Torna Celestini, per non perdere la Memoria

A Varese giovedì 26 con Radio Clandestina, sulle fosse Ardeatine. A Gallarate venerdì 27 con Fabbrica, sulle condizioni di lavoro nella prima metà del novecento. Due appuntamenti da non perdere, accanto a un seminario sulla narrazione che lo vede straordinario docente

Torna Ascanio Celestini. E non c’è da perderselo, se non si vuole perdere la Memoria.
Lo straordinario "narratore teatrale" torna infatti questa settimana in provincia con due spettacoli – entrambi sotto l’egida di Sipari Uniti – che riportano la luce su una zona  in ombra della storia d’Italia, troppo antica per ricordarla, ma troppo giovane per stare sui libri di storia.
Ma la cui memoria si può invece rinfrescare anche grazie a quel teatro popolare e ironico, lieve e tostissimo, che Celestini sa portare in scena con contorni minimal e risultati massimi per piacevolezza e capacità di informare. Quel suo “teatro sociale” che non sa di noia o sperimentazione eccessiva ma che, partendo dal raccontare storie sa coniugare impegno e divertimento, riso e lacrime.

Gli appuntamenti sono al teatro Nuovo di Varese, giovedì 26 febbraio con lo spettacolo “Radio Clandestina”  tratto dal testo di Alessandro Portelli “L’ordine è già stato eseguito”,  e al teatro Condominio di Gallarate venerdì 27 febbraio con “Fabbrica”, dialogo ideale sotto forma di lettera recitata, che narra, tra cronaca e fantasia, la storia di un operaio dal suo ingresso in fabbrica alla sua morte.

"Radio Clandestina" parla dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, "Fabbrica" di un morto sul lavoro nel 1949. E anche "Scemo di Guerra", presentato l’anno scorso, parlava della fine della seconda guerra mondiale. Sembra particolarmente legato alla storia di quel periodo…
«Si tratta di un periodo ancora poco risolto della nostra storia nazionale, anzi ancora a cavallo tra la memoria e la storia – spiega Ascanio Celestini – Tanto poco risolto che in queste ultime settimane è stato fatto un progetto di legge che mette sullo stesso livelllo partigiani e repubblichini…entrare in quella memoria e riprenderla, aiuta a comprendere meglio fatti che contano ancora oggi».

Per non cadere in errori che possano avere pesanti effetti negativi anche sul futuro?
«Quel periodo storico è ancora troppo recente per entrare nei libri, ed è abbastanza passato per non essere più nella memoria delle persone: in fondo stiamo parlando di sessant’anni fa, chi è vivo per raccontarlo ne ha una memoria da ragazzino. Sta perciò su quella linea di confine dove qualcosa si può perdere. Il problema è la manovra in atto oggi, ma nata già in quegli anni, che ha fornito una serie di amnistie al fascismo. Per intenderci: in Italia non c’è stata una Norimberga, Per molti anni per chi ha aderito al regime o si è macchiato di crimini è bastato vivere per un po’ in silenzio per far si che si lasciasse tutto perdere. Tutto questo è stato fatto per evitare la guerra civile: ma in questo modo si è evitata anche la riflessione. Qui c’è stata un po’ di retorica, a base di corone di fiori e bandiere e partigiani sempre buoni: ma avevamo bisogno molto di più, per rimettere le cose a posto».
 
Una questione che riguarda soprattutto il primo dei due spettacoli, quello che si svolgerà al Nuovo di Varese sulle Fosse Ardeatine.
«E’ in effetti di un argomento non molto trattato dai libri di storia, un eccidio tra i più grandi della seconda guerra mondiale, che fu il capostipite di tutta una serie di eccidi nazisti. UN evento che si è però portato dietro una contraddizione tra storia e memoria, cioè tra quello che era accaduto e ciò che è rimasto nel racconto. Come sempre, quando si decontestualizzano i fatti, questi diventano facilmente oggetto di propaganda, e di una ricostruzione scorretta».

Contrariamente a Radio Clandestina, completamente realizzato sulle testimonianze raccolte nel testo che le ha dato ispirazione, Fabbrica, la pièce di venerdì al teatro Condominio di Gallarate, narra la storia di un operaio dal suo ingresso in fabbrica alla sua morte: una storia lunga cinquant’anni, una storia di quel mondo che si forma nel luogo di lavoro.
«Anche al centro del racconto di Fabbrica c’è un avvenimento, ed è la morte di un operaio nel marzo del 1949. Qui però è presente anche l’invenzione: un racconto che si dipana tra le lettere a una madre nella storia di tre persone che si chiamano alla stessa maniera, raccontando fatti dall’inizio del novecento agli anni ’40» spiega l’attore e autore: un excursus tragicomico nei primi durissimi anni dell’industria. Cioè nei primi e durissimi anni dei lavoratori italiani della nuova generazione. Un’altro passaggio della storia d’Italia che è troppo facile, ma non si deve, dimenticare.

Al Teatro di Gallarate Celestini sarà anche sabato 28 febbraio. In qualità di docente, però, con un seminario sul racconto orale: «Sarà un incontro sul raccontare, e in particolare si lavorerà su alcune fiabe – Spiega Celestini – Le fiabe hanno una struttura molto semplice, e questa semplicità è data non solo dai personaggi quasi schematici, ma dal fatto che la struttura è componibile e i suoi pezzi sono smontabili e riscostruibili a piacere. Si tratta di un lavoro tecnico, lavoreremo insieme proprio su queste storie e su questa struttura».

Le prenotazioni alla partecipazione attiva al seminario sono già ampiamente chiuse, con grandissimo successo.  E’ però possibile prenotarsi, entro giovedì 26 febbraio, al costo di 20 euro per partecipare come uditori della dimostrazione di lavoro, per un massimo di 30 partecipanti.  Il costo è di 20 euro e la prenotazione è obbligatoria, entro giovedì 26 febbraio, al numero 0331.774700.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Febbraio 2009
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