Alfieri si presenta ai varesini

Un PD coraggioso per una società lombarda che ritrovi coesione; posizioni chiare su immigrazione e legalità, senza rincorse a destra; sanità e servizi sociali adeguati ai tempi

Un modello nuovo per la Lombardia: lo chiede Alessandro Alfieri, candidato consigliere regionale per il Partito Democratico, presentandosi agli elettori varesini. Un rinnovamento che spezzi dinamiche di potere ormai annose in regione è l’obiettivo. È un Alfieri che chiede coraggio quello che si presenterà sul territorio per chiedere il voto degli elettori. Il coraggio lo chiede al suo partito: quello di assumere posizioni chiare, nette e razionali su temi come immigrazione e legalità sfuggendo a buonismi da un alto e manie da sceriffi e rincorse a destra dall’altro, parlando di diritti e doveri, di servizi sociali e sanità, anche privata ma con i dovuti controlli, adeguati a una società irreversibilmente cambiata rispetto a trent’anni fa, più anziana, più varia etnicamente, più precarizzata. Un modello di comunicazione meno plebiscitario, una politica meno spettacolarizzata e più sobria e dignitosa, un approccio di governo delle problematiche che non vada a frantumare sistematicamente la coesione sociale, a colpire la rappresentanza, a lasciare intere fette di società senza voce nè riferimento.
Ma al Partito Democratico serve anche un confronto forte con le posizioni della Lega Nord, «sindacato territoriale percepito ma non reale, vedi Malpensa», e che tiene in qualche misura sotto schiaffo lo stesso PdL lombardo. Tutte sfide che attendono un PD al bivio: e dalla risposta dell’elettorato in queste regionali dipenderà molto. Intanto «il modello sociale lombardo segna il passo» sotto l’era del formigonismo. Il governatore che si aggrappa alla poltrona forte dell’incrollabile consenso del centrodestra «è prigioniero della narrazione leghista», quasi un incantesimo rivolto «alla pancia» degli elettori. Un tipo di politica che il PD non può imitare o rincorrere, «non sarebbe credibile». Sobrietà si è detto: difficile quando «Formigoni è ovunque si inauguri qualcosa», anche laddove era meglio lasciar perdere. Castellanza ad esempio: Alfieri l’aveva detto e ritorna sul tema. Sobrietà non solo, ma onestà: e qui Alfieri si fa duro nei toni, a fronte di episodi di cronaca che sottolineano la corruzione persistente, e in apparenza impenitente. «È una vergogna e va detto» tuona fra gli applausi «quando si sprecano soldi pubblici». E a partire da Prosperini, cita i vari casi susseguitisi in queste ultime settimane, asserendo che il PD non può permettersi timidezze o ambiguità di sorta nel denunciare ogni malaffare. Se altri insistono sulla microcriminalità, che pure esiste, non va mai abbassata la guardia su infiltrazioni malavitose e fenomeni di disonestà che ledono alla base il rapporto fra amministrazione e cittadinanza. Come lo ledono le promesse a vuoto: la Lega che fa le barricate su Malpensa, Formigoni che promette l’Arese polo della mobilità sostenibile e poi finisce tutto a disoccupati, centri commerciali e palazzine residenziali. Questi sono gli esempi della Lombardia da cambiare, per Alfieri e per il PD.

La serata varesina all’Auditorium ex Rivoli si era aperta nel segno di Pedemontana. È stato infatti Fabio Terragni, ex presidente della società di gestione della costruenda autostrada nominato sotto l’amministrazione provinciale milanese di Penati, a introdurre l’incontro raccontando la sua esperienza che ha visto una società inizialmente sottodimensionata crescere fino a partorire la "montagna" infrastrutturale per eccellenza. Un impegno vissuto trattando Comune per Comune con amministrazioni e cittadini spesso, non a torto, preoccupati, e cercando di costruire un modello nuovo di trasparenza e di consenso, senza dimenticare la necessità imprescindibile di pensare alle mitigazioni del pesante impatto che l’opera avrà. Terragni, di formazione biologo, è e resta francamente preoccupato per il tipo di sviluppo che divora territorio in Lombardia – un tema che puntualmente viene ritorto dai critici contro la politica del "fare". E anche questa dicotomia fra sviluppo e sostenibilità del medesimo è uno dei nodi presenti che attendono al varco non certo solo il PD, ma tutta la politica regionale.

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Pubblicato il 12 Febbraio 2010
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