Siamo noi i responsabili del pianeta

Le strategie della cittadinanza per la sostenibilità: cosa possono fare individui, famiglie e associazioni per un'economia sostenibile. Incontro all'associazione Apriticielo con l’antropologo ed economista Dipak R. Pant

Venerdì 12 giugno alle 20 e 45 Dipak R. Pant, docente-titolare di Sistemi Economici comparati e Economia Sostenibile , presso l’Università Carlo Cattaneo, nonché fondatore e coordinatore dell’Unità di Studi Interdisciplinari per l’Economia Sostenibile sarà ospite dell’associazione Apriticielo (via Piemonte, Varese).
(Foto: il professor Pant)
Lo studioso terrà un incontro sul tema  delle strategie della cittadinanza per la sostenibilità. Il superamento della capacità di carico dovute alle pressioni, prelievi ed emissioni in un breve arco di tempo può portare l’eco-sistema verso imprevedibili conseguenze. La progressiva accentuazione dell’uso delle risorse naturali (come beni infiniti) e dell’ambiente (come ricettore inesauribile delle emissioni) permette, magari, elevati livelli di ben-essere (meglio chiamare “ben-avere”), obiettivo tuttora auspicato da governi e popoli, tuttavia porta con sé due tipi di problemi che, nel lungo periodo, determinano una innegabile insostenibilità del sistema. Oltre un certo livello di consumi necessari, le persone devono essere spinte a desiderare un ulteriore aumento, attraverso un meccanismo di introduzione di nuovi consumi, talvolta inventando nuovi bisogni e talvolta imitando consumi altrui (di quelli considerati più “progrediti” o “sviluppati”). Nonostante ciò la posizione del singolo rispetto ai suoi elementi di paragone rimane spesso immutata, di conseguenza, la (in)soddisfazione che ciascuno trae dal pur accresciuto livello di consumi, rimane la stessa.
Oltre un certo livello, l’aumento della disponibilità di beni materiali e di servizi viene pagato dai consumatori-cittadini con la perdita della qualità dell’ambiente, del tempo libero e della salute. Perciò i beni e i servizi acquistati diventano sostitutivi di beni e servizi (salutari, ricreativi, estetici…) che la vita sobria, l’ambiente sano e il paesaggio naturale, in precedenza fornivano già gratuitamente. Nella maggior parte dei casi tale sostituzione, obbligata e non volontaria, produce una diminuzione del ben-essere personale.
La popolazione umana ha raggiunto il primo miliardo nel 1800. Il secondo miliardo di umani è stato raggiunto dopo solo 123 anni, il terzo miliardo in altri soli 33 anni nel 1960. Da allora la popolazione umana sulla Terra è aumentata di un miliardo ogni 13-14 anni, raggiungendo i sei miliardi nel 1999. Il tasso annuale di crescita ha cominciato a rallentare solo dalla fine degli anni ’60. Comunque, l’eco-sistema Terra vedrà ancora una crescita della popolazione umana, seppur modesta, ed è sotto una mole di pressione senza precedenti in tutta la storia del Pianeta. L’impatto sull’eco-sistema non è dato solo dal numero degli individui, ma anche e soprattutto dall’intensità di consumi ed emissioni che dipendono dallo stile di vita e dalle tecnologie impiegate. Oggigiorno, il consumo pro-capite delle risorse naturali e l’impatto individuale aggregato sull’ambiente varia enormemente tra le diverse parti del Pianeta. Ma con la globalizzazione economica e con la omologazione consumistica (“pensiero unico”) si tende ad una uniformità; in altre parole, verso uno più massiccio prelievo delle risorse naturali ed uno più intenso impatto sull’eco-sistema Terra. Se non si introduce più efficienza nelle attività economiche, unita allo sviluppo di tecnologie eco-efficienti e stili di vita più sobri, le implicazioni sono potenzialmente devastanti per l’eco-sistema Terra.
Quindi, il ruolo di una cittadinanza attiva – che assume una responsabilità civica planetaria, che adotta uno stile di vita sobrio, che partecipa attivamente ai progetti di eco-innovazione e della sostenibilità – diventa cruciale.
 
Ingresso libero
 
Per informazioni: Valentina Rinaldin 349 6034932 – valentina.rinaldin@alice.it

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Pubblicato il 11 Giugno 2009
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