La crisi per tornare uomini

Se la mancanza del lavoro rappresentasse un’opportunità per ripensare la società e il rapporto con gli altri? Varesenews lancia una provocazione e un’idea ai suoi lettori

Svegliarsi la mattina in cassa integrazione ma sereni, con una giornata piena e fatta per aiutare chi ha bisogno. Impiegati che amministrano un’associazione di volontariato, artigiani che aiutano anziani a sistemare la casa, operai che portano dializzati in ospedale.
La crisi, tempesta perfetta descritta da economisti e politici, sta facendo affondare il sistema. Ma ogni periodo della storia ha visto ripartire la società in modo diverso. E se questa fosse la volta buona?
E se avesse ragione l’economista Jeremy Rifkin, che molti anni fa scrisse un libro dal titolo provocatorio “La fine del lavoro” (Baldini & Castoldi)? La tesi sostenuta dallo scienziato era molto semplice: con l’avvento della tecnologia e dell’automazione gli uomini saranno sempre più disoccupati e quindi avranno sempre più tempo libero. Uno scenario che si è realizzato, non solo per l’avvento della tecnologia, ma anche per un’enorme crisi economica che si sta abbattendo sul mondo.
«Gli economisti ortodossi – scriveva Rifkin – ci assicurano che l’aumento del tasso di disoccupazione rappresenta un “aggiustamento” di breve termine alle potenti forze create dal mercato che stanno spingendo l’economia mondiale verso la Terza rivoluzione industriale».
L’attuale sovrabbondanza di manodopera non è dovuta alla terza rivoluzione industriale, bensì alla seconda grande crisi economica della storia (la prima è stata quella del 1929). L’effetto però è lo stesso: una grande quantità di tempo liberato per i lavoratori e di energie a disposizione della società, ma non utilizzate perché fuori dalla produzione industriale. 
Una catastrofe, secondo il sentire comune. A ben guardare, però, questa «tempesta» potrebbe essere anche una grande opportunità per quei lavoratori in cassa integrazione, che riceveranno comunque uno stipendio, ridotto, è vero, ma con una totale disponibilità del proprio tempo. Cosa farne allora? C’è chi sostiene che andranno a ingrassare le fila del lavoro nero, con secondi lavori (in questo caso primi lavori). Ma forse c’è anche chi impiegherà questo tempo per migliorare la propria formazione e qualità della vita, che non dipende solo da quanto si puo’ spendere.
Non è il tempo forse la risorsa più preziosa? Qualche anno fa è nata la «Banca del tempo», un’associazione dove ogni cliente metteva a disposizione le proprie competenze e il proprio tempo in cambio di altre competenze e naturalmente di altro tempo. E chi se non i lavoratori in cassa integrazione potrebbero essere i migliori azionisti di questa strana banca? Gestire questa grande disponibilità di forza lavoro, di fatto già pagata, potrebbe essere un’opportunità per le amministrazioni e gli enti, le associazioni e tutte quelle aggregazioni collettive che hanno bisogno di forza lavoro e nuova energia. Il tempo liberato e già retribuito potrebbe essere dunque una grande risorsa per tutta la comunità.
«Non chiederti cosa il paese può fare per te. Chiediti invece cosa puoi fare tu per il tuo paese».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2009
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