In Comune scoppia la guerra della pausa caffè

Il presidente del consiglio Diego Cornacchia solleva un polverone accusando i dipendenti del Comune di scarsa produttività e di passare troppo tempo alla macchine del caffè. La reazione dei sindacati: "Arrogante e offensivo"


E’ guerra aperta tra i rappresentanti sindacali del Comune e il presidente del Consiglio Comunale Diego Cornacchia dopo l’intervista rilasciata al quotidiano La Prealpina e pubblicata oggi. Cornacchia attacca i dipendenti comunali prendendo spunto dalla richiesta di posizionare tende o vetri oscurati nell’area ristoro dove i lavoratori di Palazzo Gilardoni fanno la pausa caffè. Il presidente ha tuonato: «Ma cosa vogliono? Pensano di ottenere un privè dove stare a chiacchierare e gozzovigliare? L’altro giorno ho contato 12 persone alle macchinette. Intanto la città va a rotoli». Parole di fuoco che hanno fatto saltare sulla sedia i rappresentanti sindacali che questa mattina, mercoledì, hanno convocato la stampa per annunciare la loro reazione: «La pausa caffè è un diritto dei lavoratori – spiegano – il comportamento del presidente Cornacchia è arrogante e offensivo nei confronti dei dipendenti che non devono certo rispondere a lui ma ai propri dirigenti. Se conosce dei fannulloni a Palazzo Gilardoni abbia il coraggio di fare nomi e cognomi». L’idea di oscurare i vetri dell’angolo caffè avevano, come motivazione, proprio il continuo sentirsi additati dai politici del palazzo ogni volta che qualcuno di loro transitava davanti alle macchinette.

Secondo le Rsu Angiolino Liguori, Giuseppe Megale, Paola Borsani, Gabriella Centa, Fabio Agatea, Teresa Quagliana e Mauro Marta «Cornacchia sta cercando risonanza mediatica, pubblicità politica sulle spalle dei lavoratori, invece di risolvere i problemi di questa città che, secondo lui, è un disastro. A questo punto vogliamo mettere in atto due azioni molto chiare: la prima è quella di segnalare all’Asl i due punti ristoro in quanto non adeguati e chiedere ai dipendenti se intendono organizzare un’assemblea che metta ai voti lo sciopero». Liguori, in particolare, racconta un episodio che definisce «sintomatico dell’arroganza di Cornacchia» e che sarebbe accaduto solo qualche giorno fa: «E’ entrato nell’ufficio dove lavoro e mi ha intimato di togliere i disegni dei miei nipotini che ho appeso vicino alla mia postazione definendoli "puttanate e schifezze" e se l’è presa anche con la statuetta della Madonna di Medjugorie che ho sulla scrivania». Liguori ci tiene ad aggiungere, in quanto esponente del sindacato Csa, che «l’organizzazione di cui faccio parte sta valutando l’ipotesi di agire nelle sedi opportune per attività antisindacale».

Contro Cornacchia si è schierato anche l’assessore al Personale Mario Cislaghi, anche lui obiettivo nascosto delle invettive del focoso presidente del consiglio: «Non condivido il modo con il quale il presidente Cornacchia si è scagliato contro i dipendenti – ha detto Cislaghi – nella sua intervista se la prende anche col sindaco Farioli che accusa di essere troppo indulgente nei confronti dei lavoratori del Comune. Credo che sia un atteggiamento distruttivo che non fa bene a nessuno anche perchè da tempo stiamo lavorando per riorganizzare il personale e rendere la macchina più funzionale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Febbraio 2015
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