Il compleanno di un tesoro: 30 anni di Palude Brabbia

Quest'anno l'oasi naturalistica di Inarzo festeggia il suo 30esimo anniversario come riserva naturale, e il suo 20esimo anno con Lipu. nel frattempo è diventata uno dei siti biologicamente più importanti del nord Italia

E’ un compleanno importante, quello che festeggia quest’anno la Palude Brabbia, una delle oasi naturalistiche più importanti della zona e una delle più amate da famiglie e scolaresche.
La riserva, infatti, compie 30 anni, 20 dei quali passati sotto le cure della Lipu, la Lega Italiana protezione Uccelli. Un traguardo per nulla scontato, per una realtà come la palude in "equilibrio instabile". Ma quella che una volta era una "zona degradata e malsana" che la gente del posto sfruttava come  poteva – con la produzione di torba, o di fiori acquatici – è da decenni uno dei nostri più preziosi patrimoni della natura: «La Palude Brabbia, prima, era un luogo di sostentamento per le persone: si fabbricava la torba, si coltivavano i fiori acquatici – Silvio Landonio, rappresentante della provincia di Varese – Poi nel 1981 entra a fare parte delle aree regionali, nel 1983 viene dichiarata riserva e nel 1984 è passata sotto la gestione della Provincia. La fine dello sfruttamento della Palude ha originato molti cambiamenti nell’area, soprattutto nel senso della stabilità della situazione: la ciclica apertura dei chiari, per esempio, impedisce il processo di interramento della palude, cosi come il contenimento delle piante esotiche. La palude però è viva e continua a cambiare. Il lavoro per mantenerla in equilibrio, per il suo ruolo nazionale e internazionale, è costante. Il lavoro più difficile è stato agli inizi, quando le abitudini e certe difficoltà ad accettare la nuova situazione di riserva naturale hanno generato una serie di incendi dolosi». 

Ora invece la palude Brabbia«E’ una delle aree umide tra le piu importanti del nord Italia, o del Sud Europa se la si guarda dall’altro lato – spiega Massimo Soldarini, responsabile lombardo della Lipu e membro della direzione nazionale – Spesso però non ci si accorge delle raffinatezze che si possono trovare dietro casa come questa palude, all’interno di una conca morenica generata dal ghiacciaio del Verbano, che ha una storia geologica meravigliosa: molto probabilmente paleo alveo del Ticino, ha conservato l’ambiente per animali che non si trovano da altre parti. Sotto la sua torba ci sono reperti archeologici di grande importanza, anche più importanti dei ritrovamenti dell’isolino Virginia. Ma anche relitti glaciali dal punto di vista naturalistico, come la lucertola vivipara che, contrariamente alle sue colleghe, mette al mondo piccole lucertole invece di uova». Quello della Palude, inoltre, è un sistema delicatissimo dal punto di vista degli equilibri idrogeochimici: «Le acque scorrono da sud verso nord, verso il lago Maggiore. In un senso che è contrario alla normalità ed è dovuto dal fatto che sia il torrente Bardello (che ha una regolazione artificiale) che il canale Brabbia hanno origine artificiale».

La storia dell’oasi verrà raccontata anche da 5 pannelli, che verranno presentati nel convegno di venerdì 20 settembre previsto per l’anniversario. Un convegno che, tra le altre cose, racconterà come la Palude Brabbia sia un’oasi naturalistica apprezzata e longeva anche grazie alla straordinaria dedizione dei suoi volontari: «Sono stati anch’essi invitati: sono oltre 100. E hanno accumulato uno straordinario numero di ore, come se avessimo avuto per vent’anni un altro dipendente» spiega la responsabile del sito, Barbara Ravasio. «Sulla palude Brabbia hanno studiato alcuni tra i più grandi naturalisti ed esperti, e tra i principali e più assidui sostenitori non possiamo dimenticare il profesor Furia, che tanto ha fatto per attirare l’attenzione sul sito, negli anni ’70» Una delle attività dell’indomito Furia fu quella di scaricare un camion di acqua del lago nella fontana di piazza Monte Grappa a Varese: un gesto che fece più di mille parole.  Ora, l’attività di sensibilizzazione della palude Brabbia conta numeri significativi: «12000 visitatori, 3500 visitatori accompagnati nelle visite guidate, 2000 ragazzini in visita l’anno – elenca Ravasio – Solo di studenti di ogni ordine e grado, in questi 20 anni ne abbiamo accompagnati circa 15mila» .

Le iniziative per il trentennale

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Pubblicato il 16 Settembre 2013
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