Il sangue versato per tutti

Don Ernesto Mandelli, parroco di Lissago ha scritto alle donne e agli uomini della Lega Nord ragionando sulla fede e sul clima che stiamo vivendo rispetto agli immigrati

Donne e uomini della Lega nord, da tempo ho maturato l’intenzione di scrivervi, perché molti vostri interventi e prese di posizioni suscitano interrogativi sul versante delle Fede. 
È proprio su questo che vorrei ragionare con voi: di quella Fede cristiana che è patrimonio della nostra gente da secoli e che ha costituito quelle “radici cristiane” d’Europa, nella quale anche molti di voi si riconoscono.
Mi ha sempre colpito nel vostro ragionare e nel vostro operare una avversione mai celata verso alcuni gruppi di persone: dapprima i meridionali, poi gli Albanesi e via via altri gruppi di stranieri, compresi Rom e Musulmani. Ricordo due manifesti negli anni in cui arrivavano gli Albanesi: “Padroni noi a casa nostra” e “ Stop ai clandestini” (sul manifesto una nave carica di persone). Sono stato educato, fin da ragazzo, a pensare che il mondo intero è il luogo dove tutta la umanità deve poter vivere. Infatti tutti i popoli nella storia sono stati migranti. Ora navi e barconi carichi di disperati mi pare dovrebbero anzitutto suscitare comprensione e solidarietà. Fin da piccolo ho respirato questo modo di pensare e di sentire, che fa parte di una fede cristiana, non tanto detta, ma soprattutto vissuta.
Ora il clima è cambiato: c’è gente che non affitta case a stranieri, oppure vengono a loro date case modeste a prezzi alti. Alcune Amministrazioni non costruiscono case popolari,perché non siano gli stranieri a beneficiarne. Si fanno normative rigide per rendere difficile agli stranieri entrare in graduatoria. Molti stranieri sono presi a lavorare solo “in nero”. Molti sono in regola ma sottopagati e senza limiti a orari di lavoro. L’accesso ad asili nido e a Scuole materne è reso difficile da regolamenti discriminatori. Periodicamente si registrano in tante parti del Paese episodi di violenza fisica nei confronti di persone dai caratteri somatici diversi dai nostri. Ai fedeli di altre Religioni, specie Musulmani, si vuole impedire di avere luoghi di culto e di preghiera.
Il mio lavoro pastorale con i Migranti mi porta a incontrare e a conoscere tante persone di etnie diverse. Hanno pregi e difetti come li abbiamo noi. Ma ho capito che le diversità culturali,se intelligentemente messe in relazione, sono una ricchezza per la collettività. Al contrario non so quanti stranieri conoscono di persona e frequentano taluni personaggi, che sparano sentenze e scrivono su di loro cose denigratorie. È doveroso a questo punto per un cristiano domandarsi dove è finito il Vangelo predicato per secoli nelle nostre terre.
Come è potuto nascere questo clima di diffidenza e di ostilità? Cerco di dare alcune risposte. Anzitutto il fatto che singoli episodi di delinquenza compiuti da alcuni stranieri vengono presi come metro di giudizio per valutare tutti gli altri, che quindi non sono ritenuti affidabili e di conseguenza “devono tornare a casa loro”. Le statistiche dicono che il tasso di criminalità è uguale per gli italiani e gli stranieri regolari. Evidentemente quelli irregolari sono più esposti ad agire fuori della legalità. Da qui nasce una domanda: perché non si rende più facile regolarizzare chi ha un lavoro stabile? In secondo luogo si fa un enorme clamore se a sbagliare è un immigrato e si passano sotto silenzio violenze gravissime compiute da italiani nei confronti di stranieri. Un episodio clamoroso l’abbiamo vissuto mesi fa’ proprio a Varese. Un giovane di 17 anni, figlio di genitori croati, è stato ucciso in modo macabro da due giovani italiani. E’ subito calato un silenzio…inquietante. In terzo luogo c’è la paura dell’altro, del diverso da noi (la xenofobia). Esiste la paura di chi vive in Italia, ma anche la paura di chi arriva in un paese non conosciuto. Il diverso ha un’altra lingua, un’altra cultura, altre tradizioni, altra religione. Non si può non tener conto dei timori e delle paure, che sono istintive ma proprio per questo anche irrazionali. Ma non si può dimenticare che i popoli storicamente si sono sempre formati nell’incontro e nelle relazioni con altri,con stranieri. L’identità di un popolo non è mai statica, ma sempre in trasformazione, non è una statua ma una realtà viva e in evoluzione.
Se vogliamo essere fedeli alle radici cristiane, occorre tener vivi certi insegnamenti della Bibbia.
La persona è al centro del suo messaggio, specialmente il povero: “Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova ma sconvolge le vie degli empi”(Salmo 146,9). “Amate il forestiero, perché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto” (Deut.10,19). Gesù nella parabola del buon samaritano (Luca 10,29-37) insegna che la persona in difficoltà, anche se sconosciuta, deve essere soccorsa. L’apostolo Paolo scrive:”Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna, ma tutti siamo uno in Cristo” (Gal.3,28), insegnando che il Cristianesimo supera tutte le divisioni per razza per cultura per sesso. Questa infatti è la novità cristiana. La terra sulla quale siamo nati e sulla quale abitiamo non ci appartiene, perché “del Signore è la terra e tutto quanto essa contiene” (Salmo 24,1). La terra ci è data in uso. I popoli sono sempre stati migratori, basti ricordare Abramo (1.800 a.C.). Oggi si sente dire “padroni noi a casa nostra” ; mentre i primi cristiani dicevano :” ogni terra è la nostra patria e ogni patria è per noi terra straniera” (Lett. A Diogneto 5). E il giudizio di Gesù sarà positivo per ciascuno di noi se potrà dire:” ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt.15,38).
Ultimamente è stato approvato dal Parlamento il così detto “Pacchetto sicurezza”, che prevede tasse sul permesso di soggiorno, il permesso a punti, le ronde, difficoltà per ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, multe fino a 10.000 euro per gli irregolari insieme all’ordine di espulsione immediata, la proibizione per la donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il figlio e di iscriverlo all’anagrafe, il reato di clandestinità. A questo proposito: quanti italiani hanno emigrato negli anni passati con le “carte in regola”? Il limite culturale di questa legge è quello di affrontare il fenomeno migratorio come fosse un pericolo, quindi con misure di ordine pubblico; non invece come è realmente un fatto sociale che ha origine da drammi di popoli interi con proporzioni enormi. Un cristiano di fronte a queste “norme di sicurezza” deve chiedersi: “ dove stanno le radici cristiane?”
Un’ultima riflessione deve riguardare il futuro. Ho già sottolineato come a partire da alcuni fatti delittuosi commessi da migranti è stato fatto crescere un atteggiamento ostile e di rifiuto verso l’insieme dei migranti, che oggi in Italia sono circa 4 milioni. Non è un caso che certi mezzi di informazione, in primis le TV, hanno relegato l’argomento migranti principalmente nelle pagine di cronaca nera, mentre non si parla delle difficili condizioni di vita e di lavoro delle famiglie migranti. L’effetto desiderato è ottenuto: la paura è la reazione immediata della gente e con essa un vasto consenso popolare e di conseguenza anche elettorale. Va comunque detto che questa strategia ha basi culturali fragili e non potrà durare a lungo. Gli stessi italiani all’estero hanno subito all’inizio analoghi trattamenti discriminatori, ma gradualmente i pregiudizi sono stati smontati. Bisogna anche mettere in conto un altro fatto: quando saranno i nostri giovani e le nostre ragazze a fare famiglia con i loro coetanei provenienti dai vari continenti, si avvierà anche in Italia il cosiddetto “meticciamento”. Allora certe valutazioni xenofobe si sgonfieranno da sole, come si è verificato per tutti i popoli del mondo, compresi gli italiani all’estero. Oggi due dati statistici ci portano ad affermare che l’emigrazione verso l’Europa è irreversibile: milioni di persone stanno fuggendo dai territori della guerra e della fame e si muovono naturalmente verso i paesi ricchi che stanno progressivamente invecchiando.
Per concludere: un cristiano deve saper leggere gli avvenimenti della storia alla luce della sua Fede. Noi crediamo in Gesù Cristo, il cui sangue è stato versato per tutti. Per questo la Chiesa,nata a Pentecoste con il dono dello Spirito, è aperta a tutti i popoli, perché unica è la lingua che li può unire, quella dell’amore. Noi cristiani oggi dobbiamo essere coscienti di avere davanti una prospettiva di lavoro storica, importante ed affascinante: operare per l’incontro tra i popoli, per l’accoglienza e il riconoscimento reciproco,per il rispetto e la valorizzazione delle varie culture al fine di una convivenza armoniosa fondata sulla fraternità universale. Per questo il card. C.M. Martini diceva che il fenomeno migratorio è un “segno della Provvidenza”.

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Pubblicato il 26 Agosto 2009
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