Il discorso del sindaco, così si integra il documento programmatico

Durante l’ultimo consiglio comunale il primo cittadino ha illustrato le linee programmatiche della nuova giunta. Un discorso che ha integrato ampiamente il documento e che, come richiesto dalle opposizioni, ora sarà allegato

Durante l’ultimo consiglio comunale il sindaco Gigi Farioli ha illustrato le linee programmatiche della sua nuova giunta. Un lungo discorso che ha integrato il documento consegnato a tutti i consiglieri comunali e che ha portato Valerio Mariani (PD) a chiedere che anche le parole del sindaco fossero messe nero su bianco. Sarà proprio sulla base di questi due atti che la discussione di venerdì prossimo, nell’imminente consiglio comunale, si discuterà sul futuro della città da oggi al 2016. 
La forma di questa trascrizione -precisano i tecnici- risente ovvaimente del fatto che si tratta di un intervento orale.

Buona sera a tutti. Io, per la verità, avevo chiesto e convenuto, dopo aver comunicato ufficialmente l’insediamento della nuova Giunta, che oggi avremmo illustrato il documento programmatico di accelerazione del raggiungimento degli obiettivi. Quindi mi piacerebbe innanzitutto che venisse distribuito a tutti i presenti e gli assenti, e anche agli assenti presenti, in modo tale che le persone e i Consiglieri Comunali possano seguire questo documento che, come sapete, non è sottoponibile a votazione, ma ritengo, per correttezza, per opportunità e soprattutto per quel senso di rispetto che del Consiglio ritengo tutti dobbiamo avere, soprattutto i Consiglieri, possa essere opportuno che sia oggetto non solo di comunicazione ma anche di riflessione. Quindi invito a distribuire ai presenti, ai presenti assenti, e di tenere le copie per chi invece è assente perché non è presente giustificato.

Come ho detto l’altra volta e come avevo già comunicato ufficialmente in Consiglio a margine del dibattito del bilancio preventivo 2013, facendo tesoro degli ampi dibattiti consiliari, e non solo consiliari, che sono avvenuti nel corso di questo periodo, si è ritenuto di fare tesoro delle linee guida pervenute, dei suggerimenti pervenuti dai Consiglieri e dalle forze economiche e sociali che hanno costituito il Tavolo permanente per lo sviluppo territoriale dell’Alto Milanese, e si è ritenuto, quindi, di accelerare, nell’ambito di una serie di obiettivi, visto il mutato contesto non solo istituzionale, economico e finanziario ma anche politico, consentitemelo di dire, in cui ci troviamo ad operare.

Mai come in questo periodo storico ed economico i presupposti su cui si va a lavorare sono continuamente in cambiamento, e quindi mai come in questo proposito, in questo momento chiunque abbia, non dico la velleità, ma l’ambizione di credere ancora che la politica e la buona politica e la democrazia siano ancora il metodo migliore per rispondere alle domande e al bisogno delle società, delle comunità e al governo delle complessità, ha il dovere di prendere atto della realtà e insieme cercare di governarla nella maniera più consona.

Come voi sapete, tutto quanto trova fondamento in quel documento con cui sfidammo le forze consiliari e politiche, sociali, economiche, istituzionali della città e dell’intero territorio dell’Alto Milanese a metà del 2012, quando ci trovammo a verificare che, pur non essendo variato il contesto complessivo degli obiettivi strategici di mandato, era talmente variato il contesto economico ed istituzionale legislativo che era necessario rivedere e mutare gli assetti, e soprattutto le priorità.

Sulla base di questo, io cercherò di essere il più sintetico possibile, perché poi queste cose le abbiamo già più volte discusse in Commissione, e nel documento che avete le trovate sunteggiate: abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissi, ambiziosi, qualcuno pensava addirittura velleitari, a metà del 2012, ed abbiamo terminato quel ciclo di obiettivi con l’approvazione del bilancio preventivo 2013, come a voi comunicato.

Nel documento dell’agosto, voi sapete, ponevamo essenzialmente due interrogativi alla attività amministrativa, perché Busto Arsizio e i suoi Consiglieri, soprattutto chi, come il Senatore Rossi, dicevamo prima ha ancora l’ambizione e la passione di privilegiare rispetto ai teatrini della politica il tentativo di dare risposte efficaci ai bisogni della società, era assolutamente essenziale riposizionare alcune priorità e definire soprattutto qualcosa che consentisse di raggiungere, da un lato, una revisione complessiva degli scenari dell’Ente Locale e della sua partecipazione, dall’altro, evitare quella sempre più opprimente pressione della politica burocratica politicante sulla società civile e sull’economia, dall’altro ancora, centrare l’obiettivo di cercare di pesare il meno possibile su famiglie, imprese e società.

Quell’ambizioso obiettivo è stato raggiunto, mantenendo la pressione tributaria più bassa della provincia, anzi addirittura quell’obiettivo è stato raggiunto raddoppiando e diversificando la nostra distanza rispetto alle realtà locali della Provincia e della Regione. Ma questo non può bastare, perché, voi sapete, una delle sollecitazioni più intelligenti che è giunta dal Consiglio, e in questo caso devo dire con obiettività e con intelligenza, dalle forze, fossero esse sia di Maggioranza che di Opposizione, è stato il tema di porre al centro il lavoro, l’economia, la crescita e lo sviluppo.

Una città come Busto Arsizio, che si è sempre caratterizzata per la capacità di accogliere e attrarre economia, offrire lavoro, in un momento come questo drammatico, di crisi finanziaria, economica, manifatturiera, di occupazione, ha trovato e trova davanti a tutti la difficoltà ed il problema di confrontarsi con dei drammi sociali ed economici che sicuramente non possono lasciarci inerti.

Io credo di interpretare non soltanto la volontà del sottoscritto, ma la sincera volontà di tutti i Consiglieri Comunali, di Opposizione e di Maggioranza, e anche di quelli che hanno voluto sempre approcciarsi ai temi con spirito veramente laico, non privilegiando la propria appartenenza, di ricordare che nessuno di noi ha il desiderio di essere semplicemente terminale periferico di scelte fatte altrove, in maniera sempre più confusa, sempre più incerta, con prospettive sempre più insicure. Ed è per questo che con piacere abbiamo accolto la provocazione del Consiglio, e in questo caso devo ricordare almeno in due momenti, del Senatore Rossi nel dibattito sul PGT, quando ci siamo chiesti che cosa potessimo fare nella approvazione del PGT per non fare semplicemente una definizione delle programmazioni urbanistiche, ma per fare sì che questo strumento così difficile, così apparentemente tecnico, così apparentemente complesso, potesse trasformarsi in una leva che consentisse la rinascita e la ripresa del lavoro e della occupazione.

Ricordo allora che votammo un Ordine del Giorno, e quell’Ordine del Giorno non è rimasto lettera morta, in questo tipo di progetto noi cerchiamo di riprenderlo con qualche stimolo positivo, anche facendo tesoro non solo delle sollecitazioni di Rossi, di Marta Tosi, di alcuni Consiglieri della Maggioranza, ma anche le sollecitazioni e i consigli che sono pervenuti qualche volta soltanto a livello superficiale, come degli auspici dalle forze economiche e dalle forze sindacali. E su questo torneremo dopo, cercando di declinarlo in maniera più concreta e in modo tale che ci possa essere un contributo concreto, soprattutto dell’orizzonte del 2014, da parte di tutte le forze consiliari politiche e anche dalle forze economiche e sociali.

E parliamo del PGT. Abbiamo l’orgoglio di aver raggiunto l’obiettivo di far sì che il PGT fosse approvato, adottato, approvato e poi divenuto efficace. Tutti voi sapete che il 18 dicembre del 2013 il Piano del Governo del Territorio votato è diventato efficace, e quindi quegli obiettivi, quei documenti, quegli auspici, quegli incentivi che abbiamo discusso devono diventare oggi strumento di governo dell’Ente Locale, del territorio e dell’economia.

Così come dobbiamo cercare di fare in modo che quello che è stato un elemento sicuramente positivo, ma sicuramente non più sufficiente, quello di governare la spesa corrente limitando al massimo la pressione tributaria, non solo difficilmente nel 2014 potrà essere centrato, visto il contributo che il combinato disposto delle manovre più dettate da Bruxelles che da Roma, e più dettate da un tentativo che non coinvolge la spesa pubblica, ma scarica sugli Enti Locali la gran parte dell’onere della diminuzione del debito pubblico, probabilmente impedirà di consentire di raggiungerlo nel 2014.

Allora, quali sono gli strumenti che noi dobbiamo mettere in gioco tutti insieme per fare in modo che ci sia, che ci possa essere ancora, una possibilità di crescita e di sviluppo?

Nel 2012, le parole guida erano: pessimismo, sfiducia, disperazione in alcuni casi. Io ho letto in questi giorni che tanti si riempiono la bocca del positivo esito dei mercati borsistici, ma ho anche letto e anche vedo tutti i giorni a Busto Arsizio, e non solo a Busto Arsizio, nelle piccole, medie, non solo piccole e medie imprese del nostro territorio, una serie di drammi sociali. Il mercato borsistico non sottolinea e non evidenzia i drammi sociali delle molte famiglie che hanno garantito in questo territorio, non solo la voglia di combattere e di resistere, non solo la voglia di ottemperare ai debiti delle proprie aziende con il patrimonio personale, ma anche alle difficoltà dei propri giovani con quel welfare sociale e familiare che finora è stato la salvezza di questo territorio.

Ma noi abbiamo il dovere non solo di avere i piedi piantati nel presente, ma di avere consapevolezza che affrontare il futuro da parte di chi ami ancora la buona politica è anche cercare di fare piccoli sforzi, grandi sforzi, intelligenti azioni, perché questa sfiducia nelle istituzioni, nella politica, si trasformi in speranza.

Chi mi conosce sa che amo spesso fare delle citazioni, permettetemene solo una, che peraltro ho scritto anche nel documento. Ho letto in questi mesi, in queste giornate di vacanza per molti, di riflessione per noi, una frase di Eraclito che ho trovato particolarmente vera. Eraclito, sapete, era un filosofo dell’antichissima Grecia, un presocratico, il quale era sempre visto in antitesi con Parmenide, perché Parmenide diceva: “l’essere è e non può non essere nella sua immutabilità”, Eraclito diceva: “non c’è mai nulla che è sempre uguale, tutto scorre, panta rei, quindi tutto è sempre diverso”. È vero, noi ci troviamo paradossalmente a dire che come Busto vogliamo essere un po’ Parmenide e un po’ Eraclito, vorremmo che mantenessimo il meglio delle tradizioni di Busto Arsizio nella mutevolezza complessiva delle sfide.

E Eraclito cosa diceva? Diceva che chi non spera non può mai trovare e sperare di realizzare l’insperabile. E oggi, invece, noi abbiamo il dovere, pur nelle impervie difficoltà, di continuare a cercare di crescere, di continuare a dare elementi di crescita, e, diciamoci la verità, come amano dire molti di noi, il lavoro non si crea attraverso le leggi, attraverso i regolamenti, attraverso i decreti, semmai si crea attraverso l’impresa, lo sforzo di dare lavoro e ricchezza, e non attraverso l’assistenzialismo ma attraverso una crescita complessiva.

Ricordo… mi scusi, Senatore Rossi, se oggi la cito per la seconda volta, o terza, chiedo scusa… ma io mi ricordo, ero un ragazzino, venivo con pantaloni all’inglese nel Consiglio Comunale ed era al contrario, perché era là il Sindaco, e si disse una volta che quando si vuole far ripartire l’economia bisogna fare ripartire l’edilizia, la casa e l’indotto. Ebbene, come possiamo, oggi, cercare di riuscire ad innescare questo processo nel 2012, come possiamo senza cadere… nel 2014, pardon, chiedo scusa, io sono sempre nel passato ma guardo al futuro… nel 2014? Possiamo cercando innanzitutto di non cedere alle tentazioni di sprecare suolo, ma sicuramente a porre in essere una serie di politiche attive sulla urbanistica che nel PGT ci sono, e che sono essenzialmente quelle che incentivano la riqualificazione dell’esistente, la riqualificazione dell’abitare e il miglioramento dell’abitato con un grande obiettivo serio, quello della riqualificazione ambientale ed energetica del territorio.

Perché puntiamo su questo? perché, voi sapete, c’è qualcosa di buono nel Decreto del Fare, e c’è la scelta di prorogare gli incentivi fiscali per le riqualificazioni urbanistiche insieme con l’indotto del mercato dell’arredamento. E questa è una opportunità che noi dobbiamo sommare agli incentivi nostri, e dobbiamo mettere in rete, cosa che ha ricordato, con grande riconoscimento del nostro sforzo, nell’incontro dell’altro ieri il Direttore Generale di ANCE, mettendoci in rete con protocolli anche di istituti di credito, con le fondazioni comunitarie e con la Finanziaria, per sommare al massimo e rendere possibili gli incentivi alla riqualificazione dell’abitato. Primo grande obiettivo della attuazione del PGT.

Ecco perché, come vedrete, e come vi è stato distribuito, nelle indicazioni di deleghe c’è la indicazione dipartimentale di alcune di queste parole guida. Ecco perché il principale degli obiettivi, che ho inteso delegare ma non dare esclusivamente, perché dovrà essere un lavoro di insieme collegiale, è l’attuazione del PGT secondo questi grandi obiettivi: l’investimento energetico, che è un investimento strategico per il miglioramento dell’abitare, per il miglioramento della casa.

Ovviamente si accompagna a questo anche un altro degli obiettivi che era nel documento del PGT, lì c’era anche un cronoprogramma specifico. Voi tutti ricorderete che negli Ambiti di Trasformazione, cioè quelli considerati strategici, quei lotti strategici della città, e cito alcuni che forse abbiamo anche discusso fin troppo, ma senza realizzazioni concrete, per esempio il Borri, per esempio l’area delle Nord, per esempio l’area di Beata Giuliana, per esempio l’ex Malpensa Fiere, o odierna Malpensa Fiere, tutte zone considerate di trasformazione strategica, attrattive di risorse pubbliche, private, comunali e sovraccomunali.

Come potrà meglio ricordarvi nel corso dell’anno, magari anche oggi stesso, se vorrà, il Vicesindaco, nell’ambito di quel PGT noi abbiamo un impegno a fare in modo che entro dodici mesi dall’efficacia del PGT su alcune di queste aree venga identificata una cornice di attuabilità. Lo strumento che noi preferiamo utilizzare è la partecipazione trasparente con una cabina di regia pubblica e con il possibile utilizzo di risorse pubbliche, private, comunali e sovraccomunali.

Terzo grande ambito della politica, che è una politica di coesione e inclusione sociale, e, sempre sulla casa, è una politica finalmente contemporanea, ma riallacciata, di housing sociale. Guardate che oggi il problema dell’housing sociale e della casa… e anche qui un ragionamento che dobbiamo fare tutti insieme, le ultime risorse che per esempio Regione Lombardia ha ritenuto di destinare all’housing sociale, come ricordava qualche esperto del settore sia del mondo delle cooperative che del mondo delle piccole imprese, è stato destinato in gran parte, ma in gran parte inefficace, al tamponamento della politica in locazione. In realtà questo ha comportato pochi frutti e scarsi investimenti sia del mondo delle cooperative, sia del mondo delle imprese, perché esse ritengono che puntare sulla specificità italiana della locazione semplicemente come tamponamento alla locazione non è sufficientemente redditizio per investire in housing sociale per giovani e, guardate, soprattutto per anziani.

Un altro dei temi grossi di fronte al quale noi ci troviamo, società moderna, è il fatto, dato che ho letto l’altra notte su il “Corriere della sera”, da una ricerca ISTAT, che mi ha impressionato: dal 2001 al 2014 la presenza percentuale degli ultra sessantacinquenni sulla popolazione complessiva è aumentata dell’85%. Questo cosa significa? Significa che noi dobbiamo fare una politica della casa e di housing sociale che guardi anche a questo. E se davvero crediamo, e guardo Magistrelli, al fatto che non dobbiamo soltanto pensare al sistema del ricovero o piuttosto che dell’appoggio riabilitativo, dobbiamo pensare ad una politica di co-housing sociale che i più avanzati sociologi definiscono silver housing. Ecco qui il terzo grande obiettivo, con messa a disposizione anche di terreni per realizzazioni di questo tipo.

Sono tutti e tre elementi particolarmente strategici che rientrano nella attuazione del PGT e, come avete visto, si intrecciano anche con due altri grandi obiettivi di questo periodo che si sposano e si basano essenzialmente sull’altra esperienza, non del tutto positiva per risultati, ma sicuramente positiva come premessa, di aver fatto diventare Busto Arsizio una antenna strategica riconosciuta da Regione Lombardia e Bruxelles come luogo di attrazione di investimenti europei.

Inizia il 2014, inizia un sessennio per l’Europa, lo dico chiaramente, Europa che così non ci piace, ma a cui non possiamo immaginare di credere di non partecipare, come costruzione, almeno per rispetto ai nostri Padri politici che la pensavano una Europa politica dell’economia e dei popoli e non della finanza dell’Europa del Nord: dobbiamo cercare di fare in modo che le risorse europee arrivino a noi. Voi sapete benissimo, dati del dicembre 2013, la Lombardia ha una media pari al doppio della media italiana di attrarre risorse, ma pari alla metà della capacità dei Paesi europei di attrarre risorse europee. Noi riusciamo ad attirare in Italia meno del 50% di quanto contribuiamo con possibilità all’Unione Europea. Allora questo non può più essere un alibi, dobbiamo essere in grado di attrarre queste risorse.

Come voi sapete, e qui ringrazio i Consiglieri di Minoranza e Maggioranza che nel mese di dicembre sono stati non solo attenti uditori, ma addirittura propositori, nei mesi scorsi abbiamo avuto due incontri fondamentali, uno sull’inclusione sociale e sull’utilizzo della lotta contro alle nuove e vecchie povertà, e l’altro sul Dress Care, che è stato esempio di un format che immediatamente Adiconsum Nazionale e Confindustria Nazionale hanno voluto riproporre a Roma, nei giorni in cui io tra l’altro accompagnavo anche il ‘36 all’udienza del Papa, come progetto prototipale per quel ponte progressivo di unione tra la vera produzione e la lotta al consumo di cui il nostro territorio è sicuramente ricco ed opportuno.

In questo concetto Horizon 2020 mette a disposizione per il prossimo sessennio da subito 80 miliardi di Euro. Se non siamo in grado di coglierne una piccola parte in un territorio che è baricentrico rispetto ad Expo ed Europa ma che deve creare un contesto di attrattività vera, finiamo con il perdere una opportunità e cantare alla luna.

Da questo punto di vista, l’altro grande progetto europeo che si discute in questi giorni e che pare apparentemente mettere tra loro in conflitto due elementi invece che noi dobbiamo cercare di far dialogare, che sono il rispetto ambientale e la produttività manifatturiera. Voi sapete tutti che esiste un progetto nazionale, il Protocollo di Kyoto e il 202020, che non è più Horizon 2020, ma che è il famoso obiettivo di migliorare l’apporto energetico e migliorare l’impatto ambientale attraverso il famoso 202020, che dovrebbe essere avere entro il 2020 almeno il 20% di energie rinnovabili diminuendo del 20% la produzione di CO2. Sapete che proprio in queste ore c’è un tentativo, visto il ritardo di alcuni Paesi europei nel raggiungere il loro tema, che propongono all’Europa di accelerare raddoppiando, creando gravissimi problemi di compatibilità tra la necessità degli investimenti della piccola e media impresa e il raggiungimento dei risultati.

Noi, invece, su questo sapete, tentiamo di fare non solo il Patto dei Sindaci con il Territorio, ma anche il Patto dei Sindaci come azione comune interdisciplinare per l’attrazione di queste risorse che contribuiscono a portare un po’ di investimento, a migliorare l’ambiente soprattutto attraverso la valorizzazione sia del nostro patrimonio pubblico, sia con l’incentivazione ai privati per la riqualificazione energetica che dicevo prima. Ecco perché un’altra declinazione dei dipartimenti è quella che va sotto il nome di qualità della vita, ambiente, energia.

Ma l’altro tema grosso è quello che forse vedete più chiaramente attraverso la nuova governance, una delle cose che è innovativa e che fa tesoro soprattutto delle molte difficoltà che abbiamo avuto negli anni precedenti, e anche dei consigli che giungevano da tutte le parti, da Maggioranza e Minoranza, erano quelli di cercare di mettere in sintonia la necessità di una governance unica, strategica dell’Ente Locale su tutti i servizi erogati, non per volerli gestire direttamente, ma per poter governare in maniera più trasparente, più chiara, più evidente, più controllabile, giocando pienamente per il Consiglio, per l’esecutivo ed altri, il ruolo di cabina di regia unica.

Ecco perché seguendo le molte osservazioni pervenute negli ultimi anni, e soprattutto l’atto di indirizzo sulla rivitalizzazione, revisione e razionalizzazione dei servizi, siano essi strumentali, siano essi locali, siano essi pubblici o essi sovraccomunali, abbiamo ritenuto di accelerare azzerando i Consigli di Amministrazione di tutte le case della partecipazione e affidando l’incarico straordinario di Amministratore Unico Straordinario al Direttore Generale, portando la governance unica della cabina di regia alla Amministrazione Comunale, e in questo abbiamo fatto tesoro delle esperienze ed abbiamo affidato a un Dipartimento specifico che mette insieme Piano delle Opere e riorganizzazione dei servizi strumentali, locali e sovraccomunali.

Apro una piccola parentesi, che serve anche per comunicazione. In questo caso abbiamo raggiunto l’obiettivo di rendere attiva Prealpi Gas, l’abbiamo raggiunto entro la fine del 2012, e questo ci consente, e il 6 febbraio a Busto ci sarà la prima riunione con tutti i Comuni aderenti all’ATEM 3, di poter essere scelti come stazione appaltante dell’ATEM 3 del gas, che permette la scelta dell’Ente gestore del servizio gas. Legge Letta, nipote, oggi Presidente del Consiglio, allora Ministro.

Su questa base Prealpi Gas ha migliorato sensibilmente le proprie prestazioni e i propri bilanci, ha garantito all’Amministrazione Comunale di Busto qualcosa come 720.000,00 Euro di canone e di altro, e si sta ponendo come interessante interlocutore nello sviluppo e nella possibilità degli affidamenti delle gare. In più abbiamo tutti i servizi strumentali che devono essere rivisti alla luce dell’atto di indirizzo che abbiamo avuto, attraverso, come dice anche l’atto di nomina dell’Amministratore Unico Straordinario, non solo l’applicazione degli obiettivi che gli avevamo indicato, che erano prevalentemente: l’efficientamento dei servizi, la valorizzazione degli stessi e la valorizzazione del patrimonio e delle professionalità in esse inserite, con il mantenimento della massima occupazione possibile… Io, come sempre, non voglio fare paragoni con i Comuni né limitrofi né non limitrofi, perché capisco troppo le difficoltà di chi per altro democraticamente è stato eletto, ma è sotto gli occhi di tutti la straordinaria differenza che abbiamo rispetto alle prospettive delle nostre partecipate, per cui non si parla né di drastica riduzione del personale, né di drastiche questioni debitorie, e si può permettere di cogliere la valorizzazione del patrimonio sia del personale sia delle risorse.

Da questo punto di vista, un altro degli elementi fondamentali, dicevamo, è quello del lavoro e dell’economia. Ecco perché abbiamo voluto chiamare un Dipartimento: Lavoro ed Economia, Tutela del Made in Italy, secondo proprio le migliori e più significative risultanze degli esprimenti di questi anni. Perché una tutela del Made in Italy che non è richiamo anacronistico all’autarchia o al protezionismo, ma è volontà di valorizzare le specificità e le caratteristiche del nostro manifatturiero facendo una caratteristica di trasparente tracciabilità, di lotta alla contraffazione, di tracciabilità del tipo di lavoro e insieme di grande battaglia tra il mondo del consumo e il mondo della produzione. Anche qui il richiamo alle migliori tradizioni locali viene declinato al presente, qualcuno potrebbe definirla una politica glocal, cioè la modalità di valorizzare il territorio locale nelle sfide del mondo più ampio. Fino a qualche anno fa parlavamo di “bric”, oggi parliamo di “mit”, il problema vero è che noi dobbiamo essere in grado di attrarre risorse mantenendo lavoro.

Da questo punto di vista, il progetto lavoro non può essere più soltanto quel progetto che tanta soddisfazione ci ha dato, ma più sul fronte dell’intervento assistenziale che ha permesso di dare lavoro ad oltre 70 persone che erano oltre i 50 anni, ovviamente lavori non a tempo indeterminato, ma che hanno consentito da un lato di diminuire le spese del Comune, dall’altro di mettere in rete questi lavoratori, a qualcuno di dare effettivamente un po’ di fiducia e di speranza, qualcuno di questi oggi addirittura è in grado di proporsi per piccole iniziative di tipo artigianale o imprenditoriale.

Andiamo avanti. L’altro elemento forte, dicevo prima, è quello dell’energia del Patto dei Sindaci a cui abbiamo chiamato espressamente, insieme con la politica fiscale, di attrazione risorse, Laura Mira Bonomi, anche per la sua conoscenza di quel territorio dell’Alto Milanese per cui aveva ricoperto prima di essere Assessore di Busto un ruolo di coordinamento nell’ambito e nell’approccio ai temi della mai troppo discussa e mai troppo praticata Città Metropolitana.

Dopo di che, l’altro discorso fondamentale è quello che abbiamo detto: economia, lavoro, opere pubbliche… ovviamente l’inclusione sociale. L’inclusione sociale è stata già oggetto di una parte del mio discorso, con una attenzione particolare ad una politica di coordinamento dei Piani di Zona, una politica che faccia tesoro anche del meglio che ci ha dimostrato l’esperienza di questi anni, che noi abbiamo potuto fare quello che abbiamo fatto, e potremo fare quello che auspichiamo di fare, grazie al fatto che godiamo di una ricchezza, nel nostro territorio, di associazionismo, di volontariato, di capacità di fare rete, che è quello che ha permesso non solo a livello culturale, non solo a livello sociale, ma anche in alcuni casi a livello di lavoro economico, di poter essere e diventare un format che oggi ci viene copiato a Vigevano, a Pavia, e che viene citato nell’ultimo intervento universitario di Pordenone.

Allora, diciamo che la politica di coordinamento della inclusione nella società, lotta alla povertà, è una politica che tende soprattutto al tema del welfare society, e quindi che tende a mettere insieme davvero in un grande format l’inclusione della coesione sociale e la competitività della piccole e medie imprese. Non è un caso che la nostra ricchezza è nata prevalentemente da imprese familiari, e non è un caso che la specificità delle imprese familiari, che qualche Solone economista sociologo definisce un non senso dell’Italia, in realtà è ancora la nostra forza, solo che lo scenario in cui dobbiamo muoverci non è più quello individualistico dell’uno contro l’altro, ma è quello della rete complessiva, come ha ben sottolineato, sottolineando il nostro progetto Dress Care come prototipale per l’Italia, il sociologo Fabris a Roma in occasione della succitata visita a Hit Italy, ricordando che con quel progetto noi abbiamo fatto un esempio pratico, concreto e non declamato di capacità di fare rete e di fare un welfare economico sociale.

Ecco perché fra i progetti sperimentali che poniamo all’attenzione delle forze economiche, sociali e consiliari, ci sono il Progetto della Moneta Complementare e della Smart Foundation, che abbiamo proposto a Fondazione Cariplo e a Regione Lombardia.

Ultimo, ma non ultimo. Uno dei temi su cui tutti da tempo ci confrontiamo, e da quando io ho sentito confrontarsi e parlare come episodio è peggiorata la situazione, è quello della semplificazione e della burocratizzazione. Ebbene, credo che a nessuno sarà passato sotto silenzio gli sudi della CGA e del CNA che sono stati pubblicati nel dicembre scorso. Quegli studi dicono, e siccome non voglio citare sbagliando a memoria me li sono segnati, che le piccole e medi imprese nel complesso italiano secondo lo studio della CGA occupano per 93, dico 93, procedure burocratiche una spesa quantificabile sullo sviluppo economico pari a… adesso vado a cercarlo e ve lo dico… 30,98 miliardi all’anno di tutto il sistema delle piccole e medie imprese italiane, e questo Governo si è baloccato per dodici mesi per trovare 4 miliardi dell’IMU sulla prima casa.

Allora questo è un dato su cui non possiamo rimanere inerti e non possiamo neanche cancellarci o nasconderci dietro le risposte che spesso gli uffici pubblici ci danno, che sono quelli che ci sono le leggi che dicono che non dobbiamo più chiedere nessun documento, ma c’è il concreto quotidiano in cui tutti noi, siano essi cittadini, siano esse imprese, siano esse famiglie, ci troviamo a constatare, a Busto e non solo a Busto. Ebbene, nell’ambito del seminario io ho fatto un atto di indirizzo dopo un ampio dibattito con tutti i Dirigenti. Il Segretario Generale, Andolina, che voi avete imparato ad apprezzare, ma che ha tutte le caratteristiche del burocrate, pur avendo studiato alla miglior burocrazia internazionale, cioè l’ENA, ci ha detto: “Sindaco, le leggi esistono già, questo sarebbe praticabile già oggi”. Allora ho detto loro: “Allora non rispondetemi più che ci sono delle leggi che dicono questo ma ce ne sono altre che chiedono documenti, ci sono norme o che dobbiamo utilizzare la politica difensiva”.

Ebbene, nel documento che noi depositiamo c’è stato un atto di indirizzo che abbiamo fatto a tutti i Dirigenti dell’Amministrazione Comunale e a tutti i Dirigenti del sistema delle partecipate che dal 1° giugno del 2014 nessun Assessore, quindi neanche nessun Sindaco, nessun Dirigente, nessun Funzionario del Comune di Busto, potrà chiedere ad imprese, a famiglie e al cittadino un documento che sia già in qualche modo in possesso della Pubblica Amministrazione in senso lato. Dal 1° giugno chi lo chiederà verrà sanzionato, e credo che questo sia una grande iniezione di speranza, di fiducia e di rivoluzione che noi provochiamo.

Anche in questi giorni, per responsabilità che mi assumo io, perché non sono mai stato Schettino, né desidero esserlo, abbiamo potuto vedere che, pur avendo raggiunto il risultato di essere la città con la più bassa pressione tributaria della Lombardia e insieme non aver applicato la TARES, abbiamo visto scene indecorose nel Comune di Busto Arsizio: il 90% di queste scene avrebbero potuto essere risparmiate, perché nell’80% di queste scene c’era la richiesta, dopo una fila, di documenti che sono già in possesso del Comune. Quando muore una persona già abbiamo la difficoltà e il lutto, allora se siamo in Comune e c’è il certificato di morte, allora non si deve chiedere da parte di un altro ufficio l’avvenuto decesso, così come non si deve chiedere alle famiglie il fatto che c’è un single solo. Ecco perché questa rivoluzione, e questo vuol dire cambiare mentalità. Ma non solo cambiare mentalità, vuol dire che l’organizzazione logistica e del personale del Comune deve cambiare, perché noi siamo troppo abituati, e penso in buona fede, ad accompagnare per inutili, kafkiane, sovrapposte richieste preventive e non al controllo ex post.

Bisognerà, in questi sei mesi, e i Dirigenti hanno già avuto l’atto di indirizzo, questo, informare moltissimo, ma l’informatizzazione non può essere una scusa, è solo una facilitazione, e in questo senso, su questo, ci basiamo.

Come vedete è una sfida grossa, è una sfida innanzitutto al sottoscritto, che, come sapete, dal dicembre 2013 non potrà più candidarsi a Sindaco, avendo superato il mandato, e quindi ha il dovere morale di dare un senso a continuare a fare il Sindaco per la città, ed è solo quello di servire il bene comune sperando, finita la battaglia, di dire di aver mantenuto la fede, come San Paolo, nella buona politica e nelle buone realizzazioni. Grazie. Con voi riusciremo a vincere.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Gennaio 2014
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