Trattori sotto casa del senatur

Il grosso del corteo sulla statale, ma alcuni mezzi agricoli sono arrivati sotto la villa di Umberto Bossi. Gli allevatori chiedono di difendere le agevolazioni per chi lavora in montagna

L’obiettivo era arrivare sotto la casa di Umberto Bossi. Alla fine, ma solo in pochi, lo hanno raggiunto. Il grosso del del serpentone fatto di trattori si è trovato nel parcheggio sterrato della chiesa di San Pietro nella mattinata di oggi, 2 marzo. La maggior parte di quanti hanno sfilato sui mezzi agricoli, infatti si sono accontentati di due passaggi sulla statale tra il tempietto romanico e la rotonda di Cittiglio che incrocia il nuovo tratto della Sp1 e lo stradone che porta inValcuvia.

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Trattori a Gemonio 4 di 10

La protesta degli agricoltori ha toccato Gemonio, come previsto, senza creare alcun problema se non alla circolazione (ma non si registrano intoppi particolari) e senza scomodare il senatùr, che ha preferito rimanere in casa. Una decisione comunicata in anticipo e che non ha creato malumori anche se un paio di trattori, più per casualità che per protesta, si sono comunque parcheggiati nello spiazzo di via Castelli su cui si affacciano villa e giardino del leader del Carroccio.
La protesta di oggi è stata comunque l’occasione per ricordare a tutti i problemi che continuano ad assillare il settore primario, non solo gli attriti interni relativi alle quote latte ma anche le solite e annose diatribe legate al prezzo "dell’oro bianco".
A spiegare le diverse problematiche sono i pochi allevatori della zona, provenienti dalle aziende di Caravate, Cittiglio e dintorni, ultimi baluardi di un territorio che da moltissimi anni ha quasi abbandonato l’agricoltura per convertirsi a piccola industria e artigianato. «Le vicende relative alle quote sono certamente importanti e ha toccato anche la nostra azienda – spiega Mario Franzetti (foto sotto) – Nel corso degli anni abbiamo acquistato 1.200 tonnellate di quote, spendendo anche una cifra sostanziosa. Ora, con le nuove assegnazioni per le quali attendiamo notizie, chi ha infranto le regole viene comunque favorito, a scapito di chi come noi ha agito in modo corretto».
«Ma questa – procede Franzetti – non è l’unica ragione che ci vede in strada oggi. Il prezzo del latte pagato ai produttori è stato finalmente incrementato l’anno scorso e subito fatto scendere con la scusa della crisi, dobbiamo affrontare il problema dei nitrati che prevede una normativa pesante, quello della sicurezza sul lavoro e via dicendo».
In attesa del grosso della colonna di trattori, proveniente da Lozza, altri allevatori dicono la loro sulla protesta in corso, senza voler rivelare il proprio nome «perché quelli che anni fa erano a Linate e si sono esposti in prima persona hanno ancora cause aperte e avvocati in giro».
Tutti d’accordo nel farsi sentire, sottolineando un ulteriore problema: «Le aziende della nostra zona rischiano di vedersi aumentati in modo evidente i vari contribuiti Inps, Inail e via dicendo, perché le agevolazioni di cui abbiamo goduto fino a ora, lavorando in ambiente disagiato, verranno ridotte drasticamente. Voi capite che in questi paesi non abbiamo né la grande disponibilità di terreni che c’è in pianura né la stessa facilità nel lavorare la terra: le agevolazioni servono a darci una mano in questo senso».
Qualcuno pensa anche a nuovi tipi di protesta. «I cortei di trattori danno visibilità – spiega un allevatore di Cittiglio – ma vanno anche a rompere le scatole alle persone che magari sono in giro per lavoro. All’interno del nostro sindacato stiamo portando avanti altre idee, a partire dallo stop degli ordinativi. Se per tre mesi blocchiamo gli acquisti di una serie di prodotti, quelli non necessari alla stretta sopravvivenza delle bestie, mandiamo in ulteriore crisi una filiera in cui di solito siamo sempre noi gli anelli deboli. Noi e i consumatori – conclude – perché il prezzo del latte nel punto vendita rimane alto e magari cresce, così la gente paga di più e i produttori non ci guadagnano nulla. Gli aumenti vanno tutti alle aziende di trasformazione e soprattutto alla grande distribuzione: questo non va mai dimenticato».

Alle 10,30 in punto a San Pietro giunge la testa del corteo, ingrossatosi strada facendo e arrivato a ben oltre i cento trattori cui vanno aggiunte numerose vetture con le bandiere di Cia e Confagricoltura. Le disposizioni di evitare villa Bossi vengono rispettate e qualche curioso che passeggia nei paraggi non manca di farlo notare. «Duvevén pasàa de chì, mia sul stradùn. Inscì che prutesta l’é? Ul Bossi va innanz a durmì».

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Pubblicato il 02 Marzo 2009
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Trattori in marcia verso Gemonio 4 di 9

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