Padre Pino, il missionario che divenne sacerdote in campo di concentramento

Originario di Orino, il missionario salesiano si è spento ad Arese all’età di 94 anni. Lo ricorda don Gianluigi Braga, parroco del paese per vent’anni

Nella notte fra martedì e mercoledì scorsi è morto ad Arese Giuseppe Moia, meglio noti per tutti, da Orino all’India, col nome di Padre Pino. Era un frate salesiano che visse per decenni tra gli ultimi, in India; incuteva rispetto e dolcezza al solo sguardo. In dialetto e con inflessione inglese, aveva una parola per tutti e amava conversare con chi gli chiedeva di raccontare. Lo ricorda, con un personalissimo ritratto don Gianluigi Braga, per vent’anni guida spirituale di Orino, paese natale di Padre Pino (ac.)
 
Stamattina (ieri ndr), quando mi sentii rispondere al telefono che P. Pino era appena spirato, non mi pareva possibile. Come aveva potuto cedere la sua fibra forte? Come mai non c’è stato un guizzo insperato di vitalità? Ci aveva abituato alle sue sorprendenti riprese in tante occasioni.
È stato l’ultimo agone, l’ultima battaglia. Con San Paolo possiamo dire: Ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la sua corsa, ha conservato la fede.(cfr. 2Tim.4,7).
In lui ho conosciuto un uomo, un prete che, grazie alla fede, è uscito dal suo piccolo villaggio ed è diventato cittadino del mondo. Le dure esperienze della sua giovinezza culminate con l’ordinazione sacerdotale, avvenuta in un campo di concentramento inglese l’8 dicembre 1944, lo hanno forgiato per resistere ad un ministero massacrante. I suoi confratelli lo hanno definito un artista, un poeta, un musicista, un oratore, un poliglotta, uno scrittore, un editore, un medico, un tecnico, un contadino, un muratore, un cacciatore…ma, soprattutto un grande Salesiano.
Quando tornava ad Orino e raccontava i suoi ricordi del paese riusciva ad affascinare chiunque come se stesse narrando una sua avventura ambientata nel cuore della foresta indiana. Era un piacere ascoltare le sue prediche, anche se lunghe, non stancavano mai, anzi, a novant’anni era capace ancora di tenere l’uditorio col fiato sospeso.
Eppure, nonostante le sue imprese in giro per il mondo, non perse mai la semplicità e la schiettezza. Dopo settanta anni di vita in India, quando tornava a casa, riprendeva a parlare italiano o dialetto come se niente fosse, senza la minima inflessione inglese e quando gli portavo l’esempio di alcuni che dopo pochi anni di America, avevano già preso l’accento americano, ridendo confessava che era tutta scena, perché la propria lingua non si dimentica mai.
Era fatto così, la fede lo portò ad essere missionario del vangelo e a compiere autentici miracoli dei quali il più grande è stato quello di essersi definito ancora a novanta anni il P. Pino figlio dur Tranquill e de la Lisa de Urin.
A Dio P. Pino, prega per noi.
don Gianluigi Braga
 
Questa sera, 27 maggio, una funzione in ricordo di Padre Pino verrà officiata alla chiesa parrocchiale di Orino alle 20.30. Maggiori informazioni sulla sua vita sono disponibili sul sito del comune di Orino. Chi vuole può lasciare un ricordo del sacerdote nei commenti attivati sotto l’articolo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Maggio 2009
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