“Addio Lilli, buon riposo Ileana”
Un funerale normale, senza clamori ne stranezze, senza vip ma nemmeno curiosi invadenti, ha concluso la vita, che è stata niente affatto normale e troppo spesso sotto i riflettori, di Lilli Carati
Un funerale normale, senza clamori ne stranezze, senza vip ma nemmeno curiosi invadenti, ha concluso la vita, che è stata niente affatto normale e troppo spesso sotto i riflettori, di Lilli Carati.
Anzi, si può dire che l’ultimo saluto all’attrice varesina, morta di cancro a soli 58 anni dopo una vita travagliatissima, è stato dato in realtà a Ileana Caravati, il suo nome anagrafico: anzi, alla “defunta Ileana” come l’ha chiamata il celebrante per tutta la funzione. Nella chiesa di San Paolo a Induno Olona – una chiesa “di periferia”, di quelle moderne realizzate pochi anni fa – non c’erano vip, ne gente che voleva farsi notare. Ma i parenti più vicini: la mamma Maria, la sorella e il cognato, con i nipoti. E gli amici, quelli veri: quelli che l’avevano conosciuta da ragazza, che le erano stati vicini senza giudicarla negli anni della droga, quelli che sono arrivati a darle l’ultimo saluto perchè “avrà avuto una vita tormentata, ma non meritava tanta sfortuna”.
Fuori dalla chiesa, mentre il prete chiedeva che “la defunta, purificata da ogni colpa sperimenti la bontà di Dio, Padre misericordioso” due corone di fiori l’aspettavano: quella della sorella, del cognato e dei nipoti, e quella di tre sue amiche Antonella, Barbara e Alessandra. Come in ogni funerale normale, celebrato per una concittadina e parrocchiana morta troppo presto, dove è doveroso “fare la presenza” e condolersi con i parenti per la perdita subita, con parole di conforto che si concludono con un “adesso, però, finalmente riposa”.
Nella chiesa non c’è spazio per il rutilante mondo dello spettacolo, che l’ha osannata e rovinata insieme, in quegli anni in cui due o tre sostanze hanno decimato una generazione: di quel mondo non c’è nemmeno un rappresentante. Salvo uno, Luigi Pastore, regista specializzato in thriller e direttore artistico dell’Horror festival di Nettuno, colui che ha dato la notizia della sua morte su Facebook con un bello e umano messaggio: “Oggi è un giorno triste. Lilli non c’è più! È andata via in silenzio, ieri notte, dopo una lunga malattia che ha combattuto fino alla fine. Ciao Lilli, prego per te”. E che le ha fatto, nel 2011, l’ultima proposta cinematografica della sua vita: il ruolo di protagonista nel suo thriller “La fiaba di Dorian”. Un lieto fine professionale che non è riuscita nemmeno a vivere, visto che il tumore al cervello l’aggredì infatti poco dopo, costringendola a lasciare il set.
Il buon Dio accoglierà così “la defunta Ileana”, semplicemente, dopo che, senza rinnegare gli sbagli e prendendosene carico, Lilli ha fatto quel che doveva fare: uscire dalla droga, riprendere una vita normale, combattere con le sfortune di salute che le sono capitate addosso in sovrappiù. Il celebrante ricorda ai parrocchiani: «Mi diceva il sacerdote della clinica (di Besano, ndr) dove è stata assistita negli ultimi tempi che in questi ultimi mesi ha pregato, assistito alla messa e ha anche chiesto l’unzione dei malati, affrontando il doloroso passo da cristiana». Per questo, e per più volte, è stato chiesto che «La misericordia di Dio l’accolga benignamente, e doni consolazione e speranza a quanti le hanno voluto bene» perché: «Il Signore ricorda il bene. Mette al primo posto il bene e perdona il male che non si è saputo evitare».
Ora Ileana, spazzata via come il vento che soffia forte fuori dalla chiesa l’ingombrante Lilli, può finalmente dire «Nella tua casa, Signore, avrò la pace», come recitava il Salmo Responsoriale, e le sue ceneri andare a riposare accanto a suo padre Enrico, morto solo due anni fa, nel cimitero di Induno Olona.
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