Un pozzo per Ilaria, uccisa dal marito senza un perchè

Era una ragazza di 28 anni, iscritta alla Cgil, lavorava all'autogrill e sognava di dare da bere ai bambini africani. Oggi una sorgente in Guinea Bissau porta il suo nome, il sindacato la ricorda

la cgil ricorda ilaria cattoriniGli occhi celesti che sorridono, un po’ timidi. E’ estate, dopo un pranzo, Ilaria ha una camicetta rossa e fuma una sigaretta, sta per bere qualcosa, ha uno sguardo tenero verso chi gli sta scattando la foto. Gli si vuole bene, a Ilaria. Anche se non l’hai mai conosciuta prima. Basta incrociare il suo sguardo, questi occhi, che commuovono ancora i suoi amici, i parenti. Un volto che, in qualche modo, vive e da ieri ancor di più, dopo che il sindacato, a cui era iscritta, gli ha regalato la realizzazione di un piccolo sogno che aveva espresso alla mamma.
Ilaria aveva 28 anni, lavorava in autogrill, a Lainate, al Villoresi, quello dove si passa, si prende un caffè, si va alla toelette e si tira diritto. Qualcuno forse l’avrà incontrata mille volte, magari senza conoscerla, e avrà incrociato i suoi occhi. Viveva a Busto Arsizio, da tre anni, con un marito marocchino, Abhrezzaim. Si volevano bene, ma poi qualcosa si ruppe. Il 10 agosto, era il 2007, la polizia li trovò morti, in casa.  Lei aveva un cuscino sul viso, era sdraiata sul divano del soggiorno, lui si era impiccato. Prima di farla finita, aveva tentato di soffocarla, poi l’aveva colpita con un martello in testa: morta sul colpo. «Lui non accettava la separazione» dicono. La Cgil si strinse vicino alla madre, «una compagna», come dicono ancora in via Nino Bixio. Qualcuno, a commento, affermò che tra italiani e marocchini non ci si deve sposare. Flavio Nossa, il sindacalista che qualche anno prima che prese le parti della famiglia di Ion Cazacu, protestò, disse di non cercare spiegazioni etniche o razziste. Su internet, qualche blog dà ancora la colpa ad Allah.
Un pozzo in Guinea Bissau alla memoria di Ilaria CattoriniAl nome di Ilaria Cattorini, da ieri, è legato quello dell’associazione Fabio Sormanni, la sezione di Varese, per la precisione. E’ una onlus, fondata nell’ambiente della  Filcams, i lavoratori del commercio, supermercati e affini; fanno progetti all’estero, e anche un pozzo, una sorgente d’acqua, che da qualche tempo disseta i bambini, a Cubonge, un villaggio nella Guinea Bissau, realizzato con l’associazione “A.B.C. Solidarietà e Pace”. Anche quel pozzo, ora, è dedicato a Ilaria. Sulla pietra, c’è scritto: «La tua bontà oggi, realizza il tuo sogno di sempre». La targa è bianca, la scritta è nera: « Parlando con alcuni compagni – spiega Lucia Anile sindacalista varesina della segreteria nazionale della Filcams –  venni a sapere che tra i tanti sogni che Ilaria voleva realizzare, ne aveva uno a cui teneva in modo particolare, quello di poter donare un pozzo d’acqua a dei bambini africani». Fu la mamma, Giovanna, a insistere. Sua figlia aveva preso a cuore i problemi dell’Africa, le piaceva l’idea che un pozzo desse da bere a chi non ce l’aveva. Lavorava all’autogrill, ma guardava più lontano.
 

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Pubblicato il 10 Dicembre 2009
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