A una varesina uno dei più importanti premi per la ricerca medica
Elena Conti è direttore del dipartimento di Biologia Cellulare Strutturale al Max Planck Institute di Biochimica a Monaco Di Baviera (Germania), e ha vinto i 700mila franchi svizzeri in palio per l'edizione 2014 del premio
"L’Italiana che lavora all’istituto Max Planck" che ha vinto il premio Jeantet 2014, uno dei più prestigiosi e ricchi per la ricerca medica, in realtà è varesina: si chiama Elena Conti, è direttore del dipartimento di Biologia Cellulare Strutturale al Max Planck Institute di Biochimica a Monaco Di Baviera (Germania), e ha vinto i 700mila franchi svizzeri in palio per l’edizione 2014 del premio insieme a Denis Le Bihan, medico francese, fisico e Direttore di NeuroSpin, un istituto alla Commissione Francese dell’Energia Rinnovabile e Nucleare (CEA) a Saclay vicino a Parigi. «Sono nata e ho vissuto per 18 anni a Varese, per metà a Masnago e per metà in zona Ippodromo – spiega la scienziata -. Io mi sento, perciò, "VaresinaVaresina"».
Elena Conti racconta così il percorso, prima scolastico e poi lavorativo, che l’ha portata al Max Planck institute: «Ho fatto l’Universita’ a Pavia: un’esperienza bellissima, sia per gli studi nella Facolta’ di Chimica sia per la vita universitaria nel Collegio Ghislieri. Da li’ a Londra, per il dottorato. Poi in America, a New York, per il training successivo. Ho iniziato il mio gruppo di ricerca a 32 anni, al Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare di Heidelberg, in Germania. E in Germania sono rimasta. Otto anni fa mi hanno offerto una posizione di direttore al Max Planck di Biochimica di Monaco. Una grande chance per fare ricerca».
Per raggiungere questi risultati, Elena Conti elenca diverse persone chiave che hanno contribuito alla sua formazione: «Tre in particolare a Varese. La mia temibilissima insegnante delle elementari, la maestra Brenna, e l’altrettanto temibilissimo insegnante di chimica del Liceo, il professor Speroni. E la mia insegnante di inglese del liceo, la professoressa Pannella, da cui ho imparato a scrivere – una cosa molto importante per il mio lavoro perche’ passo una buona parte del mio tempo a scrivere in inglese (per comunicare i risultati della ricerca, per chiedere fondi, per valutare il lavoro di altri etc.). Per aiuto o incoraggiamento, pero’, nessuno supera i miei genitori».
Il legame con la città, malgrado la sua vita si dipani ormai interamente in Germania, è ancora fortissimo: «I miei genitori e una buona parte della mia famiglia vivono a Varese. Sono venuta l’ultima volta a Natale e torno la prossima volta a Giugno, per recuperare mia figlia dopo due settimane di vacanza coi nonni». Elena in Germania ha costruito però la sua famiglia: «Ho una bimba di 4 anni, Lucia – nome italiano e cognome svizzero tedesco: Juerg e’ di Zurigo, e anche lui scienziato. Lo stato civile invece è nubile – sembrera’ ridicolo, ma non troviamo il tempo di sposarci».
A cosa porta la scoperta per cui Elena Conti è stata premiata, e quali sono le conseguenze "sulla gente normale"? «Le cellule del corpo umano hanno sofisticati sistemi di controllo qualità, cio’ che consente loro di riconoscere macromolecule difettose o superflue e di eliminarle rapidamente – spiega la scienziata varesina – Se questi sistemi di sorveglianza falliscono, l’accumulo di macromolecole nocive danneggia le cellule provocando effetti deleteri sull’organismo. Il mio gruppo di ricerca lavora sui sistemi di controllo per gli acidi ribonucleici (RNA). Gli RNA sono una grande famiglia di macromolecole con molte funzioni, tra cui tradurre le informazioni codificate nei geni. In particolare, abbiamo scoperto la struttura atomica ed i meccanismi molecolari dell’exosoma, un complesso multiproteico che distrugge l’RNA. La nostra scoperta è che i principi basilari di questa essenziale macchina molecolare sono conservati in tutte le forme di vita».
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