Funzionari arrestati, la mazzetta pagata da un commercialista

Il dipendente pubblico infedele se li mette nella giacca. All’uscita trova i carabinieri che lo arrestano. Si era anche candidato alle elezioni

Lo scambio della mazzetta, che ha portato all’arresto di 2 funzionari dell’agenzia delle entrate di varese,  è avvenuto nello studio del commercialista in città. Gli investigatori hanno organizzato una trappola. Martedì mattina, nello studio sono entrati i Massimiliano D'Errico, uno dei funzionari delle Entrate arrestati per le mazzette a Varesecarabinieri di Luino con il pm Agostino Abate. Hanno installato le telecamere e istruito il professionista. Il pomeriggio è arrivato Massimiliano D’Errico, 41 anni, napoletano, funzionario dell’ufficio antifrode. La scena viene ripresa da un video. I due parlano, poi il commercialista gli consegna 15mila euro, in tagli da 500, la prima tranche della mazzetta. Il funzionario infedele se li mette nella giacca. All’uscita trova i carabinieri che lo arrestano.

Gli inquirenti lo tenevano d’occhio da tre settimane, e cioè da quando un imprenditore di una ditta di impianti elettrici era andato in caserma a Luino e lo aveva denunciato. Dopo la segnalazione sono scattate le indagini con pedinamenti e intercettazioni.

Vincenzo Mercadante, funzionario delle Agenzie delle Entrate arrestato a VareseSecondo l’accusa c’è la prova che quei soldi sarebbero stati spartiti con un altro funzionario, responsabile della riscossione per le medie imprese, Vincenzo Mercadante, 53 anni casertano.

Il secondo dipendente pubblico è stato arrestato l’altro ieri, in serata.

L’imprenditore doveva regolarizzare un gruzzolo di soldi che aveva depositato in Svizzera. Nel 2007 era passato alla dogana di Ponte Tresa ma aveva dei documenti in auto che attestavano un suo conto svizzero. Si era rivolto a un commercialista per regolarizzare la sua posizione sui capitali esteri e lo scorso anno aveva usufruito dello scudo fiscale, pagando, poco prima, una dazione di 10mila euro per evitare un controllo prima del rientro dei capitali. A gennaio il commercialista lo aveva però informato che per sistemare quella vecchia pratica ci volevano altri 50mila euro. Da qui è scattata la denuncia. Gli inquirenti hanno accertato che i due funzionari sostenevano di poter evitare degli ulteriori accertamenti. L’arresto in flagranza di reato rivelerebbe un malcostume che non passa di moda, presso alcuni funzionari infedeli, anche se il procuratore capo Maurizio Grigo ha parlato di episodio isolato.

Da chiarire il ruolo del commercialista. Un professionista di Varese, che non risulta indagato. Gli inquirenti si sono ripromessi di valutare meglio la sua posizione. Molte cose sono infatti poco chiare, ad esempio quale potere di ricatto potessero vantare i due funzionari e che rapporti intercorressero col professionista. L’accusa è concussione continuata.

D’Errico era stato anche candidato alle comunali del 2006 nella lista di An e aveva avuto per un breve periodo un incarico in una società partecipata.  Ai conoscenti aveva raccontato che avrebbe voluto lavorare all’agenzia delle dogane, perchè la vera evasione da reprimere è quella che si fa con l’import export.

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Pubblicato il 18 Febbraio 2010
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