«Contro il pacchetto sicurezza, chiederemo aiuto al Prefetto»

La manifestazione è promossa dai sindacati confederali, le Acli, l’Anolf-Cisl e il Coordinamento immigrati della Cgil

Sindacati e associazioni scendono in piazza sabato 7 marzo a Varese contro il pacchetto-sicurezza. A promuovere la manifestazione sono i sindacati confederali, le Acli, l’Anolf-Cisl e il Coordinamento immigrati della Cgil: il ritrovo sarà in piazza San Vittore alle 14.30. «Una scelta anche per sottolineare la posizione precisa assunta da Caritas nazionale e Pastorale Migranti nazionale e locale» spiegano gli organizzatori.
 
La bocciatura del decreto 733, il cosiddetto pacchetto sicurezza, è totale: «Con l’obiettivo pretestuoso di dare sicurezza – spiega Oriella Riccardi della Cgil – si colpiscono gli immigrati, in particolare quella fascia di stranieri che lavorano, spesso in impieghi usuranti, e rispettano la legge». Da questo punto di vista i promotori della manifestazione criticano in particolari i sempre più stringenti criteri di abitabilità degli alloggi e soprattutto la tassa straordinaria sui permessi di soggiorno: «Gli immigrati – precisa Sergio Moia della segreteria varesina della Cisl – pagano già 80 Euro per il rinnovo del permesso e 134 per quello della carta di soggiorno. Altri duecento euro sarebbero una spesa insostenibile» in particolare per le famiglie, che più di tutte tendono ad integrarsi stabilmente. Una spesa a cui peraltro non corrisponde un servizio efficiente: in Italia spesso i permessi arrivano quando l’anno di validità sta per scadere. «C’è poi anche un problema locale: la Questura di Varese ha una interpretazione troppo restrittiva delle norme» aggiunge Jacques Amani del Coordinamento immigrati della Cgil. «Vorremmo chiedere al prefetto Simonetta Vaccari, che sappiamo essere sensibile al tema, di organizzare un incontro con il questore per ridurre i tempi dei permessi» conclude Oriella Riccardi
 
«Più che un pacchetto-sicurezza è un pacchetto-insicurezza» sintetizza Filippo Cardaci delle Acli di Varese: «quelli contenuti nel decreto sono provvedimenti contrari ai valori della Costituzione che dovrebbero guidare le risposte». L’istituzione delle ronde formate da privati cittadini, l’introduzione del reato di clandestinità, la possibilità dei medici di denunciare gli irregolari, secondo gli organizzatori sono provvedimenti che non risolvono il problema, ma calpestano «la dignità della persona, relegando gli stranieri, regolari e irregolari, in una posizione inferiore» continua Cardaci.
«Occorre invece abbandonare la cultura della divisione e del capro espiatorio, che deresponsabilizza i singoli» precisa Sergio Moia (nella foto con Jacques Amani). Così ad esempio, anziché le ronde, i promotori propongono di sostenere associazioni riconosciute del terzo settore che già da tempo si occupano del disagio sociale. I City Angels formati e attenti al disagio piuttosto che le ronde di vigilantes. Mentre contro l’irregolarità si chiedono convenzioni con i Paesi di provenienza e la revisione delle normative farraginose sui permessi: «Molti lavoratori regolari, rimasti disoccupati, tornano dopo anni nella clandestinità per colpa delle norme della Bossi-Fini» conclude Amani.
 
Alla manifestazione di sabato (da piazza San Vittore alla prefettura, passando per via Marcobi e via Sacco) hanno aderito decine di associazioni e gruppi, comprese diverse associazioni di stranieri, in particolare africani. Che ormai sono diventati cittadini e vogliono far democraticamente sentire la loro voce.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Marzo 2009
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