Imprese artigiane, verso il futuro con grinta e ragionevolezza

Un messaggio di fiducia dal Congresso Provinciale 2009 dell’Associazione Artigiani della provincia di Varese

Possa tu vivere in tempi interessanti”. E’ un detto cinese ricordato da Marino Bergamaschi, Direttore Generale dell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese, in apertura della mattinata di lavori sul tema della “garanzia” e del “credito”indetta a margine del Congresso Provinciale 2009 dell’Associazione (foto Porcu).
Un detto che deve spronare a cercare stimoli per far di più e meglio anche in un periodo di crisi come quello attuale. Che, al momento, si presenta con i toni foschi della perdita di produttività e di posti di lavoro.
“La situazione in cui ci troviamo a vivere e operare – ha spiegato Bergamaschi – è drammatica: nel giro di pochi mesi abbiamo perso il 46% della produttività. Ma le nostre imprese hanno una risorsa che altre economie si sognano: le persone, un valore inestimabile e che intendiamo conservare e proteggere, nonostante tutto. Noi chiediamo fortemente ai politici di rendere operativo il testo sul federalismo fiscale, perché le tasse corrisposte possano restare sul territorio. Perché il tessuto delle piccole e medie imprese lombarde con le necessarie infrastrutture possa continuare ad essere competitivo”.
 
Secondo Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera e moderatore della tavola rotonda che ha animato la mattinata dal titolo “Garanzia alla riscossa. Dalla finanza “creativa” ai creatori d’impresa: il ruolo dei Confidi” la via per uscire dalla crisi sarà tuttavia ancora lunga. Scadenza chiave i mesi autunnali, in cui anche alla luce delle disposizioni prese dal governo e dai gruppi bancari operanti nel paese si potrà avere un quadro più preciso sulla situazione futura.
 
“In provincia di Varese – ha spiegato Giorgio Merletti, presidente dell’Associazione Artigiani – abbiamo al momento circa 2000 aziende a rischio chiusura e 5000 collaboratori a rischio del proprio posto di lavoro. Quello che le piccole imprese che rappresentiamo chiedono a gran voce è che tutti gli attori presenti sul territorio, anzitutto le istituzioni, forniscano regole e strumenti per ridare nuovo slancio all’economia reale. Perché noi mettiamo in campo imprese e persone reali, le basi per poter guardare oltre la crisi con ragionevolezza”.
 
Se le persone intese come risorsa concreta sono sicuramente la base da cui ripartire, un ruolo di primo piano verrà sicuramente giocato anche dai Confidi, come sottolineato da Rossella Locatelli dell’Università dell’Insubria. “In questa fase di crisi globale – ha spiegato la professoressa Locatelli – i Confidi, considerati nel mondo del credito come uno strumento quasi antiquato, hanno mostrato una sostanziale tenuta. In questo senso anche le banche di credito cooperativo hanno avuto un ruolo fondamentale. Quello che conta per il futuro è che i consorzi fidi seguano fino in fondo il percorso, già avviato con il 2007, di raggiungimento di una struttura più formalizzata e con un sistema di regole ben definite, di modo da diventare veri e propri partner nel sistema del credito sia per le imprese che per le banche”.
 
Una strada, quella verso il raggiungimento di un ruolo di primo piano nel permettere agli istituti di credito e agli imprenditori di dialogare con la stessa lingua, che il consorzio fidi di Varese ha già intrapreso da tempo. E che oggi e nel 50° dalla sua istituzione gli ha consentito di raggiungere il primato nazionale per l’eccellenza del lavoro svolto. “Il tempo dell’economia creativa è finito – ha spiegato Lorenzo Mezzalira, Presidente Artigianfidi Varese – , serve invece un nuovo modello che riscopra valori etici e in cui ciascuno svolga il proprio ruolo: imprese, banche, istituzioni. Dal nostro punto di vista abbiamo fatto fronte alla crisi introducendo nel febbraio 2009 un plafond di 50 milioni di euro con garanzia del 70%. Se nel 2008 abbiamo contato un ammontare di pratiche raccolte ed erogate pari ad oltre 250 milioni di euro con il 2009 contiamo di arrivare a quota 350, con un incremento di oltre il 35%. E quello che ci sta a cuore precisare è che l’insolvenza delle nostre aziende non arriva allo 0.48%”.
Un dato che deve far riflettere anche i principali istituti di credito, in particolar modo quelli operanti sul territorio (foto Porcu).
 
“Proprio pochi giorni fa – ha raccontato Alberto Pedroli di UBI Banca – abbiamo celebrato come Banca Popolare di Bergamo il 140° anniversario con una pubblicazione, “Con i piedi nel borgo e la testa nel mondo”, che sottolinea l’attenzione che da sempre il nostro istituto di credito rivolge al territorio e alle strutture e società in esso operanti. Nel gruppo UBI l’11% dei clienti sono imprese artigiane, che costituiscono insieme il 32% del margine di contribuzione. E’ importante però rendersi conto che dal nostro punto di vista avere delle garanzie e un background informativo su chi andiamo a finanziare è necessario, e in questo senso ben venga il ruolo dei consorzi fidi e dell’eccellente realtà varesina, che andrebbe sicuramente esportata anche altrove”.
 
A conclusione della tavola rotonda della mattinata anche il commento dell’assessore regionale Raffaele Cattaneo, che ha sottolineato il suo personale sostegno a quella parte dell’Italia che lavora e produce mettendosi in gioco in prima persona e ricordando l’impegno della regione perché quanto sarà necessario alle piccole imprese ad uscire dalla situazione di crisi attuale venga avviato in tempi quanto mai rapidi. “Le piccole e medie imprese rappresentano il 99,4% di quelle registrate alla Camera di Commercio – ha ricordato Cattaneo –. Questo significa che il nostro mercato è questo, e come tale va tutelato e salvaguardato. E’ dunque cruciale un ritorno alla valorizzazione del territorio, al federalismo e all’etica del lavoro. Così come anche all’abolizione degli studi di settore, se necessario”.
 
Cruciale, in questo senso, un ruolo attivo e tempestivo della politica nei mesi a venire. “Le piccole e medie imprese – ha concluso Cattaneo – si mettono in gioco in prima persona, si dice in gergo che “ci mettono la faccia, e quando sbagliano pagano”. Lo stesso deve fare la politica: prendersi impegni, fissarsi scadenze e obiettivi e metterci la faccia. E, cosa ancor più importante, proporre per una crisi di natura economica delle risposte che vengano dall’economia e dalle associazioni che in essa operano: questo il nostro primo impegno per il futuro”.
 
Presenti alla tavola rotonda circa 600 persone, a ulteriore testimonianza dell’importanza del tema presentato. Fra le numerose autorità intervenute anche il Presidente della Provincia di Varese Dario Galli.

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Pubblicato il 21 Giugno 2009
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