“La figlia di Iorio” al Teatro Sociale

L’appuntamento, inserito nella rassegna cittadina «BA Teatro», è programmato per la serata di lunedì 23 giugno, in occasione della festa patronale di San Giovanni Battista

È un Abruzzo d’altri tempi, arcaico e superstizioso, dove a dominare sono gli istinti primitivi dell’uomo e i cicli delle stagioni, quello che fa da sfondo al dramma «La figlia di Iorio» di Gabriele D’Annunzio che il teatro Sociale di Busto Arsizio ha scelto per chiudere la sua stagione 2013/2014, inserita nella rassegna cittadina «BA Teatro». L’appuntamento è fissato per lunedì 23 giugno, alle ore 21, in occasione della festa patronale di San Giovanni Battista.
Sul palco, sotto la regia di Delia Cajelli, saliranno gli allievi del corso triennale «Chi è di scena? Il pubblico», promosso dall’associazione culturale «Educarte», con il patrocinio e il contributo economico della Fondazione Cariplo di Milano, che ha premiato nel 2011 questo progetto nell’ambito del bando con scadenza «Avvicinare nuovo pubblico alla cultura».
«La figlia di Iorio», universalmente considerata il capolavoro drammatico di Gabriele D’Annunzio, è una tragedia pastorale in versi composta in poco più di mese, dal 18 luglio al 24 agosto 1903, e presentata in prima nazionale al teatro Lirico di Milano nella serata del 2 marzo 1904, con la regia di Virgilio Talli e l’interpretazione di Ruggero Ruggeri e Irma Gramatica.
A sollecitare la vena creativa dello scrittore pescarese fu un dipinto a tema agreste di Francesco Paolo Michetti, autore anche dei costumi e della scenografia della prima rappresentazione dello spettacolo. L’opera, realizzata nel 1895 ed esposta alla prima edizione della Biennale di Venezia, raffigura una scena che Gabriele D’Annunzio e l’amico artista avevano visto, tempo addietro, nella piazzetta di Tocco da Casauria, nel Pescarese: quella di una giovane donna, scarmigliata e formosa, inseguita da un gruppo di mietitori, ebbri di vino, di sole e di desiderio sessuale.
La storia, raccontata attraverso un’elaborata trama linguistica e una ricercata struttura metrica, ha inizio il giorno di San Giovanni. La famiglia di Lazzaro di Roio e della moglie Candia della Leonessa sta preparando le nozze del figlio Aligi con la giovane Vienda di Giave. Nella casa, le tre sorelle dello sposo -Splendore, Favetta e Ornella- lavorano agli arredi e alle vesti per il matrimonio, mentre la madre riceve i parenti che giungono con i doni nuziali. La cerimonia procede con un frammisto di riti rurali, ancestrali e pagani, quando irrompe nella casa una sconosciuta, costretta a fuggire per evitare le molestie di un gruppo di mietitori ubriachi. È Mila di Codra, figlia del mago Iorio, «putta di fienile e di stabbio», che in molti accusano di stregoneria. Aligi, dapprima pronto a scacciare la ragazza, viene fermato dalla visione di un angelo in lacrime e pone sulla soglia della sua dimora una croce di cera di fronte alla quale i molestatori indietreggiano.
Una volta celebrato il matrimonio con Vienda, il giovane pastore ritorna, con il suo gregge, a vivere in montagna e divide con Mila il suo primitivo alloggio in una comunione non peccaminosa, ma spirituale. I due finiscono, però, per nutrire una reciproca attrazione e Aligi, vittima di una passione travolgente, uccide suo padre, mentre sta tentando di violentare la donna amata. Il parricida viene condannato a morte. Per salvarlo, Mila si autoaccusa di stregoneria e, come «magolda», viene condotta alla catasta per morire tra le fiamme.
È, dunque, il conflitto insanabile tra il desiderio degli uomini e il destino a tessere la trama di questa storia, della quale esiste anche una trasposizione musicale a firma di Alberto Franchetti e che lo stesso D’Annunzio definì così: «Tutto è nuovo in questa tragedia e tutto è semplice. Tutto è violento e tutto è pacato nello stesso tempo. L’uomo primitivo, nella natura immutabile, parla il linguaggio delle passioni elementari […] E qualcosa di omerico si diffonde su certe scene di dolore. Per rappresentare una tale tragedia son necessari attori vergini, pieni di vita raccolta. Perché qui tutto è canto e mimica […] Bisogna assolutamente rifiutare ogni falsità teatrale».
«‘La figlia di Iorio’ è l’unica tragedia della letteratura italiana del Novecento. È un testo molto difficile, ma denso di poesia. In quest’opera, – dichiara Delia Cajelli – Gabriele D’Annunzio esprime il forte legame nei confronti della sua terra natale, la propria religiosità incentrata sui cosiddetti santi dei monti, e il proprio amore per la natura. Novità del mio allestimento è la distribuzione del ruolo di Aligi a due allievi-attori: Michele Pollastro e Leonardo Gallina. Ci saranno, dunque, in scena un Aligi terreno e uno spirituale, visionario, quasi trasognato».
«La scenografia – prosegue ancora la regista – avrà il suo punto forte nel quadro ‘La figlia di Iorio’ di Francesco Paolo Michetti, proposto a grandezza naturale. L’allestimento presenta, inoltre, altri numerosi riferimenti alla pittura italiana. Ci sono citazioni del Caravaggio, per quanto riguarda le luci e i colori dei costumi, e del ‘Cristo morto’ del Mantegna e del ‘Compianto del Cristo morto’ di Niccolò dell’Arca, nella scena finale, quella con l’uccisione di Lazaro di Roio e di Mila di Codra, arsa viva con l’accusa di stregoneria».
In occasione dello spettacolo teatrale sarà allestito nel foyer un banchetto per la raccolta di firme a favore del teatro Sociale di Busto Arsizio quale «luogo del cuore» nell’ambito del settimo edizione del censimento nazionale promosso Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo e sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, al fine di far conoscere e proteggere siti importanti non solo per la geografia e la storia del nostro Paese, ma anche per la memoria e la sfera emotiva dei suoi abitanti.
Il costo del biglietto è fissato ad euro 10,00. Il botteghino della sala teatrale bustese, ubicato negli uffici del primo piano, è aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il numero 0331.679000 (dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 12.00).

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Pubblicato il 20 Giugno 2014
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