«Vengo da Stoccarda, ma non vado più via da Varese»

Il racconto di Rainer Blesch, tedesco, a Varese dal 1996 come manager Whirlpool. Che una volta andato in pensione, ha deciso di non muoversi più di qui

E’ arrivato in Italia nel 1996, per una di quelle “missioni aziendali” che si accettano per fare una carriera più brillante. E non si è mosso più: tanto che alcuni giorni fa è andato in pensione dalla sua azienda, la Whirlpool, e ha deciso di rimanere qui.

Rainer Blesch, tedesco, direttore sviluppo aziendale nell’area risorse umane di Whirlpool fino al luglio scorso, ha deciso di non muoversi più dalla sua casa di via dei Campigli a Varese, dove anche la sua famiglia abita dal 1997.
Nella bella villa varesina abita con la moglie Kyra, la figlia Caterina, che è nata ad Heidelberg e si è trasferita qui da ragazzina, e che ora è tornata nella città natale per finire l’università. Studia psicologia clinica «Ma ha già detto che dopo la laurea ha intenzione di tornare in Italia – spiega il padre – Ha già fatto stage di Ippoterapia, che vorrebbe perseguire».

Varese perciò, a quanto pare, non è poi così male, vista con i suoi occhi: «Non ho nessuna intenzione di tornare in Germania: Qua stiamo benissimo – spiega Blesch – Nessuno ti dice come devi vivere, nessuno ti dà istruzioni o tenta di correggerti, come avverrebbe in Germania. Lì la tendenza è di insegnarti. Sempre, per qualunque cosa».
Blesch, prima di lavorare in una multinazionale ha tentato la carriera universitaria: «Il mio primo lavoro in una azienda privata è stato alla Bauknecht, a Stoccarda, dal 1991, prima di quell’anno sono stato assistente nella facoltà di filosofia. Una attività che ho fatto per molti anni, praticamente finchè non mi sono reso conto che non c’erano molte possibilità di diventare professore ordinario». Blesch la butta lì come se fossero stati degli anni di stage, ma in realtà come ricercatore ha girato il mondo, arrivando anche in estremo oriente. Lavorava su progetti di etica in economia, ed è lì che ha cominciato a interfacciarsi con le aziende.
«Dopo la formazione a Stoccarda, ho cominciato a fare avanti e indietro dalla sede della capogruppo Whirlpool, cioè in Italia – cioè a Comerio, aggiungiamo noi. – Per un certo periodo di tempo ho avuto pure due uffici». I primi tempi sono stati più semplici del previsto: «Non è stato difficile iniziare: lavoravo in una multinazionale, c’era il supporto dell’azienda, e poco dopo è arrivata anche la mia famiglia» precisa. Però: «Varese è una città di muri. Ha bisogno di capire, prima di fare nascere una relazione. Ma dopo è molto calorosa. Adesso siamo molto contenti. Senza contare l’aspetto paesaggistico: per la maggior parte dei nostri conoscenti questo è un posto da farci le vacanze, non sembra vero poterci vivere».
In casa non tutto però è andato così liscio: «All’inizio la cosa più strana era l’impossibilità di relazionarsi direttamente con i vicini. Noi lo facevamo solitamente, ma qui è stato più difficile, anche a causa della lingua. Ora per mia moglie e mia figlia non è più così». Il suo rapporto con l’italiano e la città sono talmente migliorati col tempo, che Kyra, la moglie insegnante e pedagoga, ha realizzato persino un Vademecum per le signore che vengono in Italia, così che sia più corto e meno difficile il momento di ambientamento.
«Io invece ammetto di non cavarmela ancora bene con l’italiano. Ma ho come scusa il fatto che lavoro in un posto dove si parla più inglese che altro. Con la pensione però la prima cosa che voglio fare è investire sul mio italiano, per migliorarlo.»

Dati gli hobby che manterrà dopo la fine del suo rapporto di dipendenza con Whirlpool, non dovrebbe essere difficile: per Blesch il massimo è, oltre leggere, mangiare e bere bene, possibilmente girando per agriturismi. Per questo forse non ha esitazioni nel dire: «Della Germania non c’è niente che mi manchi veramente. Ci sono cose più o meno presenti, ma non c’è niente di davvero assente».

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Pubblicato il 13 Agosto 2009
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