Bergamaschi: “Sul tessile possiamo farcela”

Il direttore dell'Associazione Artigiani, a proposito degli ultimi passi estivi della legislazione sul settore, ricorda i cinque anni di lotta a favore del comparto: «Ma la politica non ci ha ascoltati»

La lotta al tessile è lungi dall’essere finita, malgrado gli exploit estivi.
E’ quello che Confartigianato, con una folta delegazione territoriale varesina, ha potuto evidenziare durante l’audizione dal presidente della Commissione Attività Produttive della Camera Andrea Gibelli, sulla situazione e sulle prospettive del sistema manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell’economia internazionale. A risentire maggiormente della congiuntura negativa sono le micro e piccole imprese che, nel secondo semestre dell’anno, vedono confermato il calo della produzione (-16%), del fatturato (- 14,1%), dell’export (-12,3%).

E’ in questo pur difficile contesto che i "contadini del tessile" accolti a Montecitorio hanno mostrato il loro entusiasmo: «D’altronde, un progetto di legge non lo si nega a nessuno – ha commentato Marino Bergamaschi, direttore generale dell’Associazione Artigiani – E nel momento in cui il dialogo tra gli imprenditori del nostro territorio ed il Governo porterà ad una presa di posizione definitiva e decisiva a vantaggio del comparto tessile ci potremmo ritenere soddisfatti, perché vedremo riconosciute le nostre battaglie nei confronti del settore dopo 5 anni di confronti serrati con le istituzioni».
Secondo il direttore di Associazione Artigiani, è giusto che la classe dirigente della maggioranza al Governo si impegni di fronte a tali richieste: «Ma da parte nostra – prosegue il direttore – riteniamo di fondamentale importanza richiedere nei primi giorni di settembre un incontro al Centrocot che, sappiamo, ha una sede a Shangai proprio per poter studiare le strategie più corrette per combattere il colosso cinese. E’ questo l’ente che sul nostro territorio è ufficialmente riconosciuto e accreditato per sostenere una battaglia rivolta alla competitività del settore tessile. L’incontro dovrà vedere anche il coinvolgimento diretto della CCIAA della Provincia di Varese».

«Del nostro impegno se ne ricorderà senz’altro l’onorevole Marco Reguzzoni, che in qualità di presidente della Provincia di Varese si fece carico nel dicembre 2005 di aprire un dialogo diretto con il Prefetto di Varese per consegnare all’Unione Europea circa 600 firme, tra le quali anche la sua, raccolte dalla nostra Associazione per la tutela del "Made In" – ricorda Bergamaschi – L’iniziativa avrebbe dovuto assolvere al compito di sensibilizzare i ministri delle Attività Produttive, dell’Economia e del Commercio Estero di fronte ai problemi degli imprenditori tessili causati dall’importazione da Paesi dove non è riconosciuta ed accettata alcuna tracciabilità del prodotto. I Ministeri, a loro volta, avrebbero dovuto presentare le istanze delle micro e piccole imprese all’Unione Europea affinché introducesse l’obbligo di indicare il Paese di fabbricazione di tutti i prodotti circolanti in Europa».

I rappresentanti degli artigiani, a quell’epoca, erano fortemente operativi: «Già in quel 2005 chiedevamo il rafforzamento dei controlli del sistema aeroportuale – compreso l’aeroporto di Malpensa – e nei porti di tutta Italia e la creazione di laboratori in grado di verificare la tracciabilità dei prodotti in ingresso, che avrebbero dovuto dimostrare di rispettare i vincoli normativi europei per tutelare i manufatti delle nostre imprese ed i consumatori. Il nostro impegno nei confronti delle istituzioni aveva portato Confartigianato, prima del 2005, lanciare una campagna anticrisi con l’obiettivo di rifondare la cultura del Made in Italy».

I dati, d’altronde, davano loro ragione: secondo un’indagine dell’epoca, il 94% dei consumatori dell’UE cercava un prodotto di buona qualità, l’84% era disposto a pagare di più per una qualità migliore, il 69% andava alla ricerca di prodotti caratterizzati dal paese d’origine.
«La politica però non ascoltò il nostro grido d’allarme – prosegue Bergamaschi – Se oggi, però, qualcosa sta cambiando lo dobbiamo proprio ai sistemi di rappresentanza che non si sono mai arresi. Una volta passata l’estate è probabile che il Governo si dimentichi dell’impegno preso e sappiamo che l’UE,sensibile su certi temi, si è però sempre dimostrata abile nel "tamponare" tali richieste di trasparenza per evitare discriminazioni con lo sviluppo del mercato interno. Quindi, ben venga il coinvolgimento di Ronchi e Urso, ma pensiamo sia molto difficile che un incontro "tocca e fuggi" possa risolvere i problemi ormai sul tavolo dei Ministeri da anni e anni. E’ tempo che le mpi ottengano una politica organica e continuativa a loro dedicata».

Una politica che sembra stia facendo i suoi primi veri passi: «Ormai, con l’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ed il Premier Silvio Berlusconi il nostro sistema è stato riconosciuto ai Tavoli del Governo come rappresentante del mondo dei "piccoli" – conclude Bergamaschi – E si è dato il via alla possibilità di un confronto strutturale e continuativo con il Governo attraverso appuntamenti fissi periodici dedicati alle mpi».

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Pubblicato il 31 Luglio 2009
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