Legambiente chiede un “Piano aria”
Secondo Legambiente il problema è strutturale, perciò servono risposte strutturali: "Possiamo finalmente considerare la questione come prioritaria, cercando risposte di sistema"
Il 2010 inizia male per i nostri polmoni. Da giorni a Varese i limiti di concentrazione di pm10, stabiliti per legge in 50 microgrammi per metro cubo, sono ampiamente superati.
Secondo Legambiente il problema è strutturale, perciò servono risposte strutturali: «abbiamo davanti a noi tre possibilità: continuare a fare finta di niente, anzi farci l’abitudine – dichiara Dino De Simone, presidente di Legambiente Varese -, rassegnandoci all’idea che l’inquinamento dell’aria sia un effetto collaterale del progresso e della modernità; oppure continuare a rincorrere l’emergenza, con sporadici blocchi di circolazione delle auto. Oppure ancora – continua De Simone – possiamo finalmente considerare la questione come prioritaria, cercando risposte di sistema».
Per questo, l’associazione ambientalista propone un tavolo dove si riuniscano il comune di Varese e i comuni limitrofi, come già annunciato dall’assessore Federiconi, ma anche la Provincia e l’Arpa. Lo scopo deve essere quello di dare vita ad un “Piano Aria” che affronti l’emergenza e che programmi azioni nel medio e lungo periodo per risanare la qualità dell’aria.
Secondo Legambiente Varese le risposte partono necessariamente dalla riduzione sistematica del traffico automobilistico, dal potenziamento del trasporto pubblico e sostituzione i mezzi pubblici con quelli a basso impatto ambientale, al favorire fortemente la mobilità ciclabile e investire sul mobility manager per gli enti pubblici e le aziende. «I dati di questi giorni sull’inquinamento – conclude il presidente di Legambiente Varese – interrogano il nostro modello di sviluppo sempre incentrato su strade e autostrade».
Il dossier di Legambiente Lombardia sul 2009
Il 2009 è stato l’ennesimo anno irrespirabile nei capoluoghi lombardi: tutte le città della nostra regione infatti hanno ampiamente superato il limite dei giorni di sforamento di polveri sottili. A guidare la classifica con il maggior numero di sforamenti è Mantova, che risente dell’inquinamento del polo petrolchimico e per ben 126 giorni è stata oltre i limiti, seguono Milano e Pavia con, rispettivamente, 108 e 100 giornate da incubo per i polmoni.
A Varese è andata un po’ meglio rispetto a queste città, ma certo non è andata bene per la nostra salute. Il limite giornaliero stabilito per legge per il PM10 è di 50mg/m cubo, la centralina di via Copelli ha registrato il superamento per ben 46 volte: un mese e mezzo fuorilegge, in pratica.
Le fonti di inquinamento in Italia
Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale (responsabili del 26% delle emissioni di Pm10) e dai trasporti, con il contributo maggiore attribuibile a quello su strada con il 22% alle emissioni totali di Pm10. Diversa è la situazione se analizziamo le fonti di emissione all’interno delle aree urbane dove a farla da padrone è il traffico veicolare, ad eccezione di alcune città che convivono con grandi complessi industriali. Un’emergenza, quella dell’inquinamento nelle nostre città che è sanitaria prima ancora che ambientale, come dimostrano i numerosi e autorevoli studi pubblicati sull’argomento anche di recente. Nel 2006 l’OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto della soglia stabilita dalla legge (40 microgrammi/metro cubo) si potrebbero evitare oltre 2000 morti all’anno.
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