Una casa-residenza all’ospedale di Cuasso

La proposta arriva dal presidente di Federfarma Varese, Luigi Zocchi, in seguito alla crescita del numero di malati di Alzheimer

Le cifre parlano chiaro: ogni anno 40 mila lombardi superano la soglia dei 75 anni. Se questo è il segnale tangibile di un’esistenza che si allunga per effetto delle migliorate condizioni di vita, il risvolto della medaglia è amaro. Perché vivere più a lungo significa anche dover fare i conti con le patologie tipiche dell’età avanzata. Come l’Alzheimer che si presenta oggi ad una soglia d’età considerevolmente più bassa che nel passato.
E solo di Alzheimer sono affetti in forma più o meno grave, secondo le stime della Regione, 80.000 anziani lombardi.
 
Malgrado la Lombardia sia stata la prima in Italia a varare, nel 1995, un piano specifico per farvi fronte, i bisogni dei malati di Alzheimer – e delle loro famiglie – sono ancora oggi notevoli. Non solo servono nuovi posti letto ma – aggiunge Luigi Zocchi candidato PdL alla Regione – «occorre anche riconoscere che le famiglie dei malati di Alzheimer vanno periodicamente incontro ad una autentica vessazione burocratica perché, purtroppo, le procedure amministrative ancora in vigore anche solo per l’acquisto di prodotti parafarmaceutici, sono punitive per l’utente. E su questi aspetti bisognerà intervenire».
«L’altro scoglio che ci si trova davanti è quello della carenza di strutture idonee al ricovero dei malati. Nel Varesotto sono soltanto sette e sono perlopiù case di riposo: perché non pensare di valorizzare gli spazi vuoti in strutture ospedaliere pubbliche già esistenti? La Regione ha a disposizione un fondo annuo di 32 milioni con i quali lo scorso anno ha finanziato 90 nuclei di Alzheimer con 1.657 posti letto. Che non sono però sufficienti per far fronte alla domanda».
 
«Con la legge che fissa parametri ben definiti per la creazione di una residenza “protetta” destinata a chi soffra di questa patologia – spiega Zocchi – mi domando perché non si sfrutti l’opportunità offerta dall’Ospedale di Cuasso al Monte, nosocomio in cui oggi si pratica solo una terapia riabilitativa neuromuscolare, bronco-pneumologica e cardiovascolare».
Per lo storico ospedale della Valceresio, secondo Zocchi, «non si può solo immaginare un pur auspicabile potenziamento delle terapie fino ad oggi praticate. Occorre definire un utilizzo più razionale di una parte degli edifici già esistenti che, con i necessari adeguamenti, possono essere convertiti proprio a casa-residenza per i malati di Alzheimer visto che l’area ospedaliera risponde egregiamente a quei fondamentali requisiti ambientali e naturali che la normativa regionale richiede».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Marzo 2010
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