PD Varese: “No alla denuncia dei clandestini da parte dei medici”

Intervento di Giorgio Grasso e Maria Angela Monti responsabili rispettivamente del settore “Diritti di cittadinanza” e del settore “Solidarietà e interculturalità”

Riceviamo e pubblichiamo

Ieri, 5 febbraio 2009, con 154 voti favorevoli e 114 contrari, il Senato ha approvato in prima lettura il ddl n. 733, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, nel testo profondamente modificato dalle Commissioni riunite e ulteriormente emendato nel corso dell’esame da parte dell’Assemblea.
Il Partito democratico ha votato compattamente contro il provvedimento, perché, come segnalato in particolare dal senatore Latorre, vice-presidente del gruppo parlamentare al Senato, al momento del voto, esso, pur contenendo “alcuni opportuni interventi in tema di contrasto alla mafia e al terrorismo”, include anche (e soprattutto) “una serie di norme propagandistiche che incidono, in modo a volte malvagio, su valori fondamentali come la dignità dell’uomo e la solidarietà”.
Tra queste ultime spiccano, in particolare, la disposizione che istituisce il reato di immigrazione clandestina, per il solo fatto di fare ingresso, ovvero di trattenersi nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del d.lgs. n. 286/1998, testo unico sulla disciplina dell’immigrazione e sulla condizione dello straniero; quella che sottopone la richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno al versamento di un contributo, il cui importo è fissato fra un minimo di 80 e un massimo di 200 euro; quella che ammette il concorso delle associazioni volontarie di cittadini, non armati, al presidio del territorio, al fine di segnalare agli organi di polizia locale, ovvero alle Forze di polizia dello Stato, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale (le così dette “ronde”).
Ma senza dubbio l’emendamento più odioso, che dimostra gli intenti fortemente razzisti e discriminatori dell’impianto complessivo del testo, è quello che, abrogando l’art. 35, comma 5, del citato testo unico sull’immigrazione, che prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”, dà la possibilità  di denunciare i clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche per essere curati.
Molto opportunamente Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, ha parlato di persecuzione riferendosi a questo articolo, perché “se un medico ora potrà denunciare un immigrato, allora il germe della paura porterà queste persone a non andare più negli ospedali per partorire o se avranno una malattia la nasconderanno. Questo non è rigore, ma produce il timore di essere perseguitati”; in modo ancor più severo Rosy Bindi, vice-presidente della Camera dei deputati, accusa il Governo di “stracciare la Costituzione, che riconosce il diritto alla salute come un diritto fondamentale della persona, un diritto di tutti, compresi gli stranieri ed i clandestini. Con questo provvedimento, infatti, si cancella un principio cardine del Servizio sanitario nazionale e si rischiano di trasformare i medici in spie ed ufficiali di polizia”.
Questa previsione di legge, che mette sullo stesso piano la denuncia di un criminale e quella di una persona che non ha i documenti per soggiornare in Italia, è anche fortemente stigmatizzata, oltre che dalle altre forze politiche di opposizione, da quei medici che operano direttamente negli ospedali e nei pronto soccorso, come emerge dal duro intervento di Vincenzo Saraceni, presidente dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci).
Anche il Partito democratico della Provincia di Varese vuole manifestare, senza alcun cedimento o ambiguità, la sua completa opposizione a simili misure, ben sapendo che esse sono il portato di un’intollerabile cultura razzista, che è ben radicata tra forze politiche come la Lega Nord, i cui esponenti di Governo invitano alla cattiveria nei confronti dell’immigrazione clandestina, confondendo così il rigore e la responsabilità che il tema della sicurezza impone al Paese con interventi che rischiano di calpestare le più elementari regole della convivenza civile ed i diritti fondamentali della persona.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Febbraio 2009
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