Maxi sequestro di beni contro indagati per ‘Ndrangheta

I carabinieri e la direzione antimafia hanno fatto bloccare beni per 20 milioni di euro dal tribunale di varese. E' un attacco ai presunti affiliati alla cosca di Lonate Pozzolo

 I carabinieri di Varese hanno sequestrato 20 milioni di euro a sei presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Si tratta di denaro che risulta dal valore complessivo di 17 società, 34 appartamenti, 4 bar e ristoranti, 1 terreno, 20 auto, 70 conti correnti. Colpiti i beni dei presunti appartenenti alla cosca locale di Lonate Pozzolo, collegata alla cosca Farao Marincola di Cirò Marina. I capi del sodalizio, verso cui pende ora un procedimento penale a Milano istruito dalla Direzione distrettuale antimafia per reati connessi al 416 bis (associazione mafiosa), sono incappati in un provvedimento del tribunale di Varese di sequestro beni che finiranno all’Agenzia di Reggio Calabria che raccoglie i patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali. Si tratta della prima grande operazione di questo genere nella nostra provincia ed è stata possibile grazie alle indagini del reparto operativo dei carabinieri di Varese, coordinate dal pm Mario Venditti di Milano. Varese è competente per territorio, data la misura di sequestro preventivo nei confronti di soggetti operanti nel territorio provinciale.

I decreti di sequestro riguardano sei persone attualmente detenute con l’accusa di aver fatto parte della cosca mafiosa. Tra questi c’è una villa a Varese, in via Chiesa, che era nelle disponibilità di due personaggi chiave del gruppo, Fabio Zocchi e Nicodemo Filippelli,  ma anche il Ralf Cafè di Busto Arsizrio, Bmw, Mercedes, conti correnti in vari istituti bancari, terreni in Calabria, diversi appartamenti a Lonate Pozzolo, Varese, Busto Arsizio.

I giudici hanno applicate le leggi sulla confisca dei beni mafiosi che prevedono l’onere della prova a carico degli indagati, cioè devono essere i proprietari dei beni a dimostrare che non sono stati acquisiti illecitamente o con denaro proveniente da reati. I carabinieri di Varese, in collaborazione con l’Ufficio misure di prevenzione del tribunale di Milano, ha ricostruito gli affari, le parentele, le amicizie, le disponibilità patrimoniale di tutti gli indagati nel processo «Bad Boys». Si è provveduto ai sequestri ritenendo che certe acquisizioni siano state fatte con soldi derivati, ad esempio, dal racket.

Nei confronti di Vincenzo Rispoli, il calabrese di Legnano che il pm ritiene essere il capo cosca (ma che si dichiara innocente e che si trova in questo momento indagato a piede libero) era già stato operato a suo tempo un sequestro preventivo di beni per circa 1 milione di euro nell’abito del procedimento originario.

La particolarità delle misure di oggi è che si tratta di provvedimenti indipendenti dal risultato finale dell’inchiesta principale. A giugno si terrà l’udienza di confisca. Se il giudice confermerà le misure, soldi, case, terreni e auto, entreranno nella disponibilità dello Stato definitivamente. Si potrà opporre ricorso per cassazione ma solo su vizi formali. Insomma, un colpo molto duro per la “locale” di Cirò Marina trapiantata – secondo le accuse –  tra Legnano e Lonate Pozzolo. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Marzo 2010
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