Il pm: “Condannate i manager dell’ospedale”

L'accusa chiede 3 anni e 4 mesi per Carlo Lucchina, Paolo Ciotti e l'imprenditore Russello. 2 anni e 4 mesi per Roberto Rotasperti. Decade l'accusa di mafia, resta in piedi quella per truffa, falso e abuso d'ufficio

 La variante dell’azienda ospedaliera di Varese era illegittima, determinò un aumento di costo ingiustificato che andò a beneficio della ditta Russello di Gela. L’azienda inoltre poté beneficiare delle erogazioni pubbliche da parte della Regione grazie al mancato invio  agli uffici preposti della documentazione relativa a quel progetto, nei tempi giusti. Se tutto fosse stato fatto secondo i crismi,  quei lavori sarebbero stati bloccati. Stiamo parlando del reparto infettivi dell’ospedale di Varese, collaudato solo nel 2008, la cui ripresa dei lavori fu autorizzata nel 2002, da una delibera del dg Carlo Lucchina che, da un alto ottenne l’effetto di evitare uno stop, dall’altro però, secondo la tesi dell’accusa, favorì una ditta in odore di mafia (allora) a cui fu consentito l’utilizzo di un prezzario eccessivo rispetto ai listini regionali (costò 6 milioni di euro).

La requisitoria del pm Claudio Gittardi della procura antimafia di Milano non cambia la tesi accusatoria con cui questo professo (con 14 imputati) è iniziato e cioè che vi fu un abuso, con reati quali truffa, abuso d’ufficio, falso ideologo e falso materiale. Ma ciò che in fase di requisitoria è definitivamente scomparso, è invece l’aggravante contestata in sede di rinvio a giudizio e cioè l’aver favorito una impresa organica alle associazioni mafiose. Il punto è decaduto, perché la Russello era sì indagata, sprovvista di certificato antimafia  e sottoposta a processi con imputazioni per mafia, ma per ben due volte i suoi responsabili sono stati assolti, e così’ anche Fabrizio Russello, imputato in questo processo (mentre Nunzio Russello, deceduto, denunciò tutto agli inquirenti)

Non c’è la mafia dunque, ma per l’accusa c’è la colpa. E starebbe proprio nell’aver autorizzato quella delibera senza inviare poi i documenti all’ufficio regionale competente. Il pm Gittardi ha parlato di scandalose omissioni di controllo, imputandone la responsabilità al direttore lavori Paolo Ciotti e all’assistente Pietro Barbarito, ma ha aggiunto che i direttori generali non potevano non sapere che le documentazioni corrette non erano state inviate, chiamando in causa Carlo Lucchina, il direttor generale che firmò la delibera nel 2002 e Roberto Rotasperti, il dirigente che gli subentrò. A Ciotti, inoltre il pm ricorda anche che la Russello affidò degli incarichi di progettazione allo studio dove lavorava il figlio: «Ha cercato anche di accollarsi responsabilità altrui» dice il sostituto procuratore in aula, e con questo spiega di non credere al fatto che i suoi superiori non avessero conoscenza dei fatti. Per giustificare l’accusa, Gittardi ha messo a confronto vari listini pezzi dell’epoca e sostenuto che l’80% dei lavori impiantistici fu introdotto per effetto  della variante.  Che i successivi ritardi nell’inviare la documentazione erano funzionali a far pagare la ditta che altrimenti non avrebbe mai potuto avere quei soldi pubblici. Secondo l’accusa senza quella decisione il reparto sarebbe stato ultimato nel 2005 e con una spesa inferiore del 50%. Il pm ha poi chiesto le pene per gli imputati. 3 anni e 4 mesi per Fabrizo Russello (più il sequestro di un conto con un milione e centomila euro su un conto svizzero) , 3 anni e 4 mesi per Carlo Lucchina, 2 anni e 4 mesi per l’ex direttore amministrativo Mario Noschese, 2 anni e 4 mesi per l’ex dg Roberto Rotasperti, 3 anni e 4 mesi per l’ex direttore lavori Paolo Ciotti, 1 anno e 6 mesi per Pietro Barbarito, 1 anni e 2 mesi per Guido Biondi di un’impresa subappaltatrice, 1 anno e 2 mesi per Chiara Sciandrello della Russello, 1 anno e 4 mesi per Salvatore Campo un procuratore della società, 1 anno e 2 mesi per Angelo Guerra un subappaltatore. Richiesta di assoluzione per Lorella Sciandrello, Angelo Trovato e Sergio Tadiello, attuale direttore amministrativo dell’ospedale.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2010
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