Si è spento il conte Giuseppe Panza

Da dieci giorni era ricoverato alla Casa di Cura la Madonnina di Milano. E’ stato uno dei importanti collezionisti e mecenati mondiali. Il ricordo della direttrice di Villa Panza

Da combattente ha lottato fino alla fine. Ma non ce l’ha fatta e, questa notte, all’età di 87 anni si è spento a Milano il Conte Giuseppe Panza di Biumo. Il Conte era ricoverato da una decina di giorni alla Casa di Cura la Madonnina di Milano, dove si è spento a causa di diverse complicanze.

Giuseppe Panza di Biumo è stato uno dei maggiori collezionisti mondiali: dall’età di 53 anni ha raccolto ben oltre 2500 opere. E’ stata una figura fondamentale nella cultura artistica, con un intuito straordinario ha posto la sua attenzione alle tendenze artistiche contemporanee. Il debutto della carriera come mecenate comincia con il viaggio negli Stati Uniti dopo la laurea in giurisprudenza e l’acquisto, a Parigi, della prima opera, un Antoni Tapies alla sua seconda esposizione assoluta. Negli anni successivi il conte Panza viaggia tra l’ Europa e gli Stati Uniti, conosce personalmente gli artisti, visita gallerie. Raccoglie tutto nella sua Villa di Biumo: con il passare del tempo la casa non basta, le opere invadono i rustici e le scuderie. Varese diventa così una tappa obbligata di studiosi e conoscitori: un luogo straordinario che il conte, nel 1996, decide di donare al FAI.

«Abbiamo perso davvero una personalità internazionale, per lo spessore che aveva e per le tracce che ha lasciato. Amava Varese in maniera assoluta: ogni volta che poteva tornava qui. Villa Panza era la sua creatura, che aveva plasmato con coerenza e con capacità straordinaria. Dell’uomo non posso non ricordare la sua incredibile sensibilità nei confronti dell’arte e delle persone e quel profondo senso di rispetto per la vita e la sofferenza» sono le parole commosse di Anna Bernardini, direttrice di Villa Panza e da quattro anni collaboratrice del Conte.
 
«Gli sono grata per avermi permesso di condividere con lui il privilegio di quattro anni di vita, di lavoro, di passione per l’arte e di progetti: in questi anni mi ha insegnato tanto – continua Anna Bernardini – Quello che ci mancherà di più sarà la sua profonda umanità e la sua capacità di relazionarsi con le persone e con gli artisti. Per loro, e per noi, è stato un punto di riferimento importantissimo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Aprile 2010
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