Usura, estorsione e camorra: sgominata la holding del racket

Undici arresti nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 marzo di carabinieri e Guardia di Finanza. Indagini cominciate nel 2006 dopo una rapina ad Azzate. Giro d'affari di 500 mila euro, sequestrati beni per 270 mila

Carabinieri e Guardia di Finanza hanno sgominato la holding del racket e dell’usura. Un’operazione lunga e complessa, partita da una rapina nel settembre 2006 in una tabaccheria ad Azzate e terminata con 11 arresti nella notte tra mercoledì 25 e giovedì 26 marzo grazie all’utilizzo di oltre cento militari. I due capi della banda, individuati dalle indagini coordinate dal pm della Procura della Repubblica di Varese Tiziano Masini, sono Pasquale Di Martino, classe 1954, originario di Castellamare di Stabia e residente a Solbiate Arno e Bruno Albano Bellinato, classe 1966, nato e residente a Gallarate, entrambi in stretto collegamento con il clan camorristico D’Alessandro di Castellamare di Stabia. Gli altri undici arrestati sono stati presi tutti in provincia di Varese. Importante la collaborazione tra i carabinieri e le Fiamme Gialle, intervenute in un secondo momento per effettuare verifiche puntuali sui movimenti economici e sulle proprietà degli arrestati che hanno portato a sequestri preventivi per oltre 270 mila euro.  
 
L’organizzazione, secondo l’inchiesta, agiva con base in provincia di Varese, ma aveva diramazioni in tutto il Nord Italia, da Cremona a Bolzano, fino alla provincia di Milano e Parma. L’accusa è associazione per delinquere dedito all’usura, esercizio abusivo della professione finanziaria, estorsione, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi. Le vittime del giro di usura sono più di settanta, piccoli e medi imprenditori (in provincia di Varese a Samarate, Varese, Gallarate, Castronno, Saronno e Tradate), ma anche famiglie in difficoltà: il giro stimato è di oltre 500 mila euro all’anno. In sostanza l’associazione criminale si appoggiava sui basisti collegati al clan D’Alessandro per effettuare rapine (quella di Azzate al Bar Mara nel 2006 nella quale vennero rubate numerose tessere telefoniche, ma anche altri episodi simili in precedenza) e aveva un’avviata struttura per l’usura e l’estorsione, con numerosi fiancheggiatori che provvedevano minacciare e riscuotere denaro. I prestiti erogati andavano dai mille ai 60 mila euro con tassi iniziali appena superiori a quelli dovuti agli istituti bancari, per arrivare nel giro di pochi mesi fino al 10% al mese e al 120% all’anno. La riscossione era affidata per lo più ad un cittadino albanese: dalle testimonianze e dalle denunce registrate dai carabinieri si evidenza lo stato di soggezione delle vittime dell’organizzazione criminale. Minacce di ritorsioni e percosse, mosse sia al telefono (in napoletano stretto si sente in una ripresa audio/video: "Paga o ti spacco la faccia") che di persona, alcune delle quali registrate dalle telecamere dei carabinieri. Alcune delle vittime sono state costrette a cedere la propria attività: non solo piccoli imprenditori, ma anche proprietari di imprese avviate con 200 e più dipendenti. Il 60 per cento degli usurati ha denunciato, mentre il 20 per cento per paura di ritorsioni ulteriori ha negato tutto e dichiarato il falso alle forze dell’ordine.
 
Le indagini come detto sono partite nel 2006. In totale sono finite in manette 21 persone, è stato sequestrato 1 chilo e mezzo di cocaina e sequestrati migliaia di capi d’abbigliamento contraffatti. Sia il Procuratore della Repubblica di Varese Maurizio Grigo che i vertici provinciali di Guardia di Finanza e Carabinieri, Antonino Maggiore e Maurizio Delli Santi, hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine. Grigo ha anche fatto notare «il radicamento delle organizzazioni criminali di stampo mafioso sul territorio, non solo calabresi e siciliane, ma anche campane: non si fanno più la guerra tra di loro, ma si spartiscono interessi e aree. Io sono ottimista, vinceremo noi. E queste operazioni dimostrano che se le persone denunciano, lo Stato c’è e le aiuta. Bisognerebbe che fosse garantita la certezza del diritto».

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Pubblicato il 25 Marzo 2010
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