Mizar, profondo rosso per l’occupazione

Un altro pezzo di storia del tessile cittadino rischia di scomparire: chiamati in soccorso anche i politici

L’allarme lanciato in questi giorni dai 110 lavoratori della Mizar di corso Sempione non può lasciare indifferenti. Si tratta infatti di un’azienda tessile che ha alle spalle una storia importante, quarant’anni durante i quali ha dato lavoro e sostentamento a migliaia di persone. Oggi, dopo cinque anni di crisi durissima, siamo agli spasmi finali di un’agonia penosa: solo 10 lavoratori attualmente sono impegnati nell’attività, in fiduciosa attesa di un qualche ordinativo, mentre gli altri 100 sono in cassa integrazione. "Al ritorno dalle vacanze abbiamo trovato una situaizone molto peggiorata" racconta Antonio Forestieri, rappresentante del SinCobas nella RSU aziendale, il più giovane della fabbrica con i suoi 27 anni. "Ancora fino ad un paio di mesi fa, bene o male una cinquantina di noi lavorava, qualcosa si faceva. Ma ora si avvertono tutti i segnali di una chiusura annunciata: il gruppo sta man mano trasferendo i macchinari nei suoi altri stabilimenti della Bergamasca". Se si tiene contro che fino al 2001 la Mizar dava lavoro a 350 persone si ha un’idea del patrimonio industriale che va perduto, giorno dopo giorno, per effetto di una concorrenza sfrenata, contro la quale, in condizioni di mercati aperti, non c’è niente da fare.

La Mizar produceva un po’ tutto nel campo del tessile: dagli articoli sportii all’abbigliamento comune, all’arredo casa. Negli ultimi anni, per reagire ai primi sintomi di crisi, la dirigenza aveva puntato sulla specializzazione nelle forniture al settore auto: una scelta rivelatasi purtroppo inefficace. Ora per i lavoratori la situazione si fa davvero preoccupante: "l’azienda è al limite, ha usato quasi tutti gli amortizzatori previsti. A maggio scade la cassa integrazione ordinaria, poi cosa accadrà?" si chiede Forestieri. "La maggioranza dei dipendenti hanno una certa età, sono quaranta-cinquantenni. Anche per questo, d’accordo con tutte le altre componenti sindacali – Cgil, Cisl, Uil, SlaiCobas – ci siamo rivolti al sindaco Rosa e alle istituzioni: chiediamo in particolare un aiuto per la riqualificazione dei lavoratori, ma anche, eventualmente, per trovare qualcuno che voglia acquistare lo stabilimento, che ha un valore non indifferente, sia pure cambiando in modo radicale le produzioni". E Luigi Rosa ha citato l’appello rivoltogli dai dipendenti Mizar nel suo colloquio con il prefetto Roberto Aragno, assicurando il suo impegno anche tramite contatti politici a tutti i livelli opportuni. Rosa si è impegnato inoltre ad incontrare prossimamente i lavoratori. Chi invece ancora non è stato coinvolto nella vicenda nè contattato dalle parti coinvolte è Marco Sartori, presidente di Italia Lavoro, che interviene assicurando "la massima disponibilità da parte dell’organizzazione (agenzia tecnica del Ministero del Welfare) ad affrontare anche questa crisi, come già abbiamo fatto nel caso ancora più grave del gruppo Zucchi-Bassetti".

E si muove anche la politica locale con Antonello Corrado, capogruppo di Rifondazione Comunista, che ha preparato una risoluzione da discutere con urgenza, forse già al  prossimo Consiglio comunale previsto per il 27 gennaio.
Il partito della falce e martello invita Sindaco e Giunta a indire "immediatamente" un incontro urgente con le rappresentanze sindacali, allo scopo di definire eventuali interventi utili, ad aprire un tavolo di trattativa tra lavoratori e azienda, ponendo il Comune come perno per una eventuale intesa, ed infine a creare di un fondo di solidarietà per i lavoratori vittime di questa crisi occupazionale e di quelle purtroppo ancora prevedibili per il futuro.

 

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Pubblicato il 20 Gennaio 2006
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