Ufficiali giudiziari, l’Ugl attacca: “Si lavora in condizioni penose”

L'ala della Procura peggio messa, a Busto Arsizio, è senza dubbio quella al primo piano dove in una zona ristretta lavorano 23 persone senza scrivanie e armadi e con un'utenza disperata e in crescita


Daniela Benini, dipendente del settore ufficiali giudiziari della Procura di Busto Arsizio, apre ai giornalisti le porte dei locali nei quali è costretta a lavorare con i propri colleghi in condizioni non proprio idonee: «Un bagno, in condizioni da terzo mondo e senza riscaldamento, per oltre 20 colleghi e per il pubblico – racconta la segretaria regionale della Federazione Ugl Intesa – non è degno di un Paese che vuole definirsi civile. Avrei voluto ospitare qui il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha visitato Procura e Tribunale definendo la situazione "ottimale" ma si è tenuto ben lontano da qui». La critica della sindacalista è rivolta al responsabile del dicastero di via dell’Arenula che ha fatto tappa a Busto venerdì scorso.

«Da Busto Arsizio è in atto una vera e propria fuga, 18 hanno fatto domanda di trasferimento solo dal tribunale, molti altri dalla procura, possibilità negata alla nostra categoria e ai cosiddetti B1(autisti e operatori, ndr) – sostiene la Benini – il motivo è uno solo: dopo l’accorpamento lavorare qui è diventato insostenibile. Qui fuori nel corridoio abbiamo la fila di avvocati che stanno in piedi per ore ogni giorno, al caldo asfissiante che si crea per l’eccessiva ressa. Più di una volta si è sfiorata la rissa e, per migliorare un minimo la situazione abbiamo messo un ventilatore per smuovere l’aria. Nel nostro ufficio trattiamo in contemporanea 4-5 casi alla volta tra persone disperate che hanno subito sfratti, pignoramenti e fermi amministrativi; questioni delicate e private che finiscono in piazza e che, tra l’altro, sono in aumento esponenziale a causa della difficile situazione economica». 

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Una situazione che la dirigente non esita a definire "drammatica" anche perchè «se l’ufficio funziona è perchè ci mettiamo centinaia di ore di straordinario non retribuito all’anno e a testa – prosegue – la famosa spending review ci ha ridotto all’osso la carta, le scrivanie, la manutenzione. Non sappiamo nemmeno se c’è una valutazione di rischio per questo luogo di lavoro. Questo si chiama abbandono». Effettivamente il luogo è abbastanza desolante tra pigne di cartoni pieni di documenti che potrebbero essere sottratti senza grossa fatica e un dipendente, che per non lasciarli alla mercè di tutti, se li portava a casa o in auto ha subito il furto di alcuni faldoni con tanto di danni all’auto: «Questo perchè non abbiamo nemmeno un archivio o un armadio». 

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Pubblicato il 23 Luglio 2014
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