Bimba tolta al papà: “Ma gli assistenti sociali sbagliano”

Gli avvocati danno battaglia per ridare la piccola ai genitori. E citano un parere medico a loro favore

“Lucia deve tornare a casa”. Quinta istanza di revoca dell’allontanamento familiare per la bimba di 5 anni che il tribunale dei minori ha affidato a una comunità. L’hanno presentata gli avvocati dei coniugi a cui, il 5 giugno scorso, la piccola è stata tolta. La famiglia torna all’attacco (aveva già denunciato il caso alla stampa a novembre) e nella nuova istanza, gli avvocati Silvia Bianchi e Veronica Di Gregorio parlano di una "condotta ambigua” degli operatori coinvolti.
La storia di Lucia (il nome è di fantasia) è complessa e all’allontanamento, dicono gli avvocati, ha concorso il fatto "che si tratti di una famiglia allargata e che sia più facile in questi casi avere pregiudizi". La piccola subisce un grosso trauma quando la madre naturale muore. Vive con i nonni e con il papà. Quest’ultimo conosce la  nuova moglie (la chiameremo Laura), che a sua volta ha due figli, e vanno a vivere tutti insieme . Ma la famiglia allargata funziona solo a metà. La piccola non digerisce bene la nuova situazione e ha dei disturbi, tanto che viene fatta visitare da una psicoterapeuta. Nel frattempo arriva  un nuovo bebè.
La scuola materna frequentata dalla bimba entra in conflitto con Laura, che un giorno dà una sculacciata alla piccola davanti a una maestra. Da qui parte la segnalazione ai servizi sociali del comune, e all’Ispe della Valcuvia, che gestisce il caso per conto del tribunale dei minori. Il tribunale decide che per tutelare la bimba, bisogna toglierla alla famiglia. Si parla di maltrattamenti, in particolare la bimba avrebbe banche accusato Laura. Ma dalle perizie, secondo la difesa, non emerge nulla. Piuttosto, un grande dolore mai digerito, un trauma non risolto, per la morte della madre. Solo di recente, il padre ha potuto rivederla. Le indagini affidate agli assistenti sociali sono ancora in corso. Gli avvocati dicono che si stanno prolungando un po’ troppo e che non è stata  presa in considerazione la valutazione di una specialista interpellata di recente dalla comunità, che ha inquadrato la vicenda così:  la famiglia è in buona fede e ha provato a far funzionare al meglio la convivenza. Proprio per questo, bisognerebbe dare una seconda possibilità, a Lucia, di avvicinarsi alla moglie del padre, per verificare se “ vi sia la possibilità di una qualità di incontro molto diversa da quella emersa nella convivenza….più rispettosa degli assetti più profondi, emotivi ed affettivi della bambina”.  
Abbiamo contattato Ispe per un parere, ma comprensibilmente, nel ribadire che ogni passaggio è stato trattato a termini di legge, gli assistenti sociali spiegano che non è possibile entrare nello specifico della vicenda.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Febbraio 2009
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