Pro Patria e razzismo, la storia si ripete
Già nel 2002 la tifoseria bustocca veniva citata in un rapporto dell'Unione Europea sulla xenofobia nel calcio. E nelle ultime stagioni sono state numerose le sanzioni per cori e insulti a sfondo razzista
I responsabili saranno pure “gente che non tifa Pro Patria”, come sostiene il patron Pietro Vavassori, ma gli episodi verificatisi giovedì 3 gennaio allo Speroni non sono certo il primo caso in cui l’ambiente che gravita attorno alla squadra biancoblu si trova faccia a faccia con accuse di razzismo. Risale a più di dieci anni fa, per esempio, il rapporto “Racism, Football and the Internet” dell’European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia, uscito nell’aprile del 2002, in cui l’Italia risultava di gran lunga il paese con la più elevata presenza di tematiche razziste nei siti delle tifoserie (4 episodi gravi e altri 13 più lievi sui 53 esaminati): tra i casi conclamati veniva citato proprio quello della Pro Patria, i cui supporter organizzati – caratterizzati dal forte legame con il movimento skinhead – diffondevano via web “simboli fascisti, riferimenti razzisti” e cori scaricabili tra cui lo slogan “Non ci sono neri italiani” e registrazioni dei “buuu” nei confronti dei giocatori di colore. Per lo stesso motivo, la Pro Patria è citata anche nel libro “Che razza di tifo – Dieci anni di razzismo nel calcio italiano” di Mauro Valeri, pubblicato da Donzelli nel 2010. Non sono una sorpresa, dunque, i successivi episodi di intolleranza nei confronti del nigeriano Ikechukwu Kalu, accolto a Busto Arsizio nel 2003 con scritte offensive e con un vero e proprio esodo dalla curva.
La situazione sembrava radicalmente mutata nel 2008, quando con i giocatori di colore Fofana, Toledo, Do Prado e Barjie (ma anche l’argentino Correa e il bosniaco Music) la Pro Patria sfiorò la promozione in serie B; ma già l’anno successivo, dopo Pro Patria-Varese, la società biancoblu fu multata di 5000 euro per gli insulti razzisti agli avversari Osuji ed Ebagua. Episodi ripetutisi con frequenza anche più recentemente, come emerge dalle decisioni del giudice sportivo: per esempio a novembre 2011, con 7500 euro di sanzione per i cori nei confronti di Dimas del Montichiari, e nell’ottobre 2012, quando la Pro Patria ha dovuto sborsare altri 5000 euro per le frasi razziste rivolte dai suoi sostenitori a Kanouté e Jidayi, giocatori di colore del Valle d’Aosta.
Quella della Pro Patria, del resto, anche al di là degli atti di razzismo è nota come una delle tifoserie più turbolente del panorama lombardo: molti ricorderanno il derby Legnano-Pro Patria del 2000, a seguito del quale furono arrestati tre tifosi biancoblu, ma prima e dopo di allora si verificarono scontri anche contro Lumezzane, Varese, Voghera. Gli episodi più recenti riguardano le trasferte: risse e incidenti si sono verificati nel 2009 a Mantova (dove un supporter bustocco fu arrestato), nel 2010 a Casale e nel 2011 a Lecco. Sempre nel maggio del 2011 da ricordare anche l’assalto ai pullman dei tifosi della Pro Vercelli fuori dallo stadio Speroni.
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