Tommy Calabrese: “In tv con Paragone, ma non sono l’anti Travaglio”
E' lontano anni luce dal mondo dorato della televisione. Ecco chi è l'impiegato a cui il giornalista varesino ha affidato un pezzo della sua nuova trasmissione
L’impiegato delle poste che entra nell’olimpo Rai come opinionista. E’ Tommaso Calabrese, 52 anni, un varesino che Gianluigi Paragone ha chiamato nella sua trasmissione “L’ultima parola”. Diversi anni fa è stato il capo scout proprio del giornalista che ha voluto affidargli un ritaglio in ogni puntata e anche per la redazione di Varesenews è una vecchia conoscenza (nella foto, in versione scout, qualche anno fa).
Tommy, come tutti lo chiamano a Varese, non ha amicizie politiche ed è lontano anni luce dal mondo dorato della televisione. Per andare alla conferenza stampa di presentazione aveva anche avuto la tentazione di pettinarsi (in realtà…confessa che non lo fa mai) ma poi ha ripiegato portandosi un po’ di gel, all’occorrenza. «Non cambierei il mio modo di essere per la tv» dice Calabrese, che dell’aspetto casual ne ha fatto un modo di essere, da sempre. Lavora nella logistica di Poste italiane a Roserio e continuerà a farlo anche durante le puntate, che saranno registrate ogni venerdì negli studi di via Mecenate. E’ stato rappresentante sindacale per diversi anni, ex militante della Rete di Leoluca Orlando, calciatore occasionale (centravanti, specialità le rovesciate…fuori). Scrittore per passione, ha vinto in passato anche un concorso letterario. Capo scout dell’Agesci per diverse generazioni di varesini.
«Chiariamo subito che non immaginavo certo mi si aprisse uno scenario simile nella mia vita, sono semplicemente stato il capo scout di Paragone, lui si è ricordato di me per alcuni aspetti del mio carattere e del mio modo di pensare. Gli serviva uno sconosciuto, come me, e mi ha affidato quel pezzettino di televisione naif, autocostruita, che può fare uno a cui hanno messo in mano il mezzo per qualche secondo. Se funziona o no lo vedremo….».
«Io ho un pezzettino di tv da amministrare secondo il modo di intendere l’argomento della puntata, venerdì si parla di giustizia e ho fatto una scelta forse un po’ hard che vedrete. Manderò una cartolina della mia città e che ho girato nei giorni scorsi a Varese…. con una sofferenza terribile, perché è davvero stressante rivedere te stesso su uno schermo, diviso in tutte le posizioni, mentre fai il montaggio”.
«Il mio lavoro rimane sempre quello, gli voglio bene e continuo a farlo, rimane la parte solida della mia vita».
«Forse Paragone intendeva travaglio, in senso letterale, visto che sono per lui un bel problema, una croce. Quando gliel’ho detto ci abbiamo riso su.. Tutto quelli che mi conoscono sanno che non la penso come Gianluigi, ideologicamente siamo lontani, ma forse è proprio quello che lui ha cercato. E secondo me la sua è una buona idea, originale».
«Non ho avuto la sensazione di essere nel paese dei balocchi, la televisione è fatta di persone che tutti giorni lavorano, è un’arte nelle mani di tanta gente che ha gli stessi problemi che ho io. Poi ci sono le star, che non hanno prezzo, ma io quelle non le vedo proprio, e mi auguro anche di non vederle mai, rimango solo un apprendista e non faccio il giornalista».
Quanto spazio avrai?
«Ho un servizio tutto mio, che potrà durare due minuti, comparirò solo in questo servizio, dirò come la penso, avrò anche io, uno sconosciuto, l’ultima parola».
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