Jozef, il professore albanese diventato imprenditore

La prima volta è venuto in Italia per studiare l'arte bizantina, qualche anno dopo c'è tornato per lavorare. E da nove anni si è messo in proprio nel settore grafico e tessile.

Jozef Martini era un professore di storia dell’arte, oggi è un imprenditore nel settore tessile e grafico. Strana la storia dei popoli, strana la storia degli uomini: l’Albania è passata in pochi anni da Stato-fortezza impenetrabile a terra di emigrazione, con un quarto della popolazione sbarcato in Europa per cercare una vita migliore. E oggi alcuni albanesi immigrati in Italia tornano a casa, per contribuire alla crescita (rapidissima) del Paese delle Aquile. La storia di Jozef Martini, oggi imprenditore tessile in provincia di Como, è però diversa da quella di tanti suoi connazionali emigrati fortunosamente negli anni immediatamente successivi alla caduta del regime: «Negli anni Novanta c’era grande entusiasmo, era caduto il comunismo, ogni sera ci si ritrovava a lavorare per restaurare le chiese che il regime aveva trasformato in magazzini». Jozef era un insegnante di storia dell’arte, pochi soldi e tanta passione. La prima volta è venuto in Italia proprio per studiare l’iconografia bizantina, che ha lasciato grandi testimonianze artistiche in Albania: «Durante il viaggio visitai anche la fabbrica di un noto marchio. Mi chiesero di fermarmi a lavorare con loro, più volte, ma io dissi sempre di no. Ad un certo punto mi chiesero anche quanto guadagnavo in Albania, feci i conti con il cambio e risposi che prendevo 30mila lire al mese. Ma non cambiai idea». Ma il clima di rinascita dell’Albania si è scontrato poi con le difficoltà che facevano fallire i progetti, la sensazione di essere chiusi in una gabbia circondata da filo spinato, messo questa volta non più dal dittatore, ma dall’Europa: «Prima c’erano i soldati che da dentro la frontiera sparavano a chi se ne voleva andare, poi i soldati erano al di là del confine, per fermarci se volevamo andarcene». 

«All’inizio – continua Jozef, che parla un italiano perfetto – cominciai a lavorare come dipendente, facendo anche sacrifici per aggiornarmi, imparando la gestione digitale nel tessile. Dopo il primo periodo come dipendente, decisi di fare un passo in avanti, aprendo una attività in proprio. Oggi collaboro con diversi marchi di abbigliamento. E nel rapportarmi con collaboratori e clienti non ho mai sentito l’ostacolo dell’essere straniero». Una storia semplice e significativa, quella del professore amante dell’arte bizantina diventato imprenditore, per altri versi simile a quella di tanti altri albanesi in Italia. Da nemici pubblici irriducibili agli occhi di molti (dopo le campagne dei media che li descrivevano come oggi si descrivono i rumeni), i figli del Paese delle Aquile sono diventati lavoratori ricercati per le loro capacità e la loro serietà, ma anche imprenditori di se stessi come tanti altri stranieri. «In provincia di Varese – spiega Giulio Di Martino dell’Associazione Artigiani – ci sono 800 attività guidate da albanesi, la stragrande maggioranza nell’edilizia. E nessuna di esse ha mai avuto problemi di alcun tipo, non abbiamo avuto nessun caso di insolventi».  

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Pubblicato il 27 Maggio 2009
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