Opere pubbliche bloccate da un decreto sugli appalti

A Busto, dal 1° luglio non si possono più bandire gare se non tramite una stazione appaltante esterna. La causa è una norma che prima era applicata solo ai comuni sotto i 5 mila abitanti e che ora è estesa a tutti, tranne i capoluoghi


L’allarme arriva da Busto Arsizio: «Qualsiasi intervento, dalle opere pubbliche ad alcuni servizi che sono sottoposti a gara d’appalto, sono bloccati a causa del nuovo decreto sulla spending review del governo che ha tolto a tutti i Comuni che non sono capoluogo la possibilità di bandire gare». Lo conferma l’assessore ai lavori pubblici Paola Reguzzoni che in questo momento si ritrova a dover attendere un nuovo decreto che dovrebbe sospendere l’attuazione di questa norma almeno fino al 1° luglio 2015. Attualmente possono bandire gare solo i capoluoghi di provincia (quindi Varese è esclusa dal problema, ndr) e alcuni enti come Consip e Arca, in Lombardia, che sono riconosciuti e certificati per tale compito. Se l’intento della nuova norma può essere considerato giusto, ovvero far passare le gare d’appalto attraverso stazioni appaltanti apposite che permettono di spuntare prezzi più bassi basandosi sulla quantità, dall’altro lato ci sono comuni come Busto Arsizio che hanno anche il doppio degli abitanti di alcuni capoluoghi e hanno già una mole tale di opere da appaltare tale da poter spuntare i prezzi migliori.

«Il problema sta nel fatto che Governo e Parlamento votano provvedimenti per i quali non riescono a prevedere le conseguenze e adesso saranno costretti a fare marcia indietro se non vogliono bloccare nuovamente centinaia di comuni – spiega ancora l’assessore – questa norma, infatti, prima dell’1 luglio valeva solo per i piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti e in quel caso aveva un senso perchè le piccole realtà se devono asfaltare le strade si mettono insieme attraverso le stazioni appaltanti unificate e riescono a spuntare prezzi migliori dalle imprese che devono eseguire i lavori. Col nuovo provvedimento, invece, si rischia di creare un imbuto attraverso le poche stazioni appaltanti certificate sul territorio nazionale con la conseguenza che gli appalti vengono banditi a singhiozzo. Il perchè è facile da intuire: gli enti che appaltano non sono pronti a gestire una mole di lavoro così importante».

Già l’Anci aveva lanciato l’allarme, chiedendo una sospensione del provvedimento almeno fino a luglio 2015, ma ora sono gli stessi parlamentari (compresi quelli eletti in provincia di Varese) a chiedere di rimandare l’entrata in vigore di questo decreto: «Fino a quando non ci sarà questa sospensione siamo bloccati – conclude Paola Reguzzoni – speriamo che facciano in fretta. Poi mi devono spiegare perchè hanno permesso ai capoluoghi di poter appaltare quando si sta procedendo all’abolizione delle province». In realtà a Busto Arsizio sembra esserci una difficoltà in più per bandire gare d’appalto in quanto, volendo, si potrebbe comunque bandire gare sotto una certa cifra ma per una interpretazione data dal segretario comunale bustocco non è possibile portare avanti nemmeno quelle più piccole col risultato che a Busto tutto è bloccato, con buona pace dei milioni in cassa che possono essere investiti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Luglio 2014
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