Esame del dna sui capelli trovati nella casa di Carla
A breve arriveranno le unità cinofile da Milano per la ricerca delle mani
La procura di Varese sta dando la caccia alla “prova principe”, quella che permetterebbe di dimostrare che Giuseppe Piccolomo, il giorno del delitto, è entrato in casa di Carla Molinari. L’accusa ha già a disposizione dei gravi indizi di colpevolezza, ma in mancanza di confessione e arma del delitto è evidente che una prova ancora più incisiva, magari grazie alle risultanze scientifiche, potrebbe mettere al sicuro l’indagine. Il pm Luca Petrucci si appresta a chiedere alcuni accertamenti sui materiali che il «Crimescope», lo strumento scientifico che evidenza le tracce organiche, ha rilevato nella casa di Cocquio. In particolare alcuni capelli. La procura agirà con la copertura dell’articolo 360 del codice di procedura penale, ovvero gli «accertamenti tecnici non ripetibili». L’obiettivo è chiaro, confrontare le tracce ritrovate dal «crimescope», con la saliva dell’uomo sospettato di essere l’autore del delitto delle mani mozzate. E che già in questura aveva consentito al prelievo di saliva tramite il tampone.
Sarà avvisato formalmente l’avvocato della difesa – che può nominare un perito – con tutte le garanzie di legge, per ottenere un risultato che, se positivo, regga come elemento di prova, fino al dibattimento.
Proprio la ricerca di ulteriori prove è il compito che si sono dati gli inquirenti in questi giorni. La procura ha deciso di fare un nuovo tentativo per trovare le mani, e nei prossimi giorni saranno organizzate alcune retate per trovare le mani, con dei cani addestrati al ritrovamento di resti umani, provenienti da Milano.
I pm sono anche convinti di poter dimostrare che l’uomo visto dalle telecamere alle 15 e 07 del 5 novembre al parcheggio del centro commerciale di Cocquio sia proprio Piccolomo e proporranno al tribunale del riesame, la settimana prossima, nuovi elementi per avvalorare gli indizi in loro possesso.
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