La Varese che conta si coalizza contro il cancro

Grande partecipazione alla cena di gala dell'associazione "Varese per l'oncologia", tra i presenti anche il ministro Maroni. Annunciata l'apertura di un day hospital oncologico a Luino

La forza di un’associazione sono i suoi associati. “Varese per l’oncologia” ne ha oltre settecento. È «il popolo dei trenta euro», come lo chiama il giornalista Gianni Spartà, presidente dell’associazione. Un popolo trasversale. Una lobbie votata al bene (o con le migliori intenzioni), dove convivono molti potenti e qualche umile, che ogni anno si ritrova per una cena di gala. Quest’anno al collegio De Filippi erano in 238. Tra i presenti c’era anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni che, in ossequio al principio che la solidarietà è muta, ha fatto prenotare a nome di sua moglie, si è presentato puntuale e si è fermato fino all’ultimo senza prendere una sola volta la parola. 

Il potere, sia che si chiami Lega nord o Partito democratico, è sempre il potere. E quando si avvicina all’associazionismo e al mondo della solidarietà ha un solo obbligo: quello di fare sentire il proprio peso specifico, per dare una risposta ai bisogni che esprime il territorio. E i bisogni ci sono. L’ambulatorio oncologico di Cittiglio, voluto e sostenuto dall’associazione “Varese per l’oncologia”, ha fornito 1288 terapie ai malati di cancro della zona evitando ai pazienti spostamenti scomodi e altri problemi per chi abita nelle valli. Spartà, durante la serata, ha annunciato l’apertura di un nuovo day hospital oncologico anche a Luino. L’associazione ha dunque rilanciato, con la concretezza tipica di questa terra, ciò che la politica voleva smantellare.

Il territorio, insomma, si organizza e si coalizza, chiamando a raccolta tutte le sue forze, formando una rete di conoscenze, dove quello che conta non è essere di destra o di sinistra, ma dare un servizio dignitoso, umano e professionale a chi è ammalato di cancro, perché questa malattia ha una spiccata propensione alla democrazia e colpisce chiunque, non importa se ricco o povero, italiano o senegalese, lumbard o terun.

Quando l’associazione chiama, tutti rispondono. Un esempio: la scorsa estate è arrivata una telefonata a Walter  Bergamaschi, direttore generale dell’ospedale di Circolo, il cui tenore era il seguente: «L’ambulatorio oncologico non ha i condizionatori. La Whirlpool ce li puo’ fornire a prezzo di costo». E in men che non si dica i malati hanno avuto l’aria condizionata alla faccia della burocrazia.
L’associazionismo nella sanità puo’ ridare quel senso di pietà che spesso la politica smarrisce nelle pieghe della demagogia.

Poche le citazioni durante la serata. Una è stata per Luigi Orrigoni, il papà dei supermercati Tigros, recentemente scomparso. Uno che con la generosità che lo contraddistingueva faceva sentire la sua «utile» vicinanza all’associazione. L’altra è stata per Fiorenzo Membrini, medico di rango, che tre volte alla settimana si mette in viaggio alla volta di Cittiglio e Luino per fare il primario itinerante.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Dicembre 2008
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