CNA: “Studi di settore? Un Bancomat per lo Stato”

Secca presa di posizione dei vertici varesini dell'associazione: la crisi c'è, gli studi di settore la ignorano e il governo se ne frega

Dura presa di posizione di CNA Varese nei confronti della nuova versione degli studi di settore – il parametro con cui lo Stato determina le tasse che l’imprenditore dovrebbe pagare – da poco resa nota, con la pubblicazione della versione 2009 del software GERICO. "Lo scorso mese di Novembre, quando era apparso chiaro che dal mondo dorato della finanza – per altro prontamente messo in sicurezza – la crisi si sarebbe trasferita all’economia reale, avevamo avanzato la proposta di una moratoria dell’applicazione degli studi di settore per il biennio 2009-2010" scrivono dall’associazione di categoria presieduta a livello provinciale da Daniele Parolo. "Risposte positive informali non ne sono mancate – valga per tutte l’Ordine del Giorno approvato dal Consiglio della Provincia di Varese – di risposte concrete non ne sono arrivate".

Si era parlato di una revisione dello strumento in grado di consentirgli di misurare correttamente l’impatto della crisi e, con tale obiettivo dichiarato, era stata chiesta la collaborazione delle Associazioni e delle imprese per raccogliere on line elementi utili per una ritaratura dei parametri.
"Noi avevamo registrato con scetticismo questi inviti, ma avevamo comunque fatto la nostra parte", scrive CNA, "credendo che l’evidenza della crisi non potesse essere ignorata da nessuno, men che meno da uno strumento scientifico di rilevazione della situazione economica e reddituale delle imprese. È mancata anche, a onor del vero, un capacità complessiva del sistema associativo di afftrontare con decisione, unità d’intenti e tempestività la questione, ma questa è una considerazione che vale anche per altri aspetti derivati della crisi. Comunque, nei mesi passati, si è voluto credere ancora una volta alle tante, consuete promesse, pur in presenza di conti dello Stato che continuavano a prevedere incrementi di gettito decisamente in contrasto con l’andamento di una crisi devastante".

La realtà, ovviamente, è assai prosaica. "Oggi, fatte le prime elaborazioni con il programma di gestione GERICO, ci si deve rendere conto che l’Amministrazione finanziaria ritiene che le imprese, nell’anno di disgrazia 2008, non possano non avere comunque incrementato il loro volume di affari, come è possibile desumere dal prospetto che riporta i risultati di cinque casi emblematici. E, in aggiunta, che non è forse nemmeno più possibile ricorrere a quell’’intervallo di confidenza’ che aveva consentito l’anno passato e che avrebbe consentito anche quest’anno a molte imprese di rientrare comunque nei famigerati indici di normalità". Duro il giudizio di CNA Varese: "È confermata, in sostanza, la tendenza dell’Amministrazione Finanziaria a considerare gli studi di settore una sorta di Bancomat cui attingere quando serve per rimpinguare il gettito, fregandosene delle conseguenze per il sistema delle piccole e medie imprese. Le quali, a questo punto, in una situazione economica e sociale incarognita dalla drastica contrazione delle commesse e dagli effetti della restrizione creditizia, si vedranno costrette a non adeguarsi alle pretese assurde derivanti dall’applicazione degli studi e rimanderanno a un sicuro ma futuro contenzioso la difesa delle loro buone ragioni, creando la premesse per un ennesimo, ulteriore condono".

CNA Varese ribadisce che "si tratta di ragioni serie, che dovrebbero indurre, anche se in ritardo, l’Amministrazione finanziaria a concedere una moratoria di due anni nell’applicazione deli studi, una misura che potrebbe servire a stemperare il pesante clima di sfiducia che avvertiamo quotidianamente nel confronto con imprese che si sentono messe di fronte all’alternativa tra pagare su redditi non realizzati, aprire un contenzioso o chiudere l’attività. Moratoria che servirebbe anche a rivedere lo strumento studi di settore e consentirne un rilancio su basi più eque e meglio rispondenti alla realtà di ogni singola impresa e dei territori dove si trova ad operare. E’ un invito che, come C.N.A. di Varese, avanziamo nuovamente alle Istituzioni, ai parlamentari della Provincia, di tutti gli schieramenti e anche alla altre Associazioni di rappresentanza perché la questione venga finalmente affrontata con realismo e non si dia, ancora una volta, l’impressione che alla piccola impresa sia sufficiente lisciare il pelo sotto elezioni salvo poi fregarsene e disconoscerne l’importanza quando si deve decidere dei loro problemi".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Giugno 2009
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