Legge anti-kebab, Bergamaschi: «Speriamo nel buon senso dei sindaci»

Il direttore dell'Associazione Artigiani di Varese critica l'impostazione della norma e chiede modifiche sostanziali

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazione del direttore generale dell’Associazione Artigiani Varese Marino Bergamaschi in merito alla nuova legge Regionale che vieta il consumo di kebab, pizze, bevande e gelati all’esterno dei locali.

Le  leggi  devono  essere uguali per tutti e da tutti essere rispettate. Il fatto  di  andare  a  colpire nuovamente le attività artigianali, in questo caso  del  comparto  alimentare,  crea  sconcerto e stupore. Una legge come quella  approvata  dalla  Regione  Lombardia non può che essere considerata negativamente  ed  in modo regressivo, perché va a concentrarsi su un punto che   la  Legge  Bersani  aveva  già  espresso  con  particolare  cura:  la distinzione tra attività artigianale e attività commerciale. Prendiamo atto del  testo  della Legge, che non sostiene e non facilita il giro d’affari e crea   disuguaglianza   nel   trattamento  tra  artigiani  e  commercianti. Particolarmente   opportuno,   però,   è   l’inserimento   della  "clausola valutativa"  che offre l’opportunità di una verifica dell’impatto sul campo della nuova normativa e l’impegno a riprendere il provvedimento all’interno della legge che disciplinerà organicamente il comparto artigiano. Comunque, ci  auguriamo  che  i  sindaci  della  provincia  di Varese considerino con sensibilità l’importanza delle attività artigianali in quanto imprese volte alla   crescita   dell’economia  locale.  Tale  legge  restrittiva,  in  un particolare  momento  economico,  non  fa  che  creare ulteriori problemi e discrepanze   ad   attività  che,  per  la  loro  sopravvivenza,  ritengono importante   poter   lavorare   anche  una  sola  ora  in  più  al  giorno.

L’Associazione  Artigiani  della  Provincia  di  Varese si è sempre detta a favore  della  libertà  d’impresa  e  della  Legge Bersani. Sollecitiamo la Regione  Lombardia  al  fine di permettere alle amministrazioni comunali di gestire  in  completa  autonomia gli orari di apertura delle attività non solo,  quindi, deroghe "per particolari esigenze di servizio ai cittadini", come  recita  l’art.  3 della Legge – per meglio gestire la propria città e per  offrire  a  chi ci lavora le giuste occasioni per sostenere il proprio business.  Siamo  certi  che  alla  luce di quanto accadrà nella realtà, si potrà  lavorare ad ulteriori modifiche migliorative al testo, perché questo è  stato  l’impegno  assunto in aula, in fase di dichiarazione di voto, sia dal relatore Saffioti che dall’assessore Domenico Zambetti.

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Pubblicato il 22 Aprile 2009
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