Tettamanzi: “Sobrietà nei comportamenti e nelle parole dei politici”

L’arcivescovo della diocesi di Milano incontra gli amministratori locali e parla di condivisione e accoglienza. Presidio della Lega: “Arcivescovo di Kabul”

Sono un leghista, ma, eminenza, la ammiro”. Alla fine l’omaggio lumbard all’arcivescovo della diocesi di Milano in visita a Varese l’ha dovuto portare uno di fuori, un amministratore del comune di Oltrona di San Mamette, nel Comasco: uno sconosciuto, nella capitale bosina. I volti noti della Lega varesina hanno difatti preferito salutare l’arrivo in città di Dionigi Tettamanzi ai semafori della Brunella, con alcune decine di manifestanti, molti del movimento dei Giovani Padani. C’erano striscioni (“Varese ambrosiana, mai musulmana”, “Tettamanzi vescovo di Kabul”), cori e sfottò ("Col cardinale ogni scherzo vale"), qualche fiaccola. La protesta della Lega era stata annunciata in mattinata con un comunicato dove si avvertiva del presidio per protestare contro l’alto prelato accusato – si legge testualmente nella nota – di avere un “atteggiamento di succube accondiscendenza, quando di non attivo collaborazionismo nei confronti dell’espansione islamica nella diocesi di Milano”. Parole forti, toni accesi. E pensare che una parte del discorso che Tettamanzi ha voluto pronunciare al convitto De Filippi, alla presenza di tanti amministratori locali verteva proprio sulla “continenza” verbale dei politici.

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L’intervento del religioso è stato incentrato sulla sobrietà, qualità che “deve essere una nota di stile caratteristica e visibile di chi fa politica: sobrietà nelle parole, sobrietà nell’esibizione di sé, sobrietà nell’esercizio del potere, nello stile di vita. Pensiamo allo spreco di parole a cui assistiamo ogni giorno in politica. Spesso si ha l’impressione di trovarci di fronte a ‘tanto clamore per nulla’: meglio allora misurare le parole e usare solo quelle necessarie o utili e mettersi a discutere sui problemi reali e sulle possibili soluzioni”.
Il discorso del cardinale ha toccato anche la questione morale: “Emerge – ha detto – la necessità di formare persone intelligenti e preparate, favorire il ricambio tra chi gestisce la cosa pubblica e una particolare attenzione alle giovani leve: con questa attenzione la politica e il servizio all’amministrazione torneranno a essere un valore per cui vale la pena spendersi”. Un particolare monito ai politici locali è stato lanciato riguardo al concetto di solidarietà: “mi piacerebbe che tornassimo ad usare con libertà ed abbondanza questa parola, di cui in passato abbiamo abusato a tal punto che ora dà quasi fastidio e se ne parliamo lo facciamo per “categorie”, come se la solidarietà avesse valore per alcuni e non per altri. Ma, in realtà, i poveri sono i poveri: non sono diversi a seconda del colore della pelle. E i bambini sono i bambini: non sono diversi a seconda delle provenienze dei genitori e delle loro condizioni sociali ed economiche”.
Al termine della serata l’arcivescovo di Milano ha incontrato personalmente tutti i politici presenti in una sala che aveva esaurito i posti a sedere.

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Pubblicato il 16 Gennaio 2009
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