8 mln di € di bonifica che non vengono conteggiati (come invece prevede l’art.114 della legge 388/2000).

Ci sono degli introiti secondo noi esagerati nel caso di revamping: come il prezzo della vendita
dell’energia elettrica (ad oggi in calo sul mercato), la valorizzazione degli incentivi statali
(anch’essi in calo, ma conteggiati al valore attuale per i prossimi 20 anni) e il teleriscaldamento
(per il quale non si sa ancora chi potrà allacciarsi e a quali costi). Tali ricavi vengono conteggiati
nel conto economico pur non avendone una garanzia temporale, mentre per la fabbrica
dei materiali appaiono sottostimati i ricavi ottenuti dal recupero dei materiali.

Il M5S chiede pertanto che vengano presentati i Business Plan epurati da questi "artifici
imperfetti" (termine usato dal sig. Ghiringhelli) e che si valuti l’effettivo rendiconto dei diversi
scenari. Mettendo in dovuta evidenza il fatto che un cittadino potrebbe pagare la stessa cifra
che paga oggi per lo smaltimento dei riuti, ma con un impatto sull’ambiente e sulla salute
migliore e soprattutto sostenibile. Siamo sicuri che solo in questo modo i Sindaci avranno le
informazioni corrette per prendere una decisione strategica per il futuro del consorzio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Novembre 2014
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