Giudice di Roma: il bonus bebè di Morazzone è discriminatorio
La sentenza accoglie parzialmente il ricorso presentato dalle Acli Nel frattempo il Comune ha modificato la delibera
Sono passati tre anni dall’inizio del procedimento giudiziario contro il bonus bebè del Comune di Morazzone. Il ricorso è stato avviato dalle Acli (dapprima quelle di Varese e poi quelle nazionali) come parte impegnata contro le discriminazioni. Nel 2006 infatti le Acli di Varese avviarono una procedura legale contro il provvedimento che prevedeva l’assegnazione di un contributo una tantum di 500 euro per ogni bambino non primogenito. Il requisito richiesto per ottenere tale cifra era la cittadinanza italiana di almeno un genitore e comunque cittadinanza "ab origine" (dalla nascita) italiana, dell’Unione Europea o Svizzera dell’altro genitore". In data 4 dicembre 2008 il Tribunale di Roma ha depositato la sentenza sulla vicenda: nelle sue conclusioni il giudice non entra nel merito del “bonus bebè” poiché nel frattempo il Comune di Morazzone ha modificato le delibere precedenti con un nuovo documento ed è venuto dunque meno l’oggetto del contendere.
Tuttavia, pur basando il proprio giudizio sul fatto che il Comune abbia fatto “marcia indietro” sul provvedimento, il tribunale ha riconosciuto la “sicura valenza discriminatoria per evidenti motivi etnici delle due delibere”. Una considerazione che non si è resa però sufficiente per accogliere la domanda di risarcimento simbolico avanzata dalle Acli. Occorre sottolineare che la sentenza oltre ai cittadini extracomunitari, tutela anche i cittadini italiani: è il caso ad esempio delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza italiana dopo il matrimonio. Per le Acli di Varese questa sentenza rappresenta un riconoscimento importante seppur parziale delle ragioni del ricorso avviato. La materia del “bonus bebè” rimane ancora oggi, a tre anni di distanza, al centro del dibattito politico di questo territorio che ha visto riproporsi situazioni simili nella sostanza.
Le Acli provinciali considerano controproducente il fatto che, nonostante sia stato riconosciuto il carattere discriminatorio di provvedimenti simili al bonus bebè, si continuino ad attivare tentativi della stessa natura. La presidenza varesina dell’associazione si ritiene perciò preoccupata poiché di fronte al fenomeno irreversibile di una stabile e necessaria presenza di persone provenienti da diversi Paesi del mondo non si cercano attive forme di pacifica convivenza prima ancora che di integrazione, per far fronte a problemi veri e reali. Nello specifico, contrapporre l’identità “insubre” a quella altrui significa introdurre tensioni ed emarginazione dividendo ulteriormente le comunità quando invece fondamentale sarebbe costruire un nuovo senso di comunità nel rispetto delle differenze presupposto anche per una cultura della convivenza e della sicurezza.
Le Acli di Varese da tempo sono impegnate sul fronte dell’uguaglianza e della tutela dei diritti. Alla sede di via Speri della Chiesa è attivo lo sportello contro le discriminazioni, riconosciuto dall’Unar (ufficio nazionale anti discriminazioni razziali) dedicato a queste specifiche problematiche.
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