Sigilli alla FondMarnate: “Condizioni lavorative da fine ‘800”

La fonderia di ghisa impiegava 11 lavoratori, la metà malati di silicosi e con problemi di udito. Nel capannone, coperto di eternit, non c'era nulla a norma e i vicini respiravano fumi non autorizzati e amianto


Le hanno definite «condizioni lavorative da fine ‘800» i militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri quando, insieme alla Direzione Territoriale del Lavoro, all’Asl e alla Polizia Locale sono entrati nella FondMarnate, fonderia di Ghisa con circa 50 anni di storia che si trova all’interno di un capannone fatiscente di via Kennedy a ridosso della zona industriale di Marnate, di fianco ad alcune villette. Non ci hanno messo molto gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore bustocco Nadia Calcaterra, a decidere il sequestro dell’azienda di fronte alla mole impressionante di violazioni delle normative per la sicurezza dei lavoratori e delle normative ambientali. Pezzi di eternit che si staccavano dai tetti, malattie professionali (silicosi e perdita dell’udito) non comunicate dal medico aziendale alla Procura, polveri sottili, carri ponte non revisionati da anni, mancanza di certificati antincendio, nessuna formazione del personale sulla sicurezza, emissioni di fumi non autorizzate sono solo alcune delle gravi carenze riscontrate. Due i denunciati: l’imprenditore Massimo Gussoni, di Olgiate Olona, e il medico aziendale.

Lo stesso Procuratore Capo Gianluigi Fontana, durante la conferenza stampa dedicata all’operazione, ha dovuto ammettere che «prendere una decisione di questo tipo in un periodo di grave crisi economica non è mai facile, ma in questo caso non potevamo chiudere gli occhi e far finta di niente, specie se da oltre un anno e mezzo il proprietario non ottemperava alle prescrizioni emanate dagli organi competenti». A sottolineare la gravità della situazione ci ha pensato il magistrato che ha condotto le indagini Nadia Calcaterra: «Il proprietario ha dimostrato una tenacia incredibile nel non ottemperare a nessuna delle numerose prescrizioni fatte nel corso degli anni trandone un profitto illecito rilevante – ha spiegato il magistrato – da diversi decenni opera nella più completa illegalità».


       (Da destra: Davide Corbella, Gianluigi Fontana, Nadia Calcaterra e Andrea Cannella)

Il responsabile del settore ambientale della Polizia Giudiziaria Davide Corbella è entrato nel dettaglio dell’indagine e delle violazioni: «Tutto è partito con la denuncia della Polizia Locale di Marnate che ha segnalato a noi come la Fondmarnate svolgesse attività di fusione della ghisa per realizzare tubi e raccordi dal 2012 senza alcuna autorizzazione ad emettere fumi in atmosfera. Questi fumi dall’odore acre e pungente creavano problemi ai residenti nella zona. Come se non bastasse la vecchia copertura del capannone, tutta in amianto, aveva cominciato a sgretolarsi a causa degli eventi atmosferici facendo volare pezzi di tetto nei giardini attorno». A quel punto sono emerse tutte le segnalazioni di Asl, Vigili del Fuoco, Arpa e Ufficio Tecnico del Comune di Marnate alle quali l’azienda non ha mai ottemperato: «Dalla mancanza degli idranti alle uscite di sicurezza ostruite, la mancanza di igiene, le strutture ammalorate, la mancanza di illuminazione d’emergenza, la mancanza di sistemi di aspirazione delle polveri, la realizzazione di un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi con terre di formatura esauste, fusti, cisterne con sostanze chimiche, abusi edilizi, mancanza di dichiarazione di agibilità degli immobili». E chi più ne ha più ne metta per una realtà produttiva che nel 2014 produceva come si faceva oltre un secolo fa.

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Pubblicato il 12 Dicembre 2014
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