“La svolta verde? In Europa c’è già ma servono i controlli”

Giorgio Martini del Ccr, spiega l'impegno dell'Ue per ridurre l'inquinamento e i suoi effetti: «Obama ha fatto un passo importante»

Lo hanno chiamato la “svolta verde”, il “New Deal ecologico”. A pochi giorni dal suo giuramento come presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha messo la sua firma a un pacchetto di interventi per ridurre l’inquinamento e l’emissione di gas nocivi nell’atmosfera. Un passo in avanti importante che punta sulle eco-innovazioni, le fonti alternative e il risparmio energetico e che parte proprio dal settore automobilistico. Gli ambienalisti applaudono e l’Europa? Non sta a guardare, anzi: «Obama ha fatto una scelta importante e forse, per la prima volta, l’Unione Europea può dire di essere avanti. Nell’impegno per la riduzione delle sostanze che influiscono sul cambiamento climatico e anche sui provvedimenti per diminuire la dipendenza del petrolio». Lo spiega Giorgio Martini, ricercatore del Vela, l’area del Centro comune di ricerca di Ispra che si occupa della misura delle emissioni degli autoveicoli. I test effettuati nei laboratori ispresi che si occupano del legame tra i trasporti e la qualità dell’aria sono alla base delle normative che vengono poi decise a Bruxelles dall’Unione Europea.

«La qualità dell’aria, rispetto a trent’anni fa è decisamente migliorata – precisa Martini – la presenza di sostanze come l’anidride solforosa è molto bassa, lo zolfo che inizialmente proveniva dai combustibili è stato azzerato. Tutto questo grazie a una serie di innovazioni che oggi l’Unione Europea impone ai produttori di automobili. Lo standard richiesto oggi è l’Euro4 ma non è ancora ottimale. Nel mese di dicembre è stato approvato il passaggio all’Euro 5 che partirà dal 2009 mentre l’Euro 6 è programmato per il 2014. Si parla in tutti questi casi di auto che inquinano davvero poco». Ma non sono solo le auto a circolare sulle nostre strade, per questo motivo il lavoro del legislatore europeo dovrà affrontare anche altri aspetti dove finora non è mai sceso nel dettaglio: «Nel 2014 entreranno in vigore nuove normative per regolare l’inquinamento dei mezzi pesanti – aggiunge il ricercatore -. Oggi solo le auto sono regolate da parametri così avanzati. Inoltre, dato che i rilievi effettuati in laboratorio non sono proprio identici a quelli su strada dove incidono fattori diversi come le condizioni di guida, si realizzerà una specifica norma per rendere minimo questo divario».

Ma chi controlla sul rispetto di queste norme? «Sarebbe importante intervenire su questo. Non c’è però per il momento un organismo europeo addetto al controllo – dice Martini – ogni Stato attua delle politiche diverse. La Svezia ad esempio è molto attiva campo ambientale ed effettua dei controlli a campione sugli autoveicoli. Altri stati delegano il controllo ad altri enti, in Italia è demandato a livello locale con il "bollino blu"».
La situazione migliora dunque ma il cammino per far guarire il nostro pianeta è ancora lungo. E non si limita al contenimento delle polveri sottili. «È importante distinguere tra emissioni inquinanti, che sono quelle che hanno un impatto nocivo per l’uomo perchè causano problemi respiratori o sono cancerogene e le emissioni di anidride carbonica. Quest’ultima non è un gas tossico ma è un gas ad effetto serra ed è responsabile del cambiamento climatico. Oggi quindi vediamo circolare dei veicoli, come i nuovi Suv, a emissioni bassissime ma che consumano molto: più carburante vuol dire più anidride carbonica. Su questo punto si apre dunque una nuova sfida, quella del contenimento del "climate change", che si aggiunge al problema della dipendenza dal petrolio. Nel dicembre del 2008 è stato realizzato un pacchetto di norme per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e per l’incentivazione dell’utilizzo di combustibili alternativi. Da questo punto di vista siamo avanti, gli Stati Uniti ci stanno seguendo».

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Pubblicato il 13 Marzo 2009
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