L’Anm contro i pregiudizi sui magistrati: “Vogliamo una riforma che funzioni”

L'associazione dei magistrati risponde alle accuse contro la categoria e annuncia assemblee aperte al pubblico per spiegare cosa non va della riforma della giustizia: "Siamo tra i più produttivi d'Europa, altro che lavativi"

L’Associazione Nazionale Magistrati si prepara all’assemblea generale del 9 novembre con una riforma della giustizia in arrivo e una serie di accuse, che accompagnano anche questa riforma da parte della politica e non solo, dalle quali ritiene sia necessario difendersi. Per farlo ha deciso di organizzare anche incontri pubblici e con la stampa per divulgare la propria posizione in merito. 

In una nota che è stata diffusa dagli stessi magistrati si sottolinea che "le riforme che si vanno delineando sono lontane da quella rivoluzione che, secondo facili slogan, dovrebbero restituire alla giustizia piena efficienza e decoro. In più tali progetti di riforme si uniscono a dichiarazioni pubbliche che associano i ritardi della giustizia ad una presunta scarsa produttività dei magistrati". Nella nota si leggono alcuni dati che l’Anm ritiene incontrovertibili, alla luce dei luoghi comuni alimentati da quanti insistono sul tema dell’inefficienza: "si tratta di falsi smentiti da dati statistici che collocano la produttività della magistratura italiana ai massimi livelli in Europa con oltre 2 milioni e 800 mila cause civili e con oltre 1 milione e 200 mila procedimenti penali definiti in un solo anno. Numeri che sono stati ottenuti solo grazie all’impegno straordinario dei magistrati e del eprsonale di cancelleria che hanno consentito di consolidare la tendenza verso una progressiva lenta ma continua riduzione delle pendenze nel settore civile e del lavoro".

In particolare nel settore penale l’Anm ricorda i risultati conseguiti nel contrasto alla criminalità organizzata ed economica, nella lotta alla corruzione, nella tutela dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro ma anche nella prevenzione patrimoniale con aziende e immobili sottratti alle mafie, impegno e qualità nel lavoro svolto in ambito minorile: "Questo impegno della magistratura ha permesso di sottrarre l’Italia a nuove condanne della Corte europea". I magistrati sottolineano che non intendono farsi trascinare sul piano sindacale ma chiedono che la giurisdizione sia tenuta al riparo dalla burocratizzazione e rispettata in quanto funzione istituzionale di rango costituzionale e nella sua autonomia.

Le critiche agli interventi legislativi che si sono susseguiti nel tempo sono note da tempo, ormai, e hanno creato – in alcuni casi – più danni che benefici. A titolo d’esempio l’associazione dei magistrati sottolinea la riduzione dell’età pensionabile che ha decapitato contemporaneamente centinaia di incarichi di vertice; la riduzione della sospensione feriale e delle ferie, soprattutto per aver sostenuto l’affermazione definita "suggestiva e offensiva" della chiusura estiva dei tribunali accostata ai ritardi della giustizia. Inoltre i magistrati puntano il dito contro gli strumenti creati per diminuire i tempi e il numero delle cause civili che, seppur apprezzabili, sono considerati troppi, costosi e in contrasto con le regole del processo; infine rimarcano la crisi di personale nelle piante organiche dei tribunali toccati dalla riforma delle circoscrizioni giudiziarie (a Busto Arsizio questo problema è molto sentito e sta causando una sorta di fuga del personale amministrativo).

"Non vogliamo privilegi ma riforme che funzionino – concludono i magistrati – partendo da un dibatti scevro dai luoghi comuni e dai pregiudizi ormai diffusi ad ogni livello e che stanno contribuendo ad abbassare il livello di cultura giuridica. Anche sulla responsabilità civile le scelte vengono operate in base ad un assunto semplicistico che sostiene una certa impunità dei magistrati col risultato di rendere, per dirla con le parole del magistrato Rosario Livatino (ucciso dalla mafia, ndr) la giustizia non più giusta ma più innocua e confromista".

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Pubblicato il 31 Ottobre 2014
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