I volontari al Cairo non rinunciano ad arrivare a Gaza

Dopo il fallimento della Freedom March, gli italiani cercano di arrivare comunque nella Striscia. "Ma grazie al blocco egiziano abbiamo anche ottenuto un risultato politico"

I pacifisti italiani non si arrendono: dopo il divieto di accesso a Gaza per la “marcia per la libertà” e gli scontri dei giorni scorsi, i volontari italiani stanno tentando di ottenere la possibilità di varcare il confine al valico di Rafah per portare gli aiuti materiali alla popolazione della Striscia. «Abbiamo fatto richiesta verbale, la ripresenteremo formalmente e per iscritto alle autorità egiziane» spiega il medico Filippo Bianchetti (nella foto), uno dei dodici volontari varesini presenti a Gaza. Passata la data prevista per la marcia, un eventuale ingresso nella Striscia di poche persone per motivi umanitari potrebbe essere autorizzato dall’Egitto, non avendo più un significato politico significativo.
«Il Ministero degli Esteri ha chiesto alla nostra ambasciata di negarci il coordinamento per l’ingresso», accusa Bianchetti, che già lo scorso anno è stato a Gaza con la moglie, poche settimane dopo la guerra, per portare aiuto alla popolazione palestinese. «Il governo egiziano è stato irremovibile, anche gli inglesi sono rimasti bloccati in Siria. Le autorità egiziane ripetono che siamo qui come turisti, ma questo non è vero: da mesi avevamo fatto richiesta di transito sul territorio egiziano per raggiungere Gaza, sapevano bene cosa andavamo a fare». Ora tenteranno di arrivare a Gaza per portare medicine e protesi da impiegare negli ospedali della Striscia: qui si concentrano un milione e cinquecentomila esseri umani, con una densità di quattromila abitanti per chilometro quadrato. La situazione igienico-sanitaria è ancora preoccupante, a distanza di un anno dalla guerra e dopo un anno di embargo rinforzato dall’esercito e dalla marina israeliana. «Rientreremo il 4 o 5 gennaio» conclude Bianchetti.
 

Dopo cinque giorni di attesa e gli scontri del 31 dicembre durante cui è rimasta ferita anche una volontaria varesina, gli attivisti della Gaza Freedom March hanno rinunciato definitivamente alla manifestazione. Anche se il clamore del blocco attuato dall’Egitto ha reso ancor più visibile la protesta internazionale contro l’embargo e contro l’occupazione militare israeliana, nei giorni in cui il primo ministro Netanyahu incontrava il presidente egiziano Mubarak. «Il risultato politico c’è stato, anche se è stato inficiato in parte dall’accettazione da parte dei vertici del movimento della proposta egiziana di far arrivare fino a Gaza una piccola delegazione» conclude Bianchetti. Mentre i governi discutono nelle sedi diplomatiche del destino della regione, i palestinesi rimangono prigionieri nella Striscia, senza voce e contatti con il resto del mondo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Gennaio 2010
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