Tra i profughi di via dei Mille: “Scappiamo dalle guerre per riprenderci il futuro “

Il racconto del gruppo dei nigeriani: "Siamo sfuggiti a Boko Haram mentre in Libia comandano le bande armate. Vogliamo imparare l'italiano e lavorare". Hanno pagato 600 euro per la traversata

 Vengono da diversi Stati dell’Africa occidentale e sono ospitati all’interno dell’ex-circolo ricreativo aziendale dell’Enel in via dei Mille, oggi edificio di proprietà privata messo a disposizione del Ministero per la gestione dei profughi salvati dall’operazione "Mare Nostrum" nel Canale di Sicilia. Sono 25 e oggi sorridono. Hanno attraversato l’Africa, poi hanno vissuto l’inferno del disordine libico e – infine – hanno pagato oltre 600 euro a testa per salire su un barcone insicuro e pilotato da scafisti senza scrupoli per raggiungere l’Italia. A Busto Arsizio c’è già chi ha tirato in ballo l’allarme ebola ma – in realtà – non c’è nulla di che allarmarsi. Hanno passato i controlli sanitari in Sicilia dove – proprio grazie alla presenza massiccia della Marina Militare – oggi è difficile passare senza un filtro. Poi sono passati sotto il controllo dell’Asl di Varese che ha garantito per la loro situazione sanitaria.

Anche il vice-sindaco Giampiero Reguzzoni, leghista da sempre, conviene sul fatto che «anche se questa non è la politica sull’immigrazione che noi vorremmo, possiamo stare tranquilli dal punto di vista sanitario perchè ci sono dei controlli da parte delle autorità sanitarie». I richiedenti asilo ospitati all’interno dell’ex-Cral sono tutti uomini, molto giovani. Abbiamo parlato con il gruppo dei nigeriani che ci raccontano di come sono arrivati a Lampedusa, hanno tra i 23 e i 27 anni: «Quando siamo partiti dalla Nigeria volevamo trovare lavoro in Libia ed è lì che abbiamo passato gli ultimi 3 anni – racconta uno di loro – io vivevo a Sabha (città nel cuore della Libia, ndr) ma la situazione si è fatta sempre più difficile e la nostra permanenza in quel Paese stava mettendo a rischio la nostra vita. Siamo dovuti scappare ma non potevamo tornare in Nigeria per via del fatto che siamo cristiani e nel nord del Paese gli estremisti islamici di Boko Haram non ci lasciano vivere». 

Oggi si parla molto degli Yazidi in Irak e dei cristiani di Mosul ma non va dimenticato quello che stanno vivendo i cristiani in Nigeria dove il governo centrale del presidente Goodluck Jonathan non riesce a garantire il controllo di una parte del martoriato Stato centrafricano. Uno di loro ci racconta di aver perso i genitori un giorno, dopo essere tornato da scuola: «Non c’erano più, li avevano mandati via e mi hanno detto che se avessi voluto rimanere avrei dovuto vivere con una nuova famiglia». Qui hanno trovato, almeno, la serenità: «In questa struttura stiamo bene – raccontano – e ringraziamo l’Italia per averci recuperato in mezzo al mare e accolto. Vorremmo avere un futuro qui, trovare un lavoro ma, prima di tutto, imparare l’italiano per poter comunicare con voi». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Agosto 2014
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