Tangenti al catasto, sotto esame 500 mila pratiche

Le indagini sulle tangenti al catasto parlano di centinaia di pratiche sottoposte al “pizzo”. Un “malcostume” continuato: i tre arrestati erano già indagati da mesi per gli stessi reati che li hanno portati in carcere

Si trattava di un vero e proprio “pizzo” che cittadini e soprattutto professionisti dovevano versare agli impiegati del catasto di Varese per vedersi evadere le pratiche. Un giro d’affari che poteva valere oltre 4.000 euro l’anno a ciascuno dei tre dipendenti dell’agenzia del territorio finiti in manette questa mattina con l’accusa di concussione continuata.

Si tratta di B.M., classe 1958, L.G. del ‘71 e C.M., cinquantenne, tutti già indagati dallo scorso novembre per concussione: per la cifra di 30-40 euro a utente, i tre, secondo gli inquirenti, evadevano atti d’ufficio dovuti; addirittura il pagamento delle somme veniva richiesto per la consegna di semplici fotocopie. Una sorta di “malcostume diffuso”, come hanno commentato gli stessi inquirenti che questa mattina alle 8.30 hanno fatto scattare le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Varese D’Agostino su richiesta del Pm Paganini.

L’inchiesta partì nel 2003, quando la stampa locale si occupò delle lunghissime file, anche di notte, fuori dagli uffici del catasto, che gli utenti facevano per accaparrarsi dei posti.
Una situazione anomala, che ha messo sul chi va là gli inquirenti. Nel novembre 2004, il primo arresto, sempre per concussione, e 8 denunce. L’unico degli arrestati, tra gli otto inquisiti era il fratello di B.M. che oggi è finito ai Miogni.
La pratica era oramai consolidata: il pagamento del pizzo avveniva direttamente agli sportelli; i dipendenti chiedevano i soldi, come se nulla fosse.
Nella rete soprattutto professionisti, ma anche semplici cittadini. Ed è proprio grazie all’esposto denuncia di un utente che i carabinieri hanno avuto la conferma dei traffici, dimostrati grazie anche a pedinamenti e intercettazioni ambientali. In tutto sono 500 mila le pratiche finora esaminate dai tecnici della Benemerita, ma dal comando provinciale affermano che le indagini sono ancora in corso e al reato contestato, quello di concussione continuata, potrebbero aggiungersi anche quelli di truffa ai danni dello stato e contraffazione di missioni, vale a dire il gonfiare le note spese per intascarsi i rimborsi. I tre arrestati hanno la qualifica di dipendenti; il responsabile dell’ufficio è stato rimosso dall’incarico circa un mese fa e la sua posizione è al vaglio degli inquirenti.

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Pubblicato il 11 Gennaio 2005
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